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Sindacati

Riordino province. Bosco (Uil): “Prima del riassetto, occorreva ripartire “da chi fa cosa” ”

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Sul riordino delle Province interviene la Uil di Benevento che in una nota dichiara: “Il riordino , per come è stato delineato, risponde in parte ai quesiti sollevati da qualche anno dalla Uil su quello che abbiamo definito il “sovrabbondante sistema istituzionale.

Infatti si affronta solo in parte il tema, dei costi di funzionamento degli Enti Istituzionali e delle sovrapposizioni istituzionali, mentre avremmo preferito che, il riassetto dei livelli istituzionali (Stato ed Enti Territoriali), fosse affrontato in una logica complessiva. Invece si è scelta una strada che affronta il tema delle riforme istituzionali non in modo organico, ma con una serie di provvedimenti dettati perlopiù da “emergenze” o “scandali”.

Avremmo in qualche modo preferito– prosegue il segretario Bosco – che per quanto riguarda gli Enti Locali (Province e Comuni), si fosse iniziato dal “Codice delle Autonomie”, che giace da tre anni nei cassetti del Senato. In sintesi occorreva ripartire dal “chi fa e cosa”, tra Stato, Regioni ed Enti Locali, per poi passare al riassetto istituzionale. In ogni caso il riordino delle Province è un processo delicato che interessa molto da vicino i cittadini, lavoratori e pensionati.

Perché oltre a ridisegnare Enti di “area vasta”, che saranno territorialmente e demograficamente molto grandi, essi avranno anche funzioni in settori chiave del governo locale, dalla pianificazione dell’ambiente alla salvaguardia dei territori, dalla gestione del trasporto pubblico locale alla viabilità provinciale fino alle funzioni di gestione dell’istruzione secondaria superiore.

Rispetto alle nuove funzioni assegnate alle Province suscita qualche perplessità il fatto che non siano state inserite le funzioni nel campo dello sviluppo economico relative ai servizi del mercato del lavoro. Che faranno i Centri per l’Impiego? Da chi saranno gestiti?

E’ evidente, – conclude la nota- che un percorso di questo genere non può non vedere protagonista il sindacato, per cercare, ognuno per la propria parte di far modificare quelle parti che ancora oggi non sono chiare”.

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