POLITICA
Province. La Confesercenti: “Diciassette ricorsi frenano il riordino”

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L’iter di riordino delle province è già in affanno. E l’allarme lanciato da Confesercenti che ricorda che domani maturerà il primo dei termini assegnati alle autonomie locali per rendere operativo quanto stabilito dal decreto sulla “spending review”: il Consiglio delle autonomie locali dovrà procedere all’approvazione dell’ipotesi di riordino per poi trasmetterla a ciascuna delle Regioni interessate.
Ma il riordino, che dovrebbe sopprimere 64 province, di cui circa la metà risorgerebbero sotto altre spoglie, è messo in discussione da un fronte contenzioso aperto da 17 amministrazioni locali, tra province e regioni.
Confesercenti suggerisce che per evitare l’ennesimo pasticcio, sarebbe meglio procedere a un’abolizione in toto delle province, il cui disavanzo di circa 500 milioni di euro corrisponde al 12% del disavanzo complessivo delle amministrazioni locali.
Facendo salvi i livelli occupazionali e ridistribuendo personale e funzioni svolte tra comuni e Regioni, l’abolizione delle province porterebbe a un risparmio di spesa immediato stimabile in 4,5 miliardi, concentrato nel taglio degli stipendi dei 3.853 politici, che costano 434 milioni di euro (in media 115mila euro ciascuno), nel comparto dei consumi intermedi e, indirettamente, nei drastici tagli ai 1.045 organismi partecipati dalle province.
Altri ingenti risparmi si potrebbero realizzare attraverso un graduale riassorbimento dei 63.000 dipendenti provinciali, che attualmente pesano per 2,3 miliardi annui, nella pubblica amministrazione, per mezzo del blocco del turnover e di mancate o ridotte nuove assunzioni.