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Sindacati

Alimentaristi, la Fai Cisl: “Contratto nazionale in procedura di mobilità per riconversione”

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Incontro in Confindustria tra Federalimentare e sindacati nazionali agroalimentaristi Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil in merito al rinnovo del contratto collettivo nazionale. La questione, solo nel Sannio, interessa un migliaio di lavoratori, dipendenti delle piccole e medie aziende.

Nella seduta, alla quale ha partecipato una folta delegazione di sindacalisti territoriali e aziendali, Federalimentare ha mantenuto le distanze dalla piattaforma sindacale e ha insistito nel tentativo di giustificare la sua posizione. Fino alle riunioni “tecniche” – dice Augusto Cianfoni Segretario Generale della Fai – avevamo pensato ad una tattica pokeristica del dr. Sacco (capodelegazione degli industriali) per tenere insieme la disarmonica polifonia di voci dei 19 settori che compongono Federalimentare ognuno dei quali da sempre vigilissimo a difendere la propria sovranità.

Oggi invece abbiamo dovuto prendere atto della puntigliosa reiterazione dei tanti no alla nostra piattaforma già annunciati all’esordio del negoziato e argomentati nelle tre tecniche che hanno preceduto l’incontro di oggi. E’ preoccupante il ritardo culturale sulla bilateralità – sulla contrattazione “territoriale di settore”- sulla certificazione bilaterale della Formazione continua – sul Fondo sanitario (Fasa) e su quello pensionistico (Alifond).

Viene da pensare – si legge nella nota inviata dalla Fai Cisl Benevento – che se l’industria alimentare avesse fino ad oggi subito la crisi al cinquanta per cento di altri settori, ci avrebbero chiesto almeno tre anni sabbatici sul salario (a detta degli industriali la richiesta sindacale supererebbe di circa 60 € l’asticella dell’Ipca) che, insieme al progetto complessivo di “riconversione” del contratto nazionale e alla categorica ostilità verso la Contrattazione Territoriale dimostra di far suoi tutti i pregiudizi che la maggior parte delle piccole e medie aziende loro associate hanno verso la contrattazione e il sindacato, considerati per lo più mali da evitare ad ogni costo.

Vale la pena di ricordare che nell’industria alimentare oltre il 70% delle aziende (con quasi l’80% dei lavoratori occupati) non ha il secondo livello di contrattazione. Parlare – come si fa in questi giorni – di assumere la sfida della produttività con queste difficili condizioni relazionali è non difficile, ma impossibile.

Fino al 30 ottobre – conclude il sindacato – rispetteremo la tregua sulle iniziative sindacali, ma nei prossimi giorni organizzeremo centinaia di assemblee negli stabilimenti di tutta Italia per informare i lavoratori sul grave rischio che incombe su questo rinnovo.

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