ECONOMIA
Differenza tra ricchezza dichiarata e benessere reale. Sannio terzo nella classifica Eurispes

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Nel Sannio il valore “medio” delle entrate dichiarate è di gran lunga inferiore a quello delle uscite. Con la necessità di ricercare altre risorse, come il doppio lavoro, per arrivare alla fine del mese. Ad affermarlo è un’indagine Eurispes, realizzata attraverso l’analisi e il confronto delle principali voci di guadagno e spesa nel bilancio di una famiglia italiana tipo.
Nella classifica nazionale, stilata dagli esperti, primeggia il Mezzogiorno con Benevento al terzo posto tra le province con lo spread più alto (56 punti) tra la ricchezza dichiarata e il benessere reale. Peggio del Sannio, che condivide la posizione con l’altra campana Caserta e Trapani, ci sono soltanto Catania (60 punti), Ragusa, Sassari, Brindisi e Agrigento con 57 punti.
In Campania meglio Salerno (46), seguita da Avellino (50) e il capoluogo Napoli (51). Chiudono la classifica le province di Milano e di Aosta che si confermano quelle più coerenti nel rapporto tra entrare e uscite, con uno spread rispettivamente a 0 e a 1 punto base.
Il conseguente squilibrio tra entrate e uscite di cassa – si legge nell’indagine Eurispes – rileva la presenza di una ricchezza familiare “non dichiarata”, in assenza della quale anche le spese di normale amministrazione risulterebbero pressoché insostenibili nel medio/lungo termine.
In questo contesto nazionale di grande austerity economica, dunque, cresce inevitabilmente – secondo gli studiosi – il ricorso al secondo lavoro, ai fitti in nero, alle forme più diverse ed eterogenee di economia nascosta, che diventano quasi una necessità per sopravvivere.
L’Eurispes infatti, stima che l’insieme dell’economia “non osservata” nel nostro Paese abbia generato nell’ultimo anno circa 530 miliardi di euro, pari al 35% del Pil ufficiale che è intorno ai 1.540mld, una somma equivalente ai Pil ufficiali di Finlandia (177 mld), Portogallo (162 mld), Romania (117mld) e Ungheria (102mld) messi insieme.
Un sistema economico parallelo, non ufficiale, al quale si somma un’altra economia: quella criminale, il cui fatturato l’Eurispes stima in almeno 200 miliardi di euro annui e i cui proventi vengono in gran parte riciclati all’interno dell’economia legale e in parte alimentano il sommerso stesso.
Secondo la mappa tracciata, il 53% dell’economia non osservata è rappresentato dal lavoro sommerso, il 29,5% dall’evasione fiscale ad opera di aziende e imprese ed il 17,6% dalla cosiddetta economia informale. Per quanto riguarda la parte più consistente dell’economia non osservata, che è quella relativa al flusso di denaro generato dal lavoro sommerso, le stime si attestano a circa 280 miliardi di euro. (Giam. Fel)