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Vocazione rifiuti, arriva a Sant’Arcangelo Trimonte la proposta di un impianto di biomasse

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Per il momento è soltanto una proposta su carta. Ma che desta perplessità. Nel paese della mega discarica, la vocazione sembra essere sempre una: i rifiuti. Siano scarti prodotti dall’uomo, siano scarti dell’agricoltura o degli animali. Nel piccolo territorio di Sant’Arcangelo Trimonte, con tre discariche all’attivo, forse potrebbe arrivare anche un impianto di biomasse. Sulle scrivanie del Comune è arrivata una proposta di una ditta privata, che vorrebbe acquistare dei terreni comunali per realizzare un impianto di biomasse, con una dimensione produttiva di circa 2 MW (elettrico) e 1 MW (termico). Considerate tutte le infrastrutture per realizzare tale impianto è necessario un sito di circa 10.000 mq. Il costo stimato è di 9milioni di euro. La zona eventualmente destinata è stata già individuata: l’area PIP.

Nella descrizione del progetto si fa riferimento a biomasse prodotte nel raggio di 70 km. Nell’elenco dei prodotti destinati all’impianto troviamo segale, barbabietola da zucchero, mail, orzo, colza, canapa, lino. Ma sono utilizzabili, come si legge nel progetto proposto, anche i liquami, scarti di macellazione, grassi animali, contenuto stomacale di suini e bovini sansa, oli vegetali, acque di vegetazione, scarti e residui di legno. Ed il letame delle stalle, tutt’ora utilizzato in agricoltura come fertilizzante naturale.
Le biomasse saranno avviate a digestione anaerobica, si produrrà così biogas, che verrà bruciato da un motore che produce energia elettrica e energia termica. Ma per far funzionare la macchina a pieno regime ci vorrebbero almeno 50.000 tonnellate all’anno di biomasse.

Molta potenza. Ma il dubbio è che Sant’Arcangelo non ha tutte queste stalle, né una produzione agricola così intensiva. E’ anche vero che il raggio considerato, 70 km, non è piccolo, anzi. Prendiamo google maps. Partiamo da Sant’Arcangelo Trimonte e tracciamo un linea di raggio lunga 70km. Oltre a coprire tutta la Provincia di Benevento, arriviamo fino al mare. In quest’area rientrano tutta la provincia di Napoli, quella di Caserta, eccetto l’estrema parte nord, e Salerno città. Potranno così arrivare a Sant’Arcangelo Trimonte liquami, letame e scarti un po’ da tutta la Regione Campania.

E l’impatto sull’ambiente? “Quasi” nullo. A meno che non si voglia dare grande importanza a due “piccoli” inconvenienti: ci potrebbe essere “qualche areosol che si diffonde nell’ambiente circostante dando origine a qualche disturbo olfattivo di piccola intensità”. La traduzione per chi è abituato ad utilizzare la parola areosol per cure mediche e non usa le parole “disturbi olfattivo” per definire i cattivi odori: è puzza. Si potrebbero diffonde miasmi nell’area. Ma, infondo, a questo gli abitanti di Sant’Arcangelo sono ben abituati. Hanno sopportato i “disturbi olfattivi” di una mega discarica! Il secondo “inconveniente” è il rumore prodotto dalle operazioni di lavoro. Ma nel progetto, “ad ogni buon conto”, si rassicura da queste problematiche, le soluzioni sono pannelli anti rumore e sistema di abbattimento di “odori, areosol e polveri di elevata efficenza”.

Ma Sant’Arcangelo Trimonte, il Comune ed i cittadini, cosa ne guadagnerebbero dalla realizzazione di un impianto di Biomassa nel loro territorio? La possibilità che “vengano assunti 5 dipendenti del comune di Sant’Arcangelo Trimonte”. Posti di lavoro, sempre in un comparto attinente ai rifiuti. Come con la discarica regionale. Anche qui trovarono impiego, seppur per pochi mesi, alcuni abitanti del piccolo comune.

Mancano però risposte ad alcune domande: il digestato prodotto dall’impianto come sarà smaltito? La presenza di un impianto simile sul territorio della zona significherebbe incentivare anche una specie di riconversione dell’agricoltura locale: non più incentrata sulla produzione di alimenti destinati alla nutrizione dell’uomo, ma tipi di coltivazioni a scopo energetico, favorendo anche l’utilizzo di grandi quantità di fertilizzanti chimici, per una maggiore produzione e con la convinzione che tanto non sarebbe cibo destinato alle tavole. Ma le conseguenze di inquinamento del territorio sarebbero altissime, compromettendo ancora di più una zona già provata. Basta ricordare la forte presenza di nitrati derivati dal massiccio uso di fertilizzanti fatto in passato, evidenziata nelle analisi effettuate dalla provincia di Benevento in alcuni pozzi del territorio di Sant’Arcangelo e Paduli.

La perplessità si trasforma in preoccupazione se si guarda ad un passato, neanche troppo lontano, ai corsi e ricorsi storici, portati recentemente alla luce da un articolo sulla prima pagine del Corriere della Sera, a firma di Gian Antonio Stella.
La paura a Sant’Arcangelo è che l’impianto di biomassa si possa trasformare in altro. Come la “discarica delle ceneri”, che avrebbe dovuto accogliere il residuo del dissociatore molecolare proposto dall’ex presidente della provincia Carmine Nardone, a cui il consiglio comunale di Sant’Arcangelo Trimonte disse si. Ma le ceneri non arrivarono mai. Al loro posto una discarica regionale, posta su una frana, ora chiusa dalla magistratura per pericolo di disastro ambientale ed inquinamento.

Ad alimentare le preoccupazioni, oltre la passata esperienza, anche la delibera della Giunta Regionale n. 91 del 6 marzo 2012, che aggiorna il piano regionale di gestione dei rifiuti urbani.  La delibera 91 introduce dei vincoli per gli impianti di trattamento termico legati alla tutela della qualità dell’aria, escludendo, di fatto, la loro collocazione nella zona costiera della regione. Il dubbio è che una volta che un privato abbia acquisito il suolo comunale, possa avvenire una qualche “riconversione” da biodigestore in inceneritore.

A Sant’Arcangelo dopo la beffa di tre discariche, l’ultima regionale ancora senza paternità dichiarata, vogliono vederci chiaro. Il 10 Aprile alle ore 17 presso l’ aula consiliare si è svolto l’incontro con il Sindaco del paese Romeo Pisaniper analizzare i dettagli della proposta dell’impianto di biomassa. Presenti i rappresentati della società proponente l’impianto ed un chimico del Comune. La discussione è stata articolata e lunga. Molte le perplessità, soprattutto per problemi legati allo smaltimento dei reflui dell’impianto e sull’ipotetica riconversione dell’agricoltura locale a favore di materie idonee a produrre biocarburante. Molte incertezze e domande con poche risposte convincenti. Il Sindaco Romeo Pisani ha comunicato ai cittadini che si riserva qualche giorno di tempo per decidere se accettare o no la proposta delle biomasse.

Sabato 14 aprile alle ore 16.00 in piazza S. Pietro si terrà un altro incontro aperto al pubblico dibattito organizzato dal gruppo consiliare di opposizione, in collaborazione con il CODISAM per dire no all’impianto di biomasse e per proporre di impiantare sullo stesso suolo comunale un impianto di fotovoltaico per rendere energeticamente autonoma l’ area P. I. P. tale da farla diventare attrattore di imprese per ipotizzare un futuro sviluppo economico per il Sannio.


Erika Farese

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