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POLITICA

Regionali, Moretti e il sostegno di Civico 22 ai candidati del Pd: “La politica può e deve tornare tra i cittadini con il dialogo e il confronto”

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Angelo Moretti, fondatore e ideologo di Civico 22, nonché Consigliere comunale dell’aggregazione civica, riflette sulle ragioni che hanno portato il movimento civico a sostenere le candidature di Giovanni Cacciano e Rosa Razzano del Partito Democratico alle prossime regionali. In un contesto in cui meno di un elettore su due va alle urne, Moretti invita a ripensare il ruolo dei partiti e dei movimenti civici come strumenti di partecipazione e di rinnovamento della democrazia locale.

Da dove nasce questa riflessione e poi l’appoggio ai candidati al Consiglio regionale del Pd?
“Tutto è iniziato alcune settimane fa, da una conversazione tra gli altri con il nostro segretario Pino Iorio, con Argemino Parente, Giovanni Cacciano e Rosa Razzano. In quell’occasione il segretario provinciale del Partito Democratico ha detto una cosa che mi ha colpito molto, e che credo sia uno dei punti più importanti per un movimento civico: “Dopo dieci anni non possiamo avere solo soddisfazioni per ciò che ha fatto De Luca in Regione Campania. È naturale che, dopo tanto tempo, emergano anche molti punti critici”.

In che senso considera questo un punto cruciale per il vostro movimento civico?
“Perché pone la questione della continuità: perché dovremmo sostenere la stessa linea, se ci sono aspetti da correggere? È un invito a non accettare l’eredità politica in modo passivo, ma a discuterla apertamente. Mi è piaciuto molto l’intervento di Giovanni Cacciano, che ha detto una frase che vorrei ripetere: “Questa volta è diverso, perché i partiti contano di più”. C’è una certa disaffezione verso la parola “partito”: molti la associano a qualcosa di lontano, a interessi di pochi. Ma, come ha ricordato il segretario del Pd, negli ultimi dieci anni De Luca ha governato di fatto senza l’intervento reale dei partiti, instaurando un modello fortemente personalistico, quasi da leader maximo”.

E cosa potrà cambiare con la figura di Roberto Fico?
“Cambia il rapporto con i partiti. Con Fico si torna a discutere della politica regionale insieme ai partiti, non al di sopra di essi. Ovviamente i partiti non devono diventare un ostacolo all’amministrazione, ma devono esercitare un ruolo di indirizzo e controllo democratico. Siamo di fronte a un momento drammatico. La partecipazione elettorale è scesa sotto il 50%, significa che meno di una persona su due va a votare. Le elezioni regionali dovrebbero contare moltissimo, perché le Regioni gestiscono sanità, scuola e trasporti: tre aspetti che toccano la vita quotidiana di tutti. Ma la distanza tra cittadini e politica è ormai enorme. Il partito, come corpo intermedio, è diventato invisibile.

In questo scenario, quale ruolo può avere un movimento civico come il vostro?
“Un ruolo fondamentale. I movimenti civici devono lavorare su quel 50% di persone che non va più a votare. Dobbiamo essere un ponte verso la partecipazione, non un’alternativa sterile. Perché, se la malattia è la non partecipazione, non possiamo chiedere ai partiti, che ne sono parte, di curarla da soli. I movimenti civici non debbono agire in contrapposizione, ma con consapevolezza. Oggi in Italia ci sono circa 800mila iscritti ai partiti contro 4 milioni di persone nel volontariato. Questo dato ci dice che l’impegno civico esiste, ma va canalizzato anche nella vita politica. Dobbiamo costruire un dialogo tra società civile e istituzioni, altrimenti dopo ogni elezione tutto si dissolve e torniamo alla disaffezione. Vanno ricostruite le radici della politica. Se chi governa non deve più rendere conto ai partiti, cioè ai corpi intermedi che rappresentano i cittadini, allora non abbiamo più una vera politica. Abbiamo solo amministratori scollegati dalla partecipazione popolare”.

E qual è allora l’obiettivo concreto del vostro movimento?
“Lottare per ridurre l’astensionismo, far sì che la politica condizioni l’azione di governo e non il contrario e riaprire spazi di discussione. Anche il confronto e lo scontro sui temi, come il sistema dell’acqua, l’accoglienza o le politiche sociali, devono tornare a essere parte del dibattito. E In tal senso è il momento di cominciare a parlare già oggi delle amministrative del 2027. Non per spartirci spazi, ma per ragionare sui contenuti, sul merito delle scelte politiche. Dobbiamo ricordarci che solo il 6% della popolazione mondiale vive in una vera democrazia. Siamo una piccolissima parte dell’umanità che può esercitare diritti politici. Se smettiamo di partecipare, rischiamo di perdere anche questo spazio. Oggi viviamo in un mondo in movimento ed in profonda espansione, mentre noi ci desertifichiamo demograficamente, il pianeta è passato da un miliardo di persone a 8 miliardi in soli 100 anni. Se le nostre aree interne, domani abitate da persone provenienti da ogni parte del mondo, non sapranno più offrire una cultura democratica, allora avremo davvero fallito. È da qui che dobbiamo ripartire: dalla partecipazione, dalla democrazia, e da questa elezione”.

In questo percorso, che rapporto avete e avrete con il Partito Democratico?
“C’è una specificità importante. Giovanni Cacciano e Rosa Razzano sono non solo candidati del centrosinistra, ma rispettivamente Segretario e Presidente del partito in sede provinciale. Quindi rappresentano la leadership di una forza che ha la maggioranza del campo progressista. Come Civico 22 abbiamo deciso di sostenere queste candidature perché il centrosinistra, in questa fase, è sinergico ai nostri obiettivi: aumentare la partecipazione e vincere non per personalismi, ma come coalizione di partiti e cittadini”.

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