ECONOMIA
Lorenzo Tufo e Sapori di Corte, l’osteria più piccola di Benevento: quando la sfida più grande è restare e avere successo

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Nel cuore del centro storico di Benevento, tra vicoli che un tempo vivevano solo di movida e che oggi pulsano di nuova energia, c’è una piccola osteria che profuma di casa, di accoglienza e di coraggio. Si chiama Sapori di Corte, e dietro ai suoi pochissimi coperti, c’è Lorenzo Tufo: un giovane ristoratore di Apice che da dieci anni ha scelto, con consapevolezza e dedizione, di restare.
Restare a Benevento, oggi, è una scommessa. Ma Lorenzo lo sa bene: ogni scelta lo è. Che tu la faccia a Londra o a casa tua, ciò che conta davvero sono gli obiettivi, la dedizione, la capacità di resistere e crederci. “Perché non scommettere a casa?” mi dice, mentre racconta la sua visione con occhi accesi di passione. “A Benevento lo scalino da superare è più alto, ma è proprio lì che cresci. E quando fai il salto, ti assesti. Trovi il tuo posto nel mondo”.
Non a caso cita Julio Velasco, che utilizza la metafora del “salto di qualità” per descrivere il miglioramento delle performance in una squadra. E in questa città, quei salti costano fatica, ma valgono oro. Oggi, paradossalmente, Sapori di Corte è “ricercato” – sorride Lorenzo – “non dalle forze dell’ordine, ma dai clienti”. Capita che inizino la giornata senza prenotazioni e finiscano con il locale pieno, a pranzo e a cena. Succede quando costruisci fiducia nel tempo. Quando il cliente non viene solo a mangiare, ma a sentirsi accolto.
“Siamo l’osteria più piccola di Benevento”, racconta con orgoglio. Venti posti, forse venticinque “se messi bene”. Ma in quei pochi metri quadri c’è un concentrato di identità, calore, intimità, che oggi è difficile trovare in altre location, anche più blasonate. Una piccola osteria diventata, in breve, un punto di riferimento per chi cerca autenticità, qualità, emozione.
Per Lorenzo, cresciuto professionalmente con il noto chef e compaesano Carmine Mottola, sannita di successo tra Svizzera e States, tutto parte da un’idea semplice ma potente: l’ospitalità. Non solo buon cibo, ma un senso di accoglienza profonda, un luogo dove sentirsi a casa. “La gente ama questa intimità. È sinonimo di vicinanza, attenzione, protezione. È questo che resta.”
E se è vero che la qualità chiama attenzione, Sapori di Corte ne ha ricevuta parecchia. Un video spontaneo della food blogger Mimma Bifulco (il canale instagram mmmcomebuono da 112mila followers), in cui raccontava la sua esperienza nel locale, ha fatto il giro del web, portando la piccola osteria al centro della conversazione nazionale sul buon cibo. Ma non è finita lì: tra quei tavoli si è seduto anche un giornalista del New York Times, curioso di scoprire i sapori nascosti del Sud più autentico. Tanti i nomi che hanno apprezzato la sua cucina: dall’attore Leo Gullotta ad Alfa e la nazionale dei rapper, da Fabrizio Corona a Le Donatella. Un elenco lunghissimo che non ricorda neanche più. Uno però non lo dimentica: è Clementino, che una Epifania di qualche anno fa ha trovato in quel luogo un momento speciale da condividere con la sua famiglia (per metà apicese) e gli amici più cari. Il suo sogno però resta sempre l’idolo Tony Tammaro: ‘A ferragosto il Maestro suonerà nel Sannio, mi hanno promesso che lo porteranno a cena da me’. E poi c’è tanta gente comune che lo sceglie ogni giorno: docenti, studenti, impiegati, coppie, turisti. Insomma, persone comuni.
Queste attenzioni non sono un punto d’arrivo, ma la conferma che l’eccellenza, anche se silenziosa, fa rumore.
Nel tempo, Sapori di Corte è diventato un presidio di gusto e attaccamento alla tradizione, un luogo in cui si mangia bene, sì, ma soprattutto si respira appartenenza. Il menu racconta il Sannio: tra tutti, c’è un piatto che non mancherà mai. Il baccalà. Cambia forma, si trasforma, ma resta. Come il maialino su crema di patate e riduzione di vino aglianico e miele sannita, o il tiramisù allo Strega. Sapori che parlano di territorio, memoria e innovazione.
Lorenzo, però, non è cieco di fronte alle difficoltà. Le vede, le attraversa. Parla della logistica complicata, del Terminal chiuso, delle difficoltà coi parcheggi, dei lavori a piazza Risorgimento e del multipiano che arriverà. Ma lo fa con un senso di attesa attiva, non di lamento. “Sacrifichiamo oggi per accogliere meglio domani. Tra due anni avremo una città diversa, trasformata. E noi vogliamo essere pronti. Per questo devo ringraziare la mia famiglia e il mio staff che mi supportano quotidianamente”.
Chi vive qui, racconta, spesso non si accorge di quanto Benevento sia bella e accogliente agli occhi di chi arriva. “Lo dicono i clienti: trovano una città meravigliosa, aperta, gentile. E questo, forse, è uno dei suoi superpoteri più silenziosi.”
Pur con i piedi saldi nella sua osteria, Lorenzo non smette di immaginare. Parla di collaborazioni, eventi tematici, esperienze in vigna, serate con amici e partner. Cita le serate Vinalia, le collaborazioni con artigiani del gusto. E poi un’idea: un giorno, magari, un’osteria itinerante. Portare Sapori di Corte in giro, raccontare Benevento altrove, senza mai perderne il centro.
“Essere sedentari è fantastico – ammette – ma ogni tanto hai bisogno di sperimentare. Lavorare su consulenze, eventi fuori sede, è un modo per respirare nuove idee e riportarle a casa”. Perché tutto torna lì, a casa.
“Quando in una città c’è poco, c’è tutto da fare”. È una delle frasi più potenti di Lorenzo. E racchiude tutta la sua visione. Benevento è un’autostrada davanti, ma ancora da asfaltare. Piena di curve, certo, ma anche piena di opportunità. “La strada la conosciamo tutti, non è perfetta. Ma se inizi a camminare, puoi arrivare lontano.”
“Credo in Benevento. Credo nel suo futuro. E credo che oggi, più che mai, il mondo voglia esperienze vere, non solo piatti”, mi dice prima di salutarci.
Lorenzo Tufo non è solo uno chef, o un ristoratore. È un narratore del territorio, uno di quelli che non si è accontentato di fuggire. Ha scelto di rimanere. Di scommettere sulla sua terra. E con Sapori di Corte, ha dimostrato che restare può essere l’atto più visionario di tutti.