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POLITICA

Cosa sarebbe il Sannio senza i Mastella?

Le celebrazioni del cinquantesimo anniversario di matrimonio di Sandra Lonardo e Clemente Mastella segnano una tappa importante per almeno quattro generazioni di sanniti. Non è solo la festa della famiglia Mastella e dei mastelliani, posto che tutti lo sono stati almeno una volta, ma è la festa di una intera provincia che all’ombra di quel cognome ha attraversato lustri e decenni. Nel bene e nel male

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Cinquant’anni fa Sandra Lonardo e Clemente Mastella si univano in matrimonio. Mezzo secolo di vita insieme, mezzo secolo nel corso del quale questa coppia ha riscritto la storia del Sannio. Si può guardare a questo anniversario da molti punti di osservazione, ma a prescindere da quella che può essere l’opinione di ognuno c’è poco da fare, piaccia o meno Sandra e Clemente sono la storia della provincia di Benevento. E la storia non si fa giudicare con il metro del livore, non si concede ad analisi superficiali costrette nella prigionia della contingenza, la storia lascia cadere l’inutile, non si fa condizionare dalle contraddizioni dell’oggi e perdona quelle del passato perché sempre funzionali ad alimentare processi lunghi e complessi. La storia non lascia margine all’invidia e non concede alibi agli sconfitti.

I cinquant’anni di matrimonio di Clemente Mastella e Sandra Lonardo segnano una tappa importante per l’intero Sannio, per almeno quattro generazioni. Non è solo la festa della famiglia Mastella e dei mastelliani, posto che tutti, chi prima e chi poi, lo sono stati. È la festa di una provincia che all’ombra di quel cognome ha attraversato i lustri e i decenni, è la celebrazione di una storia che tiene dentro tutti, che ci racconta di progresso e di ritardi, di un modo di fare, di pensare e di vivere la politica di cui oggi si sente una enorme mancanza.

Avrebbe detto Ciriaco De Mita, che di Clemente Mastella fu mentore, che per primo riconobbe in quel ragazzo di Ceppaloni intelligenza e potenziale, che questo anniversario celebra la politica intesa come comunità, la politica delle persone e non degli individui, la politica come ricerca ostinata della risposta possibile alla necessità delle comunità, fermo restando l’ancoraggio irrinunciabile ad una visione di mondo, che si alimenta di valori e di pensieri. Un modo di fare politica che Sandra e Clemente non hanno mai tradito, a cui sono rimasti fedeli anche negli anni della massima esposizione mediatica, anche quando il mastellismo veniva indicato dalla vulgata come modello esemplare di clientelismo, proprio perché, per tornare a De Mita, è la domanda che fa la risposta, ragione per la quale fare politica in queste terre vuol dire rispondere alle esigenze reali di chi le vive, delle genti che sotto questo cielo sono state condannate a costruire il proprio presente e il proprio futuro.

Si può convenire o meno, ma questo è il punto. Certe leadership, certe storie, raccontano limiti e virtù di un popolo, definiscono l’identità di un territorio, ne scandiscono la storia. Ecco perché sono mastelliani anche coloro che al Casato si sono sempre opposti, ecco perché a Benevento e provincia, in un modo o nell’altro, sono tutti figli di Sandra e Clemente. Tutti idealmente invitati. La busta, per chi volesse, andrà messa nelle urne al prossimo giro di giostra. Nessun obbligo, ognuno si senta libero.

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