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CULTURA

Dal sogno alla realtà: come Antonio Frascadore ha fatto di Benevento una capitale del cinema e della televisione

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Dalla polvere dei campi di calcio di provincia alle luci della ribalta televisiva e cinematografica, passando per redazioni, palchi, studi televisivi e sogni coltivati con ostinazione. Tanto da creare un Festival divenuto tra i più importanti nel panorama italiano. La storia di Antonio Frascadore è una di quelle che non si costruiscono per caso, ma che prendono forma grazie a una visione, a una passione che si trasforma in progetto, e a una determinazione che non conosce tregua. Giornalista, autore televisivo, operatore culturale, imprenditore e soprattutto ideatore del BCT – Festival del Cinema e della Televisione di Benevento, Antonio è oggi una figura centrale nel panorama culturale locale e non solo, capace di far convergere nel Sannio talento, intrattenimento, riflessione e bellezza. Ma prima di tutto questo, prima del primo articolo, della prima diretta o del primo ospite internazionale, c’era un ragazzo con un pallone tra i piedi e un sogno negli occhi. È da lì che inizia il nostro viaggio.

Prima del cinema e della tv, c’era la passione per il calcio. Che ricordi hai di quel periodo?
Nasco con la scuola calcio Valle Telesina, perché sono originario di Solopaca. Ero allenato da Ubaldo Mainolfi che, devi sapere, è stato uno degli allenatori più bravi, di quelli che lasciano il segno. Ubaldo ha lanciato tantissimi ragazzi nel calcio professionistico. La scuola calcio Valle Telesina, all’epoca, era una delle più importanti della regione. Giocavo in attacco, ricordo anche l’interessamento di club importanti come la Lazio e il Siena. Poi venne fuori il Benevento e iniziai a giocare con gli Allievi della Strega, allenati da Boniello e Curcio. Guido De Rosa era il responsabile del settore giovanile e mister D’Agostino era l’allenatore della Berretti, che mi convocò anche con i più grandi. La squadra aveva giocatori di talento – Nico Abate, Vincenzo Santini e Luca Pagano su tutti – e vincemmo anche qualcosa di importante. Fu una bellissima esperienza, ma a 17 anni capii che non era la strada della mia vita. Diciamo che ho avuto l’intelligenza di comprendere quando fermarmi: ho appeso gli scarpini al chiodo prima ancora che si sporcassero. Il calcio è stata una bella esperienza formativa, una fase della vita che mi ha permesso di capire le relazioni e il lavoro di squadra: mi ha aiutato ad avere degli obiettivi, a capire come perseguirli, a metterci il massimo impegno per perseguirli e a farlo magari anche con altri. Infatti ancora oggi quando faccio qualcosa so che devo poter contare sulle persone che mi affiancano.

E la passione per il cinema e la tv come arriva?
E’ stato un caso. La mia passione, fin dal liceo, era la scrittura. Ma mi iscrissi per comodità alla Facoltà di Giurisprudenza a Benevento. Negli anni universitari iniziai a collaborare con Il Sannio Quotidiano dove mi occupavo di calcio minore. In quel periodo iniziai a capire che il giornalismo poteva essere la mia strada e decisi di provare a farlo diventare un lavoro nel vero senso della parola: presi il titolo di giornalista professionista grazie al Master organizzato dal Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Iniziarono così le prime esperienze in una redazione nazionale…
Il mio sogno era Sky TG24. Senza passare per il Master, scrissi direttamente a Silvia Mazzucco, che era responsabile del personale del canale all news. Feci lo stage a Roma per quattro mesi, fortuna volle che al termine del tirocinio una delle giornaliste assunte andò in maternità e l’allora direttore Emilio Carelli mi chiese di restare per una sostituzione di un anno. Finita la maternità, mi chiesero di restare: iniziai nella redazione sportiva per poi passare a quella centrale. A un certo punto un ex docente del Master in giornalismo, il noto divulgatore Alessandro Cecchi Paone, mi chiamò per dirmi che si era liberato un posto a Mediaset come autore televisivo. “Perché non vai a fare questo colloquio?”, mi disse con insistenza. Così andai da Gigi Renai, allora capo progetto Mediaset, oggi purtroppo non c’è più, una persona meravigliosa. Iniziò così il mio percorso in tv: autore televisivo a Forum, storica trasmissione condotta da Rita Dalla Chiesa.

La svolta arriva però con la conduzione di Barbara Palombelli
Dopo un anno di Forum ero ritornato a Sky. La svolta arrivò quando nel programma decisero di inserire in studio un giornalista accanto alla nuova conduttrice Barbara Palombelli, che per me è stata una maestra straordinaria: così mi richiamarono e mi proposero di stare in trasmissione per dare le notizie legate ai temi che venivano trattati nel corso della puntata. Sono stati due anni incredibili: ero sempre in onda, anche in estate con le repliche. Mi fa sorridere ricordare che in quel periodo se camminavo per la strada mi fermavano per chiedermi foto e autografo: ‘Tu sei Antonio di Forum’, mi ripetevano tutti.

Da lì tante altre esperienze significative…
Non riuscivo a fare la stessa cosa per troppo tempo. Mi piaceva cambiare, dovevo cambiare perché l’autore televisivo fa un lavoro di creatività che va stimolata. Tramite una collega, Alessandra Frigo, arrivo a Le Iene, da sempre uno dei miei programmi preferiti. Ricordo il colloquio con Davide Parenti, che mi colpì per la sua capacità di capire chi aveva di fronte e ciò che poteva ottenere dalla stessa persona. Mi prese e iniziò una esperienza bellissima come autore nella redazione di Roma.

Non tutti sanno che ci fu anche la possibilità di vederti in video come ‘iena’…
Alluvione 2015 nel Sannio. Le Iene dovevano inviare Giulio Golia, che però era impegnato nella realizzazione di un altro servizio video. Davide Parenti mi chiese: ‘Vuoi provare? Te la senti?’. Mi mandarono vestito e operatore video a Benevento, dove sarebbe venuto il ministro Angelino Alfano. Mi presentai in Prefettura con le galosce per chiedergli in merito ai ritardi del Governo. A quel servizio però mancava qualcosa: la schiacciata finale. Non andò in onda, ma fu una lezione importante: capì che dovevo restare dietro le quinte. Seguirono tante altre cose belle: ‘Unomattina’ sulla Rai e‘La Gabbia’ con Gianluigi Paragone su La7. Anche un programma radiofonico su Rai Radio 2, ‘Senti che storia’ con Paolo Calabresi e Sabrina Nobile, conosciuti a Le Iene. Parlavamo di storie assurde capitate a personaggi famosi. In contemporanea insegnavo a Napoli, dove avevo proposto al rettore del Suor Orsola, Lucio D’Alessandro, di creare un master in Cinema e Televisione diretto dal produttore Nicola Giuliano. Dopo tanti anni di viaggi Roma-Napoli, con mia moglie Oriana, in dolce attesa, era però arrivato il momento di fare una vita un po’ più tranquilla. Erano maturati i tempi per rientrare a Benevento.

Così nel 2017 ti inventi il BCT…
Il progetto nacque nella cantina di casa mia. Volevo portare nella mia terra tutto quello che avevo costruito negli anni tra cinema e televisione, ovviamente sfruttando i contatti che avevo creato attraverso le mie esperienze lavorative. Ne venne fuori una prima edizione con Toni Servillo, Jasmine Trinca e tanti altri…mica male.

A proposito di BCT, manca un mese alla nona edizione (24-29 giugno 2025). Cosa dobbiamo aspettarci?
Sarà un’edizione di consolidamento, che punta molto sulla qualità e che rafforzerà ulteriormente l’importanza che ha acquisito il Festival negli anni a livello nazionale e internazionale. Noi facciamo uno sforzo triplo rispetto a tanti altri festival che hanno una storia, una posizione geografica differente e un’importanza nell’ambito cinematografico-televisivo ormai riconosciute. Ma il fatto di aver avuto 510 ospiti in 8 anni, ai quali si andranno ad aggiungere i nuovi di questa nona edizione, secondo me sottolinea la bontà del lavoro che è stato fatto nel tempo. La nona sarà un’edizione davvero bella che abbraccia tanti gusti diversi come è sempre stata la natura del BCT. I nomi saranno annunciati a breve in conferenza stampa. Posso però dire che ci saranno ospiti internazionali, in preparazione all’edizione decennale del 2026 che sarà veramente speciale.

Qual è il sogno per il futuro?
Portare a Benevento Maria De Filippi e Paolo Sorrentino. Personaggi che difficilmente si vedono in giro per Festival. Come ospite internazionale c’è poi Johnny Depp: con star del cinema di questo tipo le difficoltà sono logistiche-organizzative (viaggi, spostamenti) e costi elevatissimi. Permettimi però di aggiungere una cosa.

Prego.
Sta diventando sicuramente un peso questa sensazione di dover dare sempre di più, che purtroppo è un po’ una condanna che mi sono dato da solo nella mia vita. Il non accontentarmi mai e l’alzare sempre più l’asticella della qualità ad un Festival pensato per Benevento e per il Sannio.

Non solo BCT: in cantiere ci sono un’infinità di cose…
Abbiamo allargato il giro con il BCT music che propone concerti all’Arena Musa nel mese di luglio. Per quanto riguarda le produzioni, a giugno uscirà un nuovo programma televisivo condotto da Alessio Viola che andrà in onda su Warner Bros Discovery: cinque puntate dedicate a personaggi famosi che hanno deciso di optare anche per un piano B (Lino Banfi, Bruno Vespa, Roberto Giacobbo, Piero Chiambretti e Peppe Vessicchio), aprendo delle attività completamente diverse da ciò che è il loro lavoro. Vessicchio e Vespa con il vino, Giacobbo, Banfi e Chiambretti con la ristorazione. Ad ottobre ripartirà il tour dello spettacolo ispirato alle colonne sonore Disney, nel frattempo sto scrivendo ‘Anni Luce’, uno show ‘effetto nostalgia’, dedicato alla bellezza degli Anni Ottanta e Novanta. Il debutto sarà la prossima estate a Benevento. Ho anche ricevuto un incarico importante da parte di Mondadori per un grande evento che si terrà ad ottobre a Milano.

Posso fare una battuta? Di tutto e di più, ci manca solo una candidatura alle regionali…
In realtà mi è stato proposto anche questo (ndr. ride), ma ho rifiutato. La politica non è per me, così come la conduzione televisiva, nella vita ognuno deve fare quello che sa fare. Però mi piacerebbe tantissimo spendermi per la città: in un certo senso credo di farlo già, portando iniziative belle sul territorio.

A proposito, a settembre tornerà anche l’evento Janara nel centro storico di Benevento…
Sarà un’edizione ampliata rispetto a quella di marzo: stiamo pensando di realizzare una ‘escape room’ sulle streghe, un villaggio dove le persone possono immergersi completamente nella storia delle janare. E ancora: stiamo ragionando su spettacoli, allargheremo alla musica, ci saranno tante sezioni, libri, letteratura, cinema, giochi. Secondo me Janara può diventare un grande evento per la città dal punto di vista turistico.

Cosa ti auguri per il futuro della città?
Credo che Benevento abbia un potenziale enorme che non viene sfruttato. Manca innanzitutto una struttura in grado di ospitare grandi eventi in estate e in inverno. Anche oerché il nostro stadio ‘Ciro Vigorito’ è troppo grande per i piccoli eventi e troppo piccolo per ospitare grandi nomi. Si parla tanto di investimenti importanti dal punto di vista turistico, senza però pensare che in realtà il principale sarebbe quello di dotarci di un impianto, un palazzetto dello sport, come a Eboli con il PalaSele: una cosa del genere creerebbe un indotto economico facendo entrare la città in un determinato circuito di eventi e concerti. Faccio un esempio: per posizione, il centro BIOS della Provincia, in contrada Piano Cappelle, potrebbe avere tutti i requisiti necessari per creare lì una struttura di rilievo.

Nel futuro potrebbe esserci spazio per un incarico pubblico?
Se fossi investito di un ruolo nel settore che mi compete, continuerei a spendermi per la comunità, lavorando sullo sviluppo turistico della città: la crescita non passa soltanto attraverso la nostra storia e i nostri monumenti unici. Servono idee e soprattutto infrastrutture che portano persone nella nostra splendida terra.

 



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