POLITICA
Sette liste per fare la pace: De Luca ha più carte di Schlein
La strategia dei due forni del governatore. Mostra i muscoli, spaccia sondaggi e lascia trapelare da Santa Lucia la suggestione di un terzo polo a sua immagine e somiglianza capace di puntare al trenta per cento, mentre suo figlio, a Roma, muove mari e monti per costruire la mediazione con il Nazareno sul presupposto che Schlein non può mettere a rischio la Campania perché vorrebbe dire mettere a rischio tutto
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Vincenzo De Luca non ha ancora deciso ma ha tutto l’interesse ad alzare il tiro sul Nazareno e a preparare il terreno per una eventuale rottura. Ecco perché si muove su due piani, per un verso invia segnali di guerra e per altro cerca la mediazione.
Da giorni, e con crescente insistenza, trapelano indiscrezioni e veline volte a rafforzare la prospettiva di uno strappo, sostenute da presunti sondaggi che alimentano la suggestione di un possibile terzo polo deluchiano, composto addirittura da sei o sette liste. Un fronte civico, capace, numeri alla mano, di sfidare apertamente centrodestra e campo progressista e di puntare alla vittoria. La stessa strategia adottata nel lontano 2006 nella sua Salerno, quando da solo riuscì ad imporsi contro i due blocchi dominanti.
La coalizione formato De Luca sarebbe composta Innanzitutto dalle due liste del Presidente, A Testa Alta e Campania Libera, che dovrebbero fare da traino. Quindi dalla lista Democratici e Progressisti, con la regia dell’attuale presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero e del commissario del Consorzio di Bonifica del Volturno, Francesco Todisco. A seguire Davvero Verdi di Michele Ragosta e almeno altre due liste: una di ispirazione moderata, che potrebbe essere quella di Azione, la seconda che potrebbe essere quella ispirata dall’ex sindaco di Napoli De Magistris. Sullo sfondo l’interlocuzione con i Socialisti di Maraio, che tuttavia appaiono determinati a tenere fede al patto con il Pd e l’ipotesi di una diaspora in Italia Viva. Il partito di Renzi non seguirà De Luca sulla terza via ma non è detto che tutti i riferimenti seguiranno tale indicazione. Se l’assessore regionale all’agricoltura Caputo non ha mai smentito le indiscrezioni che lo danno in procinto di aderire a Forza Italia, non è da escludere l’ipotesi che qualche consigliere regionale uscente possa decidere di restare con De Luca. A guidare la coalizione uno tra Fulvio Bonavitacola e Lucia Fortini: la scelta sarebbe stata demandata ad un paio di sondaggi già commissionati.
Da Palazzo Santa Lucia fanno sapere che le sole due liste del Presidente supererebbero agevolmente il venti per cento dei consensi, che dunque la coalizione, trainata dal governatore che si candiderebbe in almeno due collegi, Napoli e Salerno, arriverebbe agevolmente al 30 per cento. Insomma, la vittoria sarebbe alla portata.
Uno scenario, eccoci all’altro piano della strategia del presidente, che per quanto suggestivo e dettagliato confligge con l’attivismo dell’onorevole Piero De Luca, che sta lavorando a Roma, con grande impegno, percostruire le condizioni necessarie alla sintesi tra il governatore e la segretaria nazionale del Pd, che si vedranno per un primo decisivo faccia a faccia solo dopo il referendum.Il punto dirimente, manco a dirlo, resta quello del candidato alla presidenza, che nella testa di De Luca non potrà essere Roberto Fico.
Ecco, dunque, che De Luca alza il livello dello scontro, minacciando la rottura, mostrando i muscoli e spacciando sondaggi per spingere il Nazareno a cedere sul piano della mediazione. Il governatore non sta bluffando, è determinato a rompere qualora Schlein dovesse fare muro per tentare la terza via ma il suo reale obiettivo è quello di imporre l’accordo alla segretaria, che non può in alcun modo rischiare di perdere la Campania. Il suo irrinunciabile obiettivo è quello di vincere le regionali in quattro regioni su cinque, per dare una prima sostanziale spallata al governo Meloni in vista delle elezioni politiche, per rafforzare la prospettiva del campo progressista. Senza De Luca, e questo Schlein lo sa, diventerebbe molto complicato vincere in Campania. E senza la Campania non solo verrebbe meno l’obiettivo politico fondamentale ma verrebbe messa in discussione la tenuta stessa del campo largo e la prospettiva di questo gruppo dirigente. Si aprirebbe inevitabilmente la resa dei conti in seno al partito.
De Luca ha molte più carte di Schlein da giocare, fermo restando che in questo gioco pericoloso entrambi hanno tutto da perdere. E il centrodestra, manco a dirlo, tutto da guadagnare.