Titerno
A Pontelandolfo scritta una pagina di storia con la cittadinanza a Stella e l’opera di Ferrante
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Il muro del silenzio, il muro dell’ingiustizia, il muro intriso di sangue e di morte è stato scardinato e definitivamente abbattuto dalla forza di un paese che ha resistito ai soprusi, alle angherie, ai tentativi di distruzione che il nuovo Governo Sabaudo, per diritto di rappresaglia, attuò per cancellare per sempre il nome di Pontelandolfo dall’atlante geografico d’Italia.
“Meglio le pietre di qualcosa che è crollato che avere la cenere di qualcosa che è bruciato”, questo è stato lo slogan che ha fatto scattare la molla della passione e del coraggio alla ricerca della verità, alla conquista del riscatto della comunità. E’ così il Sindaco Dott. Cosimo Testa incoraggiato ed energicamente sostenuto dall’intera comunità, che mai si sono arresi dinanzi al fuoco dell’oblio, hanno voluto e saputo scrivere l’ultima pagina, quella più importante, quella che racconta la verità sugli incomprensibili errori che determinarono orrore a Pontelandolfo il 14 agosto 1861. Si trattò solo e soltanto di una dimostrazione della forza distruttrice del savoiardo invasore e di ammonimento per tutti gli insorgenti che rifiutavano di sottomettersi alle prepotenze degli invasori del Nord.
Il mattino del 26 gennaio scorso, gli abitanti di Pontelandolfo hanno vissuto due momenti di intensa emozione.
Intorno alle 9,30, il Sindaco Testa ha aperto le porte di casa a Gian Antonio Stella, prestigiosa firma del Corriere della Sera, “non per conferirgli un premio letterario – ha detto il Sindaco nella sua proposta deliberativa –, ma per esprimere tutta la gratitudine della comunità, per quanto ha fatto per la nostra gente, per la nostra storia. Quando Stella qualche tempo fa preannunciò una sua venuta a Pontelandolfo alla ricerca di ulteriori documenti e testimonianze sul massacro del 14 agosto 1861 – ha proseguito il Sindaco -, per noi fu una fortuna insperata, e da qual momento nuovi orizzonti si aprivano sulle tristi vicende dell’eccidio”.
Dopo aver raccolto dal Sindaco e da ricercatori e studiosi del luogo le informazioni che cercava, Gian Antonio Stella scrive tre corpose pagine sulla strage Pontelandolfo, che il Corriere della Sera pubblica nel mese di settembre 2010.
Fu un avvenimento unico per la comunità sannita. Sulle pagine prestigiose del Corriere della Sera, il quotidiano più letto d’Italia, si parlava della mattanza savoiarda a Pontelandolfo. L’articolo suscitò interesse e sgomento di molteplici scrittori, giornalisti, storici e ricercatori. Da quella data in poi sono piovute tantissime testimonianze di solidarietà da ogni parte d’Italia. In ogni città, in ogni paese, in ogni scuola, si sono tenuti convegni, incontri, giornate di studio per parlare di Pontelandolfo e di un eccidio sconosciuto fino ad allora.
Stella, come racconta lo stesso giornalista, dopo quell’articolo chiamò il braccio destro di Napolitano, lo invitò a leggere e a fare qualcosa. Fu così che strada tortuosa percorsa per raggiungere la riabilitazione di Pontelandolfo fino a quel momento, improvvisamente si trasformò in un’autostrada che conduceva alla verità.
“Il 14 agosto 2011, in una giornata storica e bellissima anche per me – ha detto Stella – la ferita è stata ricucita, perché finalmente lo Stato ha avuto il coraggio di fare la cosa giusta, chiedere scusa”.
“Gian Antonio Stella, dunque, – ha commentato il Sindaco in sede di Consiglio – ha avuto il grande merito di portare all’attenzione dei suoi milioni di lettori in tutta Italia i tristi accadimenti che il 14 agosto 1861 portarono alla distruzione di Pontelandolfo. Un paese intero bruciato e raso al suolo e centinaia di cittadini innocenti ed inermi passati per le armi, suscitando commozione e sdegno. Non solo. E’ stato determinante nel sostenere l’intensa attività epistolare di questa Amministrazione, che ha, infine, assicurato la partecipazione del prof. Giuliano Amato, delegato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla commemorazione del 150° anniversario dell’eccidio, celebrato in Piazza Concetta Biondi insieme con Achille Variati Sindaco di Vicenza, la patria del Ten. Colonello Pier Eleonoro Negri, comandate del plotone di 500 bersaglieri che mise a ferro e fuoco il paese. Nella occasione, il Prof. Amato e il Sindaco Variati hanno chiesto scusa e perdono per le tante vittime civili innocenti, perché estranee alla strage di militari comandati dal Ten. Bracci avvenuta in Largo Spinelle del viciniore comune di Casalduni il giorno 11 agosto 1861.
L’aver portato alla conoscenza di milioni di lettori, di istituzioni, di associazioni, di autorità politiche, militari e scolastiche, la strage impunita di Pontelandolfo all’indomani della unificazione nazionale, attraverso le colonne del maggiore quotidiano italiano e la significativa attività di mediazione e di coinvolgimento del Capo dello Stato, sono state di una importanza fondamentale nel difficile percorso di riabilitazione del nostro paese agli occhi della storia. Oggi Pontelandolfo, grazie anche al contributo forte e significativo di Gian Antonio Stella, non sarà più etichettato dall’infame nomea di “Paese di Briganti” ma si scriverà sui libri nazionali: “Pontelandolfo Città Martire della sofferta e dolorosa Unità d’Italia”.
Il secondo momento della giornata è stato vissuto con viva partecipazione dalla comunità. Una profonda commozione ha pervaso l’animo dei pontelandolfesi quando il Sindaco Testa e il Presidente della Provincia Cimitile hanno lasciato cadere il drappo che nascondeva la scultura dell’artista internazionale Mario Ferrante, realizzata in memoria perenne delle vittime civili massacrate il 14 agosto 1861.
L’opera interamente finanziata dalla Provincia di Benevento per esplicita volontà del Presidente Aniello Cimitile, che si è presentata al pubblico in tutto il suo maestoso portamento, ha sbalordito il numeroso pubblico presente per bellezza artistica e per i profondi significati che nasconde.
La significativa partecipazione dell’Istituto Comprensivo della Dirigente Elena Mazzareli e dell’Istituto dell’Arte Orafa del Preside Luigi Mottola, ha inondato la piazza grande del paese, sferzata da un vento gelido di tramontana, dei colori bianco rosso e verde. I colori simbolo dell’Italia unita. I colori che dimostrano la decisa voglia di Pontelandolfo di proiettarsi nel futuro sotto un unico vessillo, come paese d’eccellenza. Come paese di cultura, di studio, di ricerca. Come paese dell’arte, nella consapevolezza della tragedia vissuta 150 or sono intesa non come dramma ma come cibo per l’anima nell’avviato processo di crescita civile, sociale ed economica.
La splendida giornata si è conclusa per gli attori dell’evento con una degustazione della produzione enogastronomica tipica del paese, nella suggestiva tenuta Pagliari, alla località Fontanelle, ospiti del signor Mario e della signora Anna Unmarino.
Gabriele Palladino