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Naufragio Costa Concordia: appello al governo Monti

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La giornalista Serena Romano, sorella di Paola Romano che ha perso la vita sull’aliscafo della Siremar Tirrenia schiantatosi il 9 agosto 2007 sulla scogliera d’ingresso del porto di Trapani rivela sul blog “Amici di Paola” che cosa significa finire nelle mani della “casta degli armatori” e dei loro assicuratori.
“Una lobbie potente – scrive la Romano – che è difficile inchiodare alle proprie responsabilità e costringere a risarcire adeguatamente le vittime: come può dimostrare chi ha provato sulla propria pelle le conseguenze di un incidente per mare. La stessa sorte, infatti, accomuna sia i 140 morti sulla Moby Prince in fiamme, sia le vittime di incidenti meno eclatanti come quello in cui ha persona la vita nel 2007 mia sorella Paola, sia i familiari delle vittime della Costa Concordia che, come già annunciato dagli amministratori della Costa Concordia, non verranno adeguatamente risarciti. L’opinione pubblica, insomma, deve sapere che individuare nel comandante l’unico colpevole del disastro, non serve a fare giustizia ma, al contrario, può essere utilizzato dalla compagnia di navigazione per scaricarsi delle proprie responsabilità, scaricando anche l’onere del risarcimento danni sul comandante.
Ma attenzione: chi può permettersi di offrire quattro soldi per la perdita di una vita, potrebbe essere anche portato a risparmiare sul rispetto delle norme di sicurezza. Ecco perché, proprio per evitare che disastri del genere si ripetano, è importante che certi privilegi legislativi sfruttati dalla casta degli armatori e dei loro assicuratori vengano affrontati con l’equità e il rigore rivendicati da questa Governo, al quale chiediamo:
Presidente Monti, non ritiene che di dovere dire “basta” ai privilegi di cui gode una casta talmente forte che può perfino violare i diritti costituzionali a un equo risarcimento danni garantito ai passeggeri di altri mezzi di trasporto, quali auto, treni, o aerei?”