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Democrazia e Chiesa in Italia: Iadanza e Preziosi al terzo incontro di Cives

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Il terzo incontro di “CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune”, con gli interventi del Prof. Ernesto Preziosi – Direttore Promozione Istituzionale Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica – e Mons. Mario Iadanza – Direttore dell’Ufficio per la cultura e i beni culturali della Diocesi di Benevento – ha visto sviluppare il tema: “Democrazia e Chiesa in Italia”.
L’incontro è stato aperto da Ettore Rossi – Direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento – il quale ha sottolineato come, al riguardo, i cattolici rappresentino non un problema ma bensì una risorsa per il nostro paese, grazie al determinante fattore di coesione espresso con la loro testimonianza di fede pubblica.
Mons. Mario Iadanza è subito dopo intervenuto sul rapporto storico tra Democrazia e Chiesa nel nostro paese, dai suoi albori, e cioè dall’ introduzione della Chiesa nella Modernità alla luce della Rivoluzione Scientifica, di quella Industriale e di quella Francese: “Tutto il sapere antico viene messo in discussione, nasce un universo mentale nuovo, fondato sulla razionalità; tutto quello che è fuori l’universo scientifico è considerato privo di senso, come le credenze religiose e l’arte. E la Chiesa reagisce inizialmente con una chiusura e talvolta una opposizione al mondo moderno, talvolta anche attraverso delle interferenze nei confronti delle scelte degli stati liberali laicizzati”.
Mons. Iadanza ha proseguito insistendo su questa iniziale inconciliabilità della modernità con la Chiesa Cattolica, fino ai primi segnali di una sensibilità nuova con l’arrivo del Novecento, la Rerum Novarum di Leone XIII e la testimonianze di figure carismatiche come Giuseppe Toniolo e Luigi Sturzo, e la pubblicazione di grandi testi che hanno formato generazioni di cattolici.
“Pio XII – ha proseguito Mons. Iadanza – nel Radiomessaggio del 24 dicembre 1944, un anno prima della fine della guerra, affronta il tema della democrazia. Al centro del suo discorso colloca la dignità dell’individuo e della società, contro ogni ordinamento statalistico assoluto. La democrazia viene presentata come il modo più adatto a governare i popoli, poiché è quello che maggiormente rispetta la dignità umana. Egli indica questa nuova strada al mondo cattolico, lanciando il suo messaggio di speranza.”
Questo è dunque il retroterra della maturazione delle posizioni dei cattolici in merito alla democrazia, fino alla redazione della nostra Costituzione.
Il prof. Ernesto Preziosi ha continuato l’incontro, ribadendo proprio come questa nostra storia e questo dibattito devono essere motore per noi cattolici in vista delle cose del futuro: “La Storia ci dice che i cattolici sono arrivati in ritardo alla modernità, ma questo ha condotto al riconoscimento dello Stato laico e, attraverso la partecipazione democratica, all’obiettivo del bene comune e della convivenza pacifica tra i popoli. La democrazia, quindi, come strumento migliore per raggiungere questo obiettivi.”
L’intervento di Preziosi si è poi soffermato sulla leadership che i cattolici hanno avuto negli anni successivi al secondo dopoguerra, a quell’ esperienza storica che non sempre ha risposto alle istanze del mondo cattolico e che è tuttora soggetta ad un giudizio storico: “L’implosione della Dc – ha continuato Preziosi – ha impedito di offrire al paese delle sintesi politiche e culturali, ed ora ci troviamo in una deflagrazione della politica, in generale. Abbiamo paradossalmente tanto magistero sociale, a fronte di una scarsa diffusione di questo pensiero come appannaggio del popolo di Dio”.
A questa attuale mancanza di sensibilità sociale dei credenti corrisponde, però, una grande opportunità che chiede innanzitutto una formazione sociale dei cristiani, e l’elaborazione di un valido pensiero politico, che permetta di trovare il consenso del mondo civile: “Bisogna tornare a pensare – ha concluso il prof. Preziosi – mediando la Dottrina Sociale con una proposta politica, culturale ed economica efficace; ci vuole una vera educazione alla politica che faccia nascere persone capaci di esprimere con convinzione un modo di essere credente. Quella democratica è una sfida che noi cattolici possiamo raccogliere”. E la strada è quella di un rinnovato impegno nella vita pubblica, con la fondamentale indicazione: “Quando il cristiano fa politica non è per rappresentare gli interessi della Chiesa, ma per il bene comune perseguito con metodo democratico”.