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CRONACA

Apice, sequestrata un’azienda che opera nel settore edile

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Nel corso della mattinata odierna, ad Apice (Benevento), i Carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita hanno eseguito un’ulteriore ordinanza di misura di prevenzione patrimoniale di sequestro e confisca dei beni, emessa dal Tribunale di Benevento, a carico di Giuseppe Ciotta, già destinatario di altri due analoghi provvedimenti dell’11 luglio e 30 settembre scorsi nonché sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con l’obbligo di soggiorno.

Il provvedimento trae spunto da ulteriori accertamenti eseguiti dai militari congiuntamente all’amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale, scaturiti dai precedenti sequestri nel corso dei quali è stato accertato che una delle ditte già poste in sequestro aveva ceduto ad altra società l’intero complesso aziendale (infrastrutture) e beni strumentali (mezzi meccanici) pochi giorni prima dell’operazione dell’11 di luglio per un valore puramente fittizio ma che da una stima si aggira intorno ai 350mila euro. L’azienda che opera nel settore edilizio ed ha sede ad Apice è risultata comunque riconducibile al Ciotta.

***

Come si ricorderà, il primo sequestro era stato effettuato dagli stessi militari l’11 luglio scorso sempre su un analogo decreto emesso dal Tribunale di Benevento, su proposta della locale Procura.

L’inizio degli accertamenti era scaturito a seguito dell’acquisizione di una cava sita a Morcone (località Colle Alto) avvenuta nell’ottobre del 2007, nel corso di un’asta fallimentare presso il Tribunale di Benevento, da parte dell’ex moglie di Ciotta, titolare di un’impresa, per un importo di 480.500 euro.

L’area in questione, nel novembre del 2007, venne inizialmente individuata, dal commissario straordinario per l’emergenza dei rifiuti in Campania, per lo stoccaggio di ecoballe e successivamente, nel gennaio 2008, anche a seguito di una manifestazione di protesta nella quale presero parte circa 5.000 mila persone, con pullman, autocarri, e mezzi agricoli, provenienti, non solo della provincia sannita, ma anche della limitrofa regione Molise, fu ritenuta non adeguata dal punto di vista ambientale e quindi venne utilizzata per attività di frantumazione di inerti.

Le indagini patrimoniali portarono alla luce che nonostante Ciotta ed i suoi familiari avessero dichiarato una capacità reddituale quasi inconsistente, a mala pena sufficiente a far fronte alle esigenze primarie del nucleo familiare, erano invece intestatari di un patrimonio stimato intorno ai 11 milioni di euro, riguardante numerosi terreni agricoli, appartamenti ed aziende ubicate fra le province di Benevento e Avellino, nonché svariate somme di denaro depositate presso gli istituti di credito e postali sul territorio nazionale acquisiti, nel corso degli anni, attraverso la commissione di attività delittuose contro il patrimonio e la persona.

 

 

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