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Lavori scuola ‘Torre’, protestano i docenti: “Indignati dai disagi creati, Comune avrebbe dovuto trovare sede adatta”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata dai docenti della scuola secondaria di primo grado Federico Torre “per comunicare il nostro disagio relativo ai provvedimenti presi dall’amministrazione comunale nella gestione dell’abbattimento della scuola media Torre”.
“Caro direttore
le scriviamo per rendere pubblica la nostra più profonda indignazione. Siamo un gruppo di insegnanti della scuola media Torre e, purtroppo, dobbiamo registrare e segnalare l’ennesimo “colpo” che la nostra amministrazione scaglia nei confronti della cultura e delle istituzioni scolastiche. In breve riassumiamo la vicenda in maniera che possano essere ben compresi i motivi della nostra delusione: come oramai pensiamo sia abbastanza noto, la scuola “F.Torre” di via N.Sala dovrà essere abbattuta e ricostruita essendo stata incaricata la ditta Briganti società cooperativa di Qualiano (NA) di “abbattere e ricostruire” gli edifici con un finanziamento PNRR di 17 milioni di euro.
Non entriamo nel merito delle questioni tecniche che non ci competono, rimaniamo nell’ambito di ciò che conosciamo e che ci sta a cuore: l’attività didattica ed il rapporto con i ragazzi. In un mondo ideale (ma forse nemmeno troppo “ideale”, solamente dominato dalla logica, dal buon senso, dalla civiltà e dal rispetto) l’amministrazione comunale, consapevole da tempo (da quando il finanziamento è stato approvato) di dover “sistemare” circa 500 alunni, circa 70 docenti, circa 25 fra amministrativi e collaboratori scolastici improvvisamente senza sede, si sarebbe “impegnata” subito per ritrovare l’alternativa più adatta a che l’attività didattica potesse essere espletata nel migliore dei modi, garantendo a tutti, docenti, amministrativi, collaboratori scolastici ed alunni, di poter affrontare i prossimi anni scolastici in maniera “decorosa”. E non perché ci sentiamo di far parte di una categoria privilegiata, ma soltanto perché, e forse siamo gli ultimi a pensarlo, attribuiamo alla scuola e alla cultura un ruolo fondamentale (come tanti altri settori) nella “formazione” e qualificazione di una moderna società “civile”. Dunque in un mondo ideale (e nemmeno troppo ideale … ) l’amministrazione comunale, dopo aver ottenuto i finanziamenti avrebbe dovuto provvedere immediatamente a ritrovare una sede in cui concentrare quelle attività che caratterizzano il grado di civiltà di una società.
Tutto questo, purtroppo, non c’è stato. L’amministrazione ha stabilito che i 500 ragazzi, i 70 docenti, i 25 amministrativi e collaboratori saranno divisi su tre edifici (uno collocato nel quartiere Pacevecchia, uno nel quartiere Capodimonte, un altro in via Bartolomeo Camerario). Non c’è bisogno di appartenere al mondo della scuola per capire la difficoltà che tutto questo comporterà. Noi docenti dobbiamo distribuire le nostre 18 ore settimanali mattutine, a seconda delle discipline insegnate, in 2, in 6, in 9, e qualcuno (docente di religione) anche in 18 classi. Soltanto pensare di poter distribuire un orario settimanale in maniera che tutti gli insegnanti siano presenti “in orario” nelle varie classi dislocate nelle varie zone della città ( per via B.Camerario segnaliamo anche la mancanza di un parcheggio) ci sembra fantascienza. Dunque amministrare una città, secondo noi, non significa soltanto “ottenere finanziamenti” per migliorare e mettere in sicurezza gli edifici, ma soprattutto fare in modo che “gli amministrati”, i cittadini, (in questo caso gli insegnanti, gli alunni, gli amministrativi, i collaboratori) possano continuare a svolgere il proprio lavoro in maniera “consona” e sicura; significa lavorare per il bene comune (in questo caso la scuola e la cultura) ed adoperarsi, con le proprie competenze ed il proprio “potere”, per tutelarlo.
La nostra protesta arriva soltanto ora perché abbiamo sperato fino all’ultimo minuto che ci si potesse rendere conto dell’assurdità e del disagio al quale una comunità di notevoli dimensioni qual è la nostra scuola dovrà essere sottoposta, abbiamo confidato nel buon senso degli interlocutori con i quali ci siamo interfacciati fino a qualche giorno fa, cercando di esporre e motivare le perplessità di una comunità educante che si sente mortificata per l’atteggiamento assolutamente irrispettoso di chi dovrebbe rappresentarci come cittadini e rappresentare “il riferimento” per la nostra città”.