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ECONOMIA

Aree Interne Campania, 10 punti per lo sviluppo: il Rapporto arriva alla Camera dei Deputati

Presentato a Roma alla Camera dei Deputati il Rapporto Aree Interne Campania a cura di Confindustria, Università e Commissione speciale Aree interne del Consiglio regionale. Lampugnale: “Le nostre proposte per il Piano Strategico Nazionale”

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    Aree interne della Campania protagoniste, questo pomeriggio, alla Camera dei Deputati. Presentato, presso la sala stampa di palazzo Montecitorio, il ‘Rapporto Aree Interne’ realizzato da Confindustria Campania, Piccola Industria Confindustria Campania e Commissione Speciale Aree Interne del Consiglio Regionale in collaborazione con le Università degli Studi del Sannio, di Salerno e della Campania ‘Luigi Vanvitelli’.

    A relazionare sul dossier è stato Pasquale Lampugnale, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Piccola Industria Confindustria: “Superare la vecchia strategia, puntando sull’attrazione degli investimenti, emettere le imprese al centro del nuovo processo di sviluppo delle aree interne, puntando su crescita economica e creazione di posti di lavoro sono alcuni degli obiettivi prioritari previsti nei 10 punti emersi dalle Audizioni e che potrebbero costituire i contenuti della programmazione prevista nell’ambito del Piano strategico nazionale delle aree interne (PSNAI) contemplato nel Decreto Sud del Governo e di un master plan unico regionale per le aree interne a valere sulla programmazione dei Fondi Ue”.

    Per l’Università degli Studi del Sannio presente il rettore, Gerardo Canfora: I nostri territori presentano grandi problemi ma anche grandi opportunità. Per sfruttarle e valorizzarle occorre però invertire il trend. Come? Investendo sulle potenzialità delle aree interne come le zone protette o le risorse naturali utili a concretizzare la transizione verde. Occorre, in definitiva, un nuovo piano di sviluppo, basato su un orizzonte ampio e capace di contemplare le diverse situazioni”.

    Importante, per la realizzazione del Rapporto, anche il protagonismo della Commissione Speciale  ‘Aree Interne’ del Consiglio Regionale della Campania. Le parole del presidente Michele Cammarano: La nuova strategia delle aree interne dovrebbe mettere al centro una significativa politica di attrazione degli investimenti e prevedere la realizzazione di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie utili a migliorare la mobilità interna del territorio. È necessario valutare una fiscalità di vantaggio premiale per le ZES delle aree interne, articolata in una premialità specifica e in un meccanismo di sgravi contributivi per le imprese che assumono”. Da Cammarano, poi, un invito alla Regione Campania: “Dovrebbe legiferare in materia di riordino istituzionale e spingere i piccoli comuni con meno di 5mila abitanti ad aggregarsi in modo da migliorre i servizi offerti e di prevederne dei nuovi”.

    Alla presentazione del Rapporto ha fatto seguito un dibattito sugli scenari e sulle istanze del territorio con un panel di parlamentari di tutte le forze politiche: a prendere la parola, in particolare,  Alessandro Caramiello, presidente Intergruppo Parlamentare Sviluppo Sud, aree interne e isole minori, i deputati Michele Schiano (FdI), Annarita Patriarca (FI) e Stefano Graziano (PD) e ancora il Senatore M5SLuigi Nave. Ha moderato i lavori il giornalista economico Enzo Agliardi.

    Di seguito, in dettaglio, i 10 punti per il futuro delle aree interne emersi dal Rapporto:

    1.   Nuova strategia: intera provincia da considerare area interna

    La strategia delle aree interne ha focalizzato finora l’attenzione su singoli Comuni individuati in base alla loro distanza dai poli di servizi essenziali. Questa scelta risulta limitante ai fini del contrasto dello spopolamento: se i Comuni periferici individuati secondo il criterio della distanza superano una certa soglia, meglio allargare il perimetro dell’area interna e considerare tale l’intera provincia.

    2.   Attrazione degli investimenti e creazione posti di lavoro

    La nuova strategia per il ripopolamento delle aree interne deve puntare all’attrazione degli investimenti e alla creazione di lavoro, prima ancora che alle precondizioni dello sviluppo e a servizi per i residenti come scuola e sanità.

    3.   Infrastrutture materiali e immateriali

    Le Aree ASI presentano diverse criticità infrastrutturali: bisogna investire dunque nella creazione di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie utili a migliorare la mobilità interna del territorio, attrarre nuovi insediamenti produttivi e facilitare la fruizione degli attrattori turistici.

    4.   Fiscalità di vantaggio premiale per le ZES delle aree interne

    Per attrarre nuove imprese sul territorio è necessario prevedere una fiscalità di vantaggio premiale per le ZES delle aree interne, con premialità specifica o sgravi contributivi per le imprese che assumono, anche over 35 vista la maggiore anzianità della popolazione del territorio. E’ necessario inoltre ridurre il carico fiscale delle imprese nei borghi per evitare la perdita di servizi essenziali, spesso a valenza sociale, come piccoli bar, edicole o piccoli negozi al dettaglio. Una ZES unica per tutto il Sud porterebbe a un maggiore abbandono delle aree interne perché le imprese potrebbero scegliere di localizzarsi solo a ridosso di autostrade, stazioni, porti ed aeroporti presenti nei poli urbani.

    5.   Sburocratizzazione e semplificazione delle aree interne

    Dalle Audizioni emerge la necessità di sburocratizzazione generale e semplificazione dei bandi per enti locali e PMI nelle aree interne. Nei Comuni manca infatti il personale e appare spesso complicata sia la gestione delle attività ordinarie che la partecipazione a complessi bandi regionali.

    6.   Sostenibilità

    Occorre investire nel rifacimento ed efficientamento della rete idrica e di quella fognaria, ormai obsolete, e nella realizzazione di nuovi depuratori; e ancora investire in progetti di ricerca e sviluppo finalizzati ad individuare nuove tecnologie per l’efficienza dei processi produttivi.

    7.   Energie rinnovabili e modello di condivisione del valore creato 

    Bisogna continuare ad investire nella produzione di energie da fonti rinnovabili, abbandonando il vecchio modello di tipo estrattivo in cui la ricchezza finisce nelle mani di pochi e i territori vengono solo “depredati”, indirizzandosi piuttosto verso un modello di condivisione del valore creato. Le aree interne sono ricche di risorse naturali e ospitano parecchi impianti eolici. Uno scenario interessante è rappresentato dal Biometano, che implementa modelli di economia circolare, e dallo sviluppo di tecnologie che usano l’idrogeno come vettore energetico.

    8.   Legge di riordino dei Comuni

    La Regione Campania dovrebbe legiferare in materia di riordino istituzionale, spingendo i piccoli Comuni con meno di 5mila abitanti ad aggregarsi per migliorare i servizi offerti e prevederne di nuovi, aumentando il benessere dei residenti e l’attrattività dell’area.

    9.   Policentrismo

    L’attuale modello di sviluppo ha portato ad una spinta verso la concentrazione di popolazione, attività, infrastrutture e servizi nelle aree urbane che ha avuto come contraltare il depauperamento delle aree interne. Puntare su una strategia di sviluppo basata sul policentrismo potrebbe decongestionare le aree urbane, spostando nelle aree interne alcuni servizi regionali, e innescare processi rigenerativi di sviluppo, mettendo in valore anche le reti infrastrutturali in corso.

    10.       Centro di ricerca per lo sviluppo delle Aree Interne

    La creazione di un centro di ricerca per lo sviluppo delle aree interne in partnership con l’Università Federico II di Napoli, in cui partecipano le diverse istituzioni locali, consentirebbe di coordinare in modo continuo e costante gli interventi di contesto, ricerca e sviluppo, formazione e innovazione sociale da realizzare.

     

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