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‘Io mamma fragile, ma coraggiosa. Soffro per le difficoltà di mia figlia disabile e per il fratello sibling’

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Gentile redazione,
sono una mamma di Benevento che segue con interesse la vostra rubrica, curata dalla dr.ssa Melania Catillo. Ho sentito il bisogno di scrivervi il mio momento molto delicato dovuto all’adolescenza di mio figlio di 14 anni, fratello ‘sibling’ di una sorella con disabilità sensoriale. Qualche settimana fa mi ha accusato di essere stato abbandonato e di essere stato isolato, crescendo da solo poiché io mamma, molto impegnata.

Mi sono sentita con le spalle al muro e pian piano avrei voluto scivolare giù per poter piangere e disperarmi per quel dolore che ho da tempo soffocato: non si possono cambiare le cose, la vita mi ha dato tanto, ma mi ha tolto la libertà di scelta. Ad essere Mamma ci vuole coraggio, quel miracolo che vivi i primi tempi, quando guardando tuo figlio ti sembra impossibile che quel fagotto che ti guarda e respira è tuo, ha bisogno di te, è indifeso e devi proteggerlo, ma quel miracolo man mano fa spazio alle preoccupazioni, alle ansie e soprattutto alla paura di non essere all’altezza.

Devi cercare di trovare la forza di andare avanti perché non puoi permetterti di piangere, non puoi permetterti di stare male, perché hai fatto tante volte a te stessa la promessa di vivere nonostante tutto. Vivere con un senso in meno, vivere per annullarti e dare spazio all’Amore…quell’amore fatto di rinunce, per accontentare tutti i ruoli che ti sei costruita in base alle esigenze e soprattutto perché nel frattempo sei mamma, sei moglie, figlia, sorella, amica.

Passano gli anni e quella paura è sempre con te, a paralizzarti la mente è il tempo che scorre facendo scelte che poi si riveleranno non sempre giuste: aver dato a mia figlia con disabilità sensoriale tutte le attenzioni dovute perché non autonoma, cercando di rubare tempo al lavoro, al marito, a mio figlio senza pensare a me, annullando ogni mio desiderio, ogni mio bisogno.

Nonostante credi di aver fatto tutto come tu ti eri predisposta, non sei riuscita ad accontentare tutti, alla fine hai fallito per te e per gli altri che ti vogliono forte, perché tu non puoi permetterti di stare male, non puoi permettere agli altri che ti sono intorno di far trasparire il senso di solitudine che vivi, ma il male come si somma, il male che ti hanno provocato chi lo ripaga? Una mamma deve sapere tutto, una mamma è una mamma…

Mentre scrivi cerchi di trovare parole che possono farti vedere disarmata e fragile, abbassi la guardia e metti a nudo la tua fragilità, in tutte le sue forme… mentre resti su te stessa ti accorgi che le lacrime che ti hanno solcato il volto hanno sciolto e tolto la maschera che avevi indossato.

A tutte le mamme che si sono ritrovate in queste parole auguro di poter arrivare a tanto perché solo questo ci da la possibilità di essere migliori.

Gentilissima lettrice,
La ringrazio enormemente, a nome di tutti, per avermi scritto. Esprimere emozioni, ed esperienze del genere, così apertamente, mettersi a nudo emotivamente, mostrarsi fragili, vulnerabili dinanzi ad altri, non è cosa semplice, richiede grande forza, consapevolezza ed accettazione.


Lei racconta del profondo e difficile rapporto con suo figlio adolescente (sibling) e con sua figlia (con disabilità sensoriale) descrivendo una condizione di fragilità, e di estrema sofferenza. “AD ESSERE MAMMA CI VUOLE CORAGGIO…” aggiunge, una frase che non ha bisogno di esser decifrata. Non credo stia a nessuno di noi, professionisti e non, provare a commentare parole a cuore aperto di una mamma con figli fragili; una madre che ogni giorno si rimbocca le maniche e guarda quotidianamente due figli speciali crescere, sperando per loro un futuro positivo e migliore, provando a fare il possibile per rendere la sua vita e quella dei suoi figli degna e dignitosa.

Oscillando tra il sacrificio e la sofferenza che lei stessa ci ha descritto egregiamente e senza sovrastrutture. Io non posso che ringraziarla, semplicemente. La sua lettera mi arricchisce sia umanamente che professionalmente. Lei dovrebbe e potrebbe essere arrabbiata con il mondo intero, come magari lo sono i suoi figli legittimamente, eppure trasmette tanta umiltà. A questa lettera, a mio avviso, non è possibile rispondere in modo tecnico o clinico, perché questa non necessita di risposta ma di silenzio e ascolto attivo. Con molta onestà intellettuale, ho trovato il suo gesto di condivisione commovente e nobile, dunque mi riservo di fornirle consigli in questo momento.

Con profondo rispetto, empatia ed ammirazione, non posso che scriverle di continuare ad utilizzare l’autobiografia e lo strumento narrativo come mezzo di espressione, in unione ad un sostegno psicologico specifico, specialistico, per alleviare ferite, colpe e preoccupazioni da monitorare. Da Psicologa, sento di dirle quanto vorrei poter dare a sua figlia, e a tanti altri ragazzi e bambini, opportunità uguali a tutti gli altri, dall’istruzione allo sport, dall’arte alla socializzazione.

Mi troverà disponibile per qualsiasi iniziativa progettuale volta a favorire l’autonomia, l’autostima, l’educazione emotiva e sentimentale, l’inclusione ed il benessere psicologico suo e dei suoi figli, in qualsiasi momento. Nella speranza che tutte le Istituzioni, ed ogni professionista, svolgano un ruolo attivo, non solo compassionevole in questo processo di cambiamento.

Con immensa stima, Dott.ssa Melania Catillo
Per un consulto o ulteriori info: email melaniacatillo@gmail.com
Telefono: 3201988263

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