POLITICA
Benevento, l’Identità in un’Italia senza Memoria

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L’Italia dei mille campanili, delle mille contraddizioni, dei mille contrasti si riaffaccia nel Sannio grazie all’ormai famigerato decreto legge correttivo della precedente manovra anticrisi per farla diventare ancora più anticrisi. E che nello sforbiciare i costi della politica ha tagliato pure un po’ di comuni della provincia in Benevento (nove, sotto le 1.000 anime – ed addio al valore dei Borghi d’Italia…) e la stessa Provincia. Tra parentesi, ancora, ha pure ottenuto il via libera dall’Europa che ci ha commissariato: quindi il futuro, locale in chiave parlamentare, si profila aspro.
I fiumi di parole della politica nostrana hanno avuto – toh… – un pregio, far convergere su un medesimo obiettivo quasi tutta la deputazione parlamentare e regionale sannita (assenti all’appello ufficiale: Boffa, Formichella, Colasanto), anche se, e va detto, il Pdl ha messo su una campagna elettorale sulla soppressione di tali enti.
Quanto le idee, come la manovra, siano un po’ offuscate, è riflesso nella vulgata informatica. Via Facebook comincia a farsi sentire il popolo dei naviganti, per esempio con “Benevento non diventerà mai provincia di Avellino”, gruppo giunto a 3.133 iscritti (al momento della stesura di queste righe, ma in ovvio progress), degli amministratori Luca Maio, Luca Romano, Vincenzo Romano e Ivan Calabrese. Oppure “Ora Regione Sannio”, con amministratori Billy Nuzzolillo, Simone Aversano e Umberto Di Meola, gruppo promosso (con oltre 170 iscritti) dal sito Sanniopress, che invece Avellino non la vede come fumo negli occhi, e propugna un territorio sostanzialmente non-partenopeo.
Invero, la variabilità dei criteri – avvenuta in una notte (puff.. appaiono 3.000 chilometri quadrati per alzare l’asticella della salvezza) – alla base della soppressione delle Province, e dei piccoli comuni, depone per una scarsa certezza del dato normativo, che infatti tutti si affannano a definire perfettibile in sede di dibattito (l’iter si avvia al Senato il 22 agosto, non dovrebbe essere posto il voto di fiducia). Atteggiamento che non desta sorprese visti i contrasti all’interno della stessa maggioranza che governa il Paese.
Siccome sono tanti addirittura i dubbi pratici prima ancora che quelli teorici (che fine farà la forza lavoro, come sarà effettuato l’accorpamento e cosi via) resta in piedi il dilemma: questa battaglia su che elementi si gioca?
Cultura, storia, tradizione e memoria sono aspetti incancellabili del patrimonio di un popolo. I Curdi sono Curdi pur senza confini delimitati, i Palestinesi sono tali pur senza uno Stato, i Sanniti possono essere loro stessi pur senza la loro ‘Nazione’. Dunque, come si concilia la levata di scudi in favore dell’Identità in un Paese ormai senza Memoria con la necessità di limitare lo strapotere di una classe politica autoreferenziale?