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ENTI

Rifiuti, ok al progetto per riaprire lo Stir di Casalduni. Ma l’Ato frena e chiede confronto

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La Provincia di Benevento ha scelto: lo Stir di Casalduni deve riaprire. La decisione emerge da una delibera, a firma del vicepresidente Nino Lombardi, che approva  il “Progetto di fattibilità tecnico-economica per la rifunzionalizzazione dello STIR di Casalduni”. Il costo totale dell’operazione è di 8 milioni e 790mila euro.

Il progetto è costituito da 23 elaborati tecnici e poggia su quattro pilastri fondamentali: lavori sulla stazione di trasferenza della frazione organica; lavori per il ripristino della linea dell’indifferenziato; interventi dell’impianto antincendio ed, infine, le attività di rimozione e smaltimento dei rifiuti ancora stoccati all’interno della struttura.  

La decisione era stata già annunciata da Lombardi nel corso della proclamazione degli eletti del nuovo Consiglio provinciale: si tratta di un atto di indirizzo ‘forte’ che potrebbe determinare la futura gestione del ciclo dei rifiuti nel Sannio. Come è noto, infatti, dopo gli incendi dell’agosto del 2018 e dell’ottobre dell’anno successivo, l’impianto di Casalduni non è rientrato in funzione creando non poche problematiche al conferimento dei Comuni che sono costretti a portare fuori provincia i rifiuti con un aggravio del costo per i cittadini.

Come detto, si tratta di un atto di indirizzo: un macro-progetto che getta le basi per la rifunzionalizzazione dell’impianto che dovrebbe avvenire a step graduali. La prima necessità, infatti, sarà quella di rimuovere i rifiuti ancora stoccati nello Stir e, successivamente, si potrà passare alle altre fasi.

Nel frattempo, bisognerà recuperare anche le somme e per questo la delibera chiede alla “Regione Campania l’emanazione di uno specifico e mirato deliberato con il quale vengano assegnate alla Provincia le risorse economiche necessarie per la realizzazione dell’intervento, eventualmente integrando quelle già rese disponibili”.

Il ripristino della linea della frazione indifferenziata riguarda, però, un percorso procedurale indipendente e parallelo rispetto a quello attivato dalla Regione per la realizzazione del biodigestore anaerobico da posizionare sempre all’interno dello Stir.

“La realizzazione dell’intervento – si legge ancora nell’atto della Rocca – eliminerebbe le difficoltà dei Comuni, attualmente costretti al conferimento fuori provincia con aggravi anche di costi, e, nel contempo, eviterebbe l’insorgenza di criticità nel ciclo regionale, dovuta al sovraccarico di alcuni STIR, soprattutto in particolari periodi dell’anno”.

La delibera rappresenta, dunque, il primo passo verso la ripresa delle attività dell’impianto. Una riapertura fortemente voluta anche dalla Regione che, prosegue con il suo iter, per evitare anche le sanzioni dell’Europa in materia di rifiuti.   

Questo per quanto riguarda la Rocca. Il tema però tocca principalmente l’Ato rifiuti che ha la competenza della realizzazione del Piano d’Ambito completo di filiera impiantistica. In altre parole, spetta all’Ente progettare impianti e il ciclo provinciale. Come ribadito numerose volte, l’Ambito è contrario alla realizzazione presso lo Stir di Casalduni di un impianto di compostaggio. “Siamo disposti a confrontarci sul tema – ha spiegato il direttore generale Massimo Romito  – anche perché concordiamo sulla necessità di riaprire Casalduni, ma bisogna farlo con criterio e senza forzare i tempi”. In sostanza, si vorrebbe riattivare lo Stir mantenendo la sua funzione originaria e poi progettare con calma la realizzazione di un impianto ex novo per la frazione organica con una tecnologia avanzata e maggiormente rispondente alle esigenze del Sannio.

“Il Piano d’Ambito è pronto – ha commentato Romito – deve essere approvato dal Consiglio”. Dovrebbe accadere al massimo nel mese di febbraio, quando dovrebbe esserci anche il rinnovo dell’organo a cui, attualmente, mancano 3 membri.  

Il Piano dell’Ato, ovviamente, punta alla razionalizzazione dei costi ed alla gestione del ciclo con una nuova azienda che si chiamerà “Sannio Ambiente” che potrebbe anche accogliere i lavoratori Samte e amministrare anche la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte. “Noi siamo pronti al confronto”, ha concluso Romito.

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