Comune di Benevento
Dalla poliziotta Missiroli al parroco ucciso al Triggio: Benevento intitola nuove aree

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Il Comune di Benevento intitola tre nuove aree di circolazione cittadina a due personaggi del Risorgimento, ad una poliziotta caduta in servizio e ad un sacerdote sannita assassinato al Triggio. Nella giornata di ieri è arrivato l’ok in Giunta dall’amministrazione Mastella dopo il parere della Commissione per la Toponomastica, sancito a fine agosto scorso.
Ai patrioti Michele Morelli e Giuseppe Silvati – ghigliottinati in piazza San Francesco, a Napoli, il 12 settembre 1822 – sarà intitolato il tratto di strada senza uscita che trae origine da via Saverio Casselli, al Rione Libertà.
Alla poliziotta Nicoletta Missiroli – dopo la richiesta inoltrata dal SIULP – sarà invece intitolata la rotonda collocata alla confluenza tra via Raffaele De Caro e via Francesco Flora e prospiciente il passo carraio del Tribunale. Sostituto Commissario della Polizia di Stato, è caduta in servizio nel settembre 2017 a Ravenna, a seguito di un incidente stradale. La motivazione è quella di ricordare l’impegno di tutte le poliziotte che quotidianamente in ogni parte d’Italia sono al servizio della collettività.
Tra via Torre della Catena, via Parrocchia Nuova e via Port’Arsa, infine, sarà dedicata una piazzetta all’indimenticato sacerdote di Santa Maria della Verità, don Carlo Lombardi: una istanza presentata a Palazzo Mosti dall’attuale parroco della Chiesa, don Marco Capaldo, a seguito di petizione popolare.
Don Carlo Lombardi, uomo di profonda cultura e di grande sensibilità teologica, nei nove anni in cui fu parroco di Santa Maria della Verità fu padre, educatore e maestro di centinaia di bambini e ragazzi e visse in simbiosi spirituale ed umana con i suoi parrocchiani, con cui condivise le endemiche difficoltà di vita nel rione. La sua infaticabile opera di ricostruzione culturale, morale e sociale favorì lo sviluppo di una crescente coscienza civica negli abitanti del quartiere, ma lo portò a scontrarsi più volte con alcune cellule di microdelinquenza che si annidavano nel rione medioevale. Nella notte del 4 marzo 1982 fu barbaramente assassinato all’interno della canonica annessa alla chiesa da alcuni individui, che infierirono su di lui probabilmente per intimidirlo e frenare l’azione di risanamento che egli aveva avviato con successo.
Il martirio di Don Carlo, senz’altro figlio della sua azione missionaria, però, non è stato vano: la sua opera è stata proseguita dai suoi successori ed oggi il Triggio vive un fermento culturale e sociale che può essere di stimolo e di esempio per l’intera comunità cittadina.