CRONACA
Truffe in Tanzania e archiviazione Riccio: la precisazione di “Striscia la notizia”

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In merito all’articolo pubblicato dalla nostra redazione sull’archiviazione decisa da Tribunale di Benevento nei confronti di Roberto Riccio, presidente di Arts X World, per i reati di truffa e appropriazione indebita, interviene l’ufficio stampa di “Striscia la notizia” per una precisazione.
“E’ doveroso precisare – si legge nella nota – che ‘Striscia la notizia’ non è stata direttamente coinvolta nel procedimento citato nell’articolo, e pertanto non è a conoscenza dell’oggetto preciso dell’indagine.
Si ricorda – prosegue il chiarimento della nota trasmissione Mediaset – che Striscia ha dedicato numerosi servizi al “benefattore seriale” Roberto Riccio in quanto è emerso tra le tante cose che: la sua associazione non era una ONLUS come prospettato ai benefattori; Riccio non era un architetto come era solito firmarsi o presentarsi; la sua associazione ha contribuito solo parzialmente al finanziamento dell’ospedale di Morogoro in Tanzania, dove non hai mai lavorato alcun volontario di ArtsxWorld. Riccio si è allontanato dalla struttura ancora incompiuta spacciandola invece per funzionante ai benefattori e definendola “il mio ospedale Jua Africa”. È stata l’Associazione “Arcobaleno su Tanzania” a doversi sobbarcare in un secondo momento e in autonomia i costi necessari per completare e attivare veramente la struttura; i prestigiosi reparti di Cardiochirurgia pediatrica, terapia intensiva, e cura di bambini lebbrosi, tanto decantati da Riccio non sono in realtà mai stati progettati o realizzati. Se qualcuno fosse stato a Morogoro avrebbe constatato che si trattava di fantasie improponibili per lo stato dei luoghi e la tipologia della struttura esistente.
Ancora – spiega la nota – non sono mai esistiti nemmeno dieci o più bambini operati al cuore di cui alcuni curati presso gli ospedali di Lecce o di Gallipoli come raccontato dal “Benefattore seriale”. Roberto Riccio, in realtà ha portato in Italia due bimbe, di cui una sola operata qui da noi. L’altra bimba, Ramla, è stata operata in un secondo momento in India con fondi reperiti autonomamente dalla famiglia. Nonostante ciò Roberto Riccio ha fatto credere a tutti di avere affiancato Ramla e la mamma nel complesso intervento, le cui complicazioni avrebbero portato la bimba addirittura al coma. Roberto Riccio non è mai stato in India al fianco di Ramla Kumchaya Mwinyinwa, e la piccola, fortunatamente, non è mai stata in coma. Se qualcuno avesse interpellato la mamma, incontrato la bimba, parlato con i medici, o consultato le cartelle cliniche avrebbe tutto tristemente chiaro.
Sono molte altre le iniziative, gli ospedali, le strutture citati nell’inchiesta – sottolinea la nota – e sono molti altri gli equivoci generati nel tempo dalle copiose comunicazioni di cui Roberto Riccio si è reso autore in circa un decennio. Proprio per gli equivoci generati, abbiamo dovuto dare voce, in più puntate, a numerosi volontari, associazioni, beneficiari o presunti tali, che avevano i contrato nel tempo Roberto Riccio e volevano precisare vari aspetti relativi ai “progetti umanitari”. Per essere maggiormente precisi e raccogliere in loco immagini, documenti, riscontri concreti e testimonianze siamo stati anche in Africa.
Ribadiamo quindi – conclude la precisazione – di non avere chiaro quale fosse l’oggetto dell’indagine a cui fa riferimento il vostro articolo, ma di avere invece ben chiaro quello che siamo andati a constatare con i nostri occhi”.