POLITICA
Benevento decide per la continuità: sindaco è nuovamente Fausto Pepe
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Elettori: 52.297
Votanti: 43.466
Affluenza alle urne: 83,11% – (85,16 % – 2006)
Sezioni scrutinate: 72 su 72
Schede bianche | 116 | 0,26% |
Schede nulle | 665 | 1,52% |
Schede contestate e non assegnate | 16 | 0,03% |
Raffaele Tibaldi ![]()
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Fausto Pepe ![]()
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Carmine Nardone![]()
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Antonio Medici ![]() |
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voti | 6.279 | 22.021 | 13.234 | 1.135 |
% | 14,71% | 51,60% | 31.01% | 2,66% |
Riepilogo Quartieri |
Elettori | Votanti | Raffaele Tibaldi | Fausto Pepe | Carmine Nardone | Antonio Medici |
Capodimonte |
3.592 | 3.077 | 411 | 1.563 | 940 | 79 |
Centro | 7.407 | 5.911 | 903 | 2.955 | 1.742 | 165 |
Ferrovia | 8.789 | 7.233 | 1.025 | 3.517 | 2.398 | 133 |
Libertà | 14.876 | 12.480 | 1.642 | 6.511 | 3.816 | 190 |
Mellusi | 11.658 | 9.630 | 1.510 | 4.789 | 2.771 | 391 |
Pacevecchia | 6.046 | 5.259 | 788 | 2.686 | 1.567 | 177 |
Totale | 52.368 | 43.590 | 6.279 | 22.021 | 13.234 |
1.135 |
Benevento non cambia assetto amministrativo e, nel segno della continuità, conferma nella carica di primo cittadino il sindaco uscente Fausto Pepe. E’ cambiata invece la geografia politica della città capoluogo, perché il successo di Pepe si lega stavolta ad un exploit prevedibile del Pd, vista la forza d’urto della lista presentata al giudizio degli elettori, a quello imprevedibile di Lealtà per Benevento, che dimostra d’essersi del tutto affrancata da Mastella, ed all’apporto tutto sommato solido dell’Api – compagini che in larga parte hanno contribuito col loro serbatoio di voti al successo finale, sin dal primo turno. Non è possibile, checché se ne dica, alcuna analisi su una eventuale contrazione dei consensi rispetto alle precedenti amministrative, per sindaco e coalizione: perché è mutata la squadra, in buona sostanza, ovvero un qual certo bagaglio di voti si è trasferito altrove.
E’, per esempio, quello dell’Udeur (5 anni fa una corazzata, oggi dimezzata), confluito nel Patto per il Territorio, alleanza costruita per vincere, anche a dispetto della frattura con lo scenario nazionale: frutto delle contrapposizioni personalistiche all’interno del centrodestra, lo scioglimento di un patto col Pdl non ha giovato a nessuno. Paradossalmente il Pdl ortodosso, quello schierato col centrodestra ufficiale, rimane il maggior partito di opposizione, pur sorreggendo una coalizione intrinsecamente debole perché indebolita decisamente dalle partenze verso i lidi nardoniani. Se l’una – il Patto – puntava a vincere o a strappare il ballottaggio, e l’altra – il centrodestra – pensava ad un complessivo primato cittadino, va detto che l’elezione 2011 ha sancito una bocciatura ad entrambe le opzioni, costringendo adesso a pensare un futuro da opposizione che, nelle divisioni, si rivelerà democraticamente di rispetto ma numericamente di scarsa incisività.
Infine, il candidato Antonio Medici e la Lista Ora. Per quanto contraddetto in campagna elettorale, il vero abbeveratoio di consensi- l’area dello scontento, soprattutto a sinistra – si è rivelato piuttosto arido. Rimane il valore di testimonianza, ma non c’era bisogno di misurarsi con le urne perché venisse messo a nudo nella sua pochezza in percentuale: talora basta una costante coerenza intellettuale.
I veleni, intanto, arriveranno.