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CULTURA

Un Premio Strega senza alcuna magia…

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La 65esima edizione del Premio Strega – nella sua consueta, e classica, giornata di presentazione nella sua città d’origine -, riconoscimento letterario di grande prestigio, vanto appunto della città di Benevento, che vuole fare della cultura la sua vocazione principale, sarà ricordata per la folta presenza delle piccole e medie case editrici, per la presenza, prima volta nella storia del premio, di un prete tra i finalisti, e purtroppo anche per una macchina organizzativa che non ha funzionato alla perfezione.
 

Cambio di location quest’anno. Dallo splendido, ma poco capiente, teatro Comunale, al Cinema San Marco, che malgrado possa fregiarsi della contiguità con uno dei monumenti-simbolo della città, l’Arco Traiano, è in una posizione più defilata rispetto al cuore pulsante di Benevento, il corso Garibaldi e Piazza Santa Sofia. La possibilità di aumentare il numero dei posti a sedere per il pubblico, favorendo così la fruizione dell’incontro letterario sopratutto da parte degli studenti, può portare a far accettare il cambio di location. Il problema è che gli occhi bisognerebbe chiuderli entrambi per poter affermare che questa edizione 2011 del Premio Strega sia andata bene, almeno dal punto di vista dell’organizzazione.
 

Sui libri e gli autori nulla da obiettare, ma l’assenza di una macchina organizzativa, che negli scorsi anni ha potuto assicurare l’Assessorato alla Cultura e il suo staff, rendendo agevole il lavoro di noi giornalisti e piacevole l’accoglienza degli invitati, si sente, e molto.
 

Tralasciamo le lamentele del giornalista, che al Cinema San Marco era presente per lavoro e non per diletto. Non importa che le cartelle stampa, necessarie per individuare la storia e soprattutto il volto dei 12 finalisti, noti più per i loro scritti che per le fattezze, ad un certo punto fossero finite, scomparse nel nulla. Chi ha avuto, ha avuto…
Non importa che gli autori fosse stati lasciati in balia di loro stessi, seduti, pronti ad aspettare solo la chiamata sul palco. Forse ci avevano viziato gli scorsi anni. Bastava chiedere “vorrei intervistare…”, ed ecco pronto, di fronte a te, l’autore e il suo bel libro. Foto di gruppo, interazione con il pubblico nel foyer, scambio di battute su come fosse la città… Va bene, basta, che se no potrebbero accusarci di essere anche viziati.
 

I dubbi che qualcosa non andava si sono trasformati in certezza quando si è appreso che, nello schema dei posti a sedere, inviati dal Comune, mancava l’assegnazione per alcune autorità politiche, che si sono arrangiate a trovare la prima poltrona libera. Idem per alcuni volti molto noti del panorama culturale beneventano. Capiamo che il commissario prefettizio e i suoi unici due funzionari, abbiamo un grande da fare in questi giorni concitati, e il cerimoniale del premio Strega possa passare in secondo ordine.  Eppure quei tappeti rossi che sventolavano per terra e quei cestini di rifiuti in bella vista all’ingresso della sala non erano proprio un bel vedere.
 

Lo staff dell’Assessorato alla Cultura chiamato a “dare una mano” all’ultimo momento ha cercato di fare il possibile per rattoppare i buchi. Ma manifestazioni di portata nazionale non si “rattoppano” o organizzano dalla sera alla mattina. Ci vuole preparazione, competenza e credere che quello che si sta facendo non sia solo un pomeriggio per intrattenere pochi bibliofili, ma un evento che la città di Benevento deve tenersi stretto se vuole diventare quel polo di attrazione culturale a cui aspira.
 

E’ mancata la macchina organizzativa.. Non al San Marco, ma a Palazzo Mosti. 
 

Erika Farese

 

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