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Calcio

Benevento, speranze per D’Alessandro. Vigorito: “In 11 anni tre promozioni sul campo”

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Mentre è partita la prevendita per la trasferta di Torino contro la Juve, il Benevento si prepara ad affrontare la Lazio nell’insolito anticipo domenicale delle 12.30. Per una questione di scaramanzia, i giallorossi scenderanno in campo per la prima volta con la terza maglia, quella nera.

De Zerbi ieri ha fatto lavorare i suoi anche dopo essere appena rientrati dalla Sardegna, lo stesso ha fatto questa mattina. Si nutrono speranze di poter recuperare D’Alessandro almeno per la panchina, mentre per il rientro di Costa bisognerà ancora aspettare. De Zerbi pare orientato a schierare il 4-3-3, ma vuole prima capire quali pedine avrà a disposizione. Fondamentale la rifinitura odierna per consentire al tecnico di fare le scelte definitive. Nel frattempo, il presidente Oreste Vigorito, in una lunga e articolata intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino, ha fatto il punto della situazione riguardo le prospettive della squadra l’esonero di Baroni e l’ingaggio di De Zerbi, svelato diversi retroscena e si è lasciato andare ad un comprensibile sfogo lanciando anche qualche frecciatina.

Di seguito alcuni passaggi salienti: “Anche se il gol di Pavoletti può sembrare una sentenza di condanna, dopo questa partita sono ancora più convinto che ci salveremo. Ormai non è più solo questione di sfortuna. La rete incassata mi ha inizialmente lasciato interdetto, ma poi, quando ho visto le reazioni rabbiose negli spogliatoi, ho acquisito la consapevolezza che qualcosa è cambiato. E non solo per la prestazione sul campo. Quella famosa scossa l’ho avvertita, è stato qualcosa in più di una semplice sensazione.

“Con Baroni e Di Somma eravamo arrivati al punto di non ritorno: non c’erano più alternative. Nella mia vita non ho mai amato le scelte obbligate, ma il calcio è anche questo. Ho provato un grande dolore sul piano relazionale ed emotivo”.

“De Zerbi non ha mai offeso la città e il pubblico sannita. Ha sempre voluto allenare il Benevento, lo cercai già dopo le dimissioni di Auteri. Ha avuto un alterco proprio con Auteri che non lo apprezzava e che non nascondeva la sua antipatia verso questo giovane rampante. Quando Auteri non mantenne l’impegno col Matera per allenare il Benevento, andò via tra le critiche di una intera città. Il club lucano l’anno successivo se lo è ripreso ugualmente, a dimostrazione che il calcio non si può basare su simpatie e intolleranze, o su qualche incomprensione passata, altrimenti gran parte dei trasferimenti dovrebbero essere cancellati. C’è gente che bacia una maglia e l’anno dopo indossa quella del nemico. Sarebbe invece stato diverso se De Zerbi avesse mancato di rispetto alla società e della tifoseria giallorossa. In quel caso, non lo avrei neppure interpellato”.

“Un solo anno di contratto? Me l’ha chiesto lui, per dimostrarmi che non è qui per i soldi ma perché crede in questa impresa. Ha rifiutato finanche il rinnovo automatico in caso di salvezza. Ha voluto fossi libero di decidere se costruire o meno un progetto con lui dopo averlo visto all’opera. Qualunque altro allenatore si sarebbe almeno cautelato per il futuro”.

“Mi sono assunto un grande rischio come ho sempre fatto. Non ho bisogno di popolarità, cerco solo rispetto per la mia correttezza. Sono nel calcio per amore, se tutti desiderano un presidente competente e ritengono che io non lo sia, basta che lo provino. Questo vale per certi tifosi e per Mastella, e anche per De Laurentiis. A differenza di altri, dal mondo del pallone non ricevo alcuna linfa vitale se non quella di essere sentimentalmente ed emotivamente coinvolto dalla passione della gente. Se questa prerogativa dovesse venir meno, come accaduto qualche anno fa, me ne resterò a Posillipo a curare il giardino”.

“Le critiche? Le definirei leggende metropolitane. Qualcuno dovrebbe avere la sensibilità e il coraggio di elencarmi anche un solo favore che ho incassato perché sono presidente del Benevento. Da quando sono in sella, e cioè dal 2007, non ho mai piazzato una sola turbina eolica nel Sannio. Volevo realizzare un centro sportivo a Benevento: dopo che quel progetto è rimasto per quattro anni sulla scrivania di politici e funzionari, sono stato costretto a farlo a Napoli. Non capisco come mai i miei errori vengano visti come peccati mortali, e la promessa di un mio impegno sia trasformata di colpo nella garanzia di avere un risultato. In undici anni ho ottenuto tre promozioni sul campo più due scippate per illeciti sportivi accertati. Una media di quasi una ogni due anni. Trovatemi un altro presidente con questi numeri e poi ne riparliamo”.

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