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ECONOMIA

A due anni dall’alluvione, l’amarezza delle imprese: “Ancora nessun ristoro dei danni”

Il presidente di Confindustria Benevento, Filippo Liverini, ha denunciato il peso della burocrazia lenta e farraginosa: "Siamo ancora ad esaminare le graduatorie e non è arrivato neanche un euro. Il rischio è che alcune aziende chiudano"

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L’acqua, il fango, la paura e poi il rimboccarsi le maniche per spalare detriti da strade, aziende, abitazioni, la solidarietà di tanti, la macchina dei soccorsi.

A due anni dall’alluvione dell’ottobre 2015 Benevento e il Sannio non dimenticano la disperazione di quei giorni vissuta da cittadini e imprenditori per i gravi danni alle case, alle aziende, ma anche alle strade e alle infrastrutture di collegamento, che in alcuni territori, come il Fortore e il Tammaro, furono completamente divelte.

A due anni dall’alluvione i sentimenti sono contrastanti: da un lato c’è sufficiente soddisfazione per le cose fatte, espressa soprattutto dagli organi istituzionali locali, come il sindaco di Circello, Golia, e di Paupisi, Coletta, che dichiarano un sostanziale ritorno alla normalità, grazie alla messa a disposizione del Governo di risorse per le somme urgenze, sul fronte dei collegamenti e delle infrastrutture viarie e della mitigazione del rischio, anche se non negano, comunque, che ancora molte cose ci sono da fare.

Dall’altra parte, soprattutto tra alcuni imprenditori locali, a prevalere è il malcontento e un generale senso di abbandono: a contrada Pantano a Benevento, ad esempio, alcuni cittadini e titolari di imprese prevalentemente agricole hanno dato vita all’iniziativa “Un caffè per l’alluvione” durante la quale hanno evidenziato quanto “la burocrazia stia facendo più danni dell’alluvione”; dalle numerose testimonianze raccolte emerge la stanchezza per l’attesa di fondi per l’indennizzo, annunciati, stanziati e ancora non del tutto ricevuti.

E il peso diventa quasi insopportabile per chi ha provato a rimettersi in piedi facendo affidamento sulle proprie risorse economiche, perché gli aiuti forniti nella fase d’emergenza seppur utili, non sono stati, comunque, sufficienti a fronte dei danni subiti.

C’è chi ce l’ha fatta anche grazie alla solidarietà collettiva, come il pastificio “Rummo”, una delle più colpite della zona industriale di Ponte Valentino di Benevento che ha messo in campo la campagna mediatica “Saverummo”- L’acqua non ci ha mai rammollito” .

Oltre 281 milioni di euro il valore dei danni alle attività produttive, tra quelle agricole e manifatturiere, registrato a seguito della ricognizione del commissario straordinario Grimaldi, quasi 72 milioni quello per i privati, circa 760 milioni di euro su opere e strutture pubbliche.

Solo 43 milioni e 245.474 euro, invece, i fondi di indennizzo stanziati dal Governo a seguito del riconoscimento dello stato d’emergenza con il Fondo di calamità nazionale, e trasferiti al commissario delegato, da destinare alle attività economiche e produttive attraverso il finanziamento agevolato del credito d’imposta, fino a un limite massimo di 450 mila euro.

Per i privati i fondi stanziati dal governo ammontano a 36,5 milioni di euro assegnati nella percentuale dell’80% per le prime abitazioni con danni fino a un massimo di 150 mila euro.

A queste risorse si aggiungono altri 15 milioni di euro stanziati dalla Regione Campania attraverso l’istituzione del Fondo Speciale Eventi Calamitosi per il ristoro a fondo perduto alle grandi, medie e piccole imprese, fino a un contributo massimo di 3 milioni e 500 mila euro per le aziende di grandi dimensioni e fino a 500 mila euro per le altre. Gli strumenti finanziari sono quelli del POC 2014/2020, Fesr e Patto per la Campania.

In aiuto alle aziende agricole per il ripristino della attività anche la misura 5.2.1 del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020. Un terzo intervento finanziario regionale di altri 5 milioni di euro è quello relativo alla riqualificazione delle aziende.

A due anni dalla devastazione, però, alla tenacia e alla resistenza degli imprenditori, che si sono attivati per riavviare le proprie attività, si contrappongono i ritardi nella ricezione degli indennizzi e mancano ancora alcuni interventi per garantire manutenzione e prevenzione.

Una storia di ordinaria burocrazia nelle cui maglie intricate si attenuano e talvolta si perdono le speranze, nonostante il sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Paola De Micheli, durante la sua visita a Benevento il 14 ottobre 2016 abbia dichiarato: “Per i privati dobbiamo spendere i soldi entro dicembre 2016 mentre per le imprese il termine ultimo è il primo trimestre 2017”.

Il tempo, insomma, è ben che scaduto e ad emergere oggi sono la rabbia e l’amarezza degli imprenditori e non basta la rassicurazione fatta pubblicamente dal sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, secondo cui “per le imprese alluvionate i fondi, portati a 43 milioni di euro rispetto agli iniziali 22 già stanziati, stanno per arrivare e tutti i privati che hanno fatto domanda hanno già ricevuto l’indennizzo a fondo perduto”.

A farsi interprete del disagio della classe imprenditoriale è il presidente di Confindustria Benevento, Filippo Liverini, che ha spiegato nel dettaglio le misure attivate, ma anche la farraginosità burocratica ad esse legate che ha impedito, fino ad ora, di ricevere i contributi di indennizzo e rischia, per i tempi lunghi che riserva, di far chiudere le aziende.

A farci un resoconto delle cose fatte e di quelle da fare sono stati l’ex presidente del Consorzio Asi, Luigi Diego Perifano in carica proprio nel periodo dell’alluvione e il presidente di Coldiretti Campania, Gennaro Masiello.

La valle vitulanese e la valle telesina con vigneti e oliveti, la valle del Fortore e del Tammaro con la zootecnia e la cerealicoltura sono stati i territori che hanno subito più danni per quanto riguarda il comparto agricolo. Qui ancora ci sono terreni che portano i segni della devastazione, nonostante gli sforzi degli imprenditori locali.

Secondo Masiello bisogna attrezzarsi per affrontare il cambiamento climatico che non può essere considerato più come emergenza ed è necessaria rapidità burocratica per evitare lo scoraggiamento.

Anche il consigliere regionale delegato all’Agricoltura, Franco Alfieri, ha evidenziato la necessità di adattarsi ai mutamenti climatici e di fare prevenzione per salvaguardare la attività produttive e i territorio.

Le dichiarazioni nel servizio video

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