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SANNIO

‘Benvenute in Paradiso’, il romanzo-verità di Coluzzi presentato a San Lorenzello

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Violenza, prostituzione, femminicidi, tratta di esseri umani, contrabbando, truffa dei beni destinati ai poveri. Sono alcune delle verità contenute nel romanzo – inchiesta ‘’Benvenute in Paradiso, schiave nella terra dei Casalesi’’, Anordest edizioni. Undici inchieste, storie vere, barbarie vissute in prima persona dall’autore, Claudio Coluzzi, nell’ambito del suo lavoro di cronista de Il Mattino, legate da un filo narrativo romanzato, che hanno come teatro Caserta, ma più in generale la Campania, in cui vengono descritti fenomeni criminali che hanno fatto finire sotto inchiesta ben 1500 persone.

Dettagli e retroscena che vanno oltre alcuni degli articoli pubblicati da Coluzzi, già insignito del Premio Miglior cronista nel 2000 ed oggi al capo della redazione beneventana del quotidiano Il Mattino; in particolare un’inchiesta, condotta su due ragazze, Jana e Sonia, schiave dei clan albanesi, nella terra dei casalesi, che diventa la chiave di lettura di una realtà abbruttita, ahinoi, dal crimine. Una realtà che spesso comporta ‘ristrutturazioni’ a livello psicologico, se s’intende la mercificazione della vita intima, la sessualità come “fare” e non come essere, viene privata della sua alchimia. La narrazione, attraverso filmati e diapositive, prende il lettore con il ritmo del noir, ma a volte la realtà è più nera della fantasia. Di fronte a questa tangibile verità, è estremamente pericolosa, pensiamo anche ai crimini perpetrati attraverso la rete, come il cyberbullismo, è essenziale che i giovani non restino spettatori passivi ma acquisiscano la cultura della responsabilità per edificare un futuro migliore. Sono ancora molti i reati di stalking, abusi, violenze sessuali e femminicidi, che restano impuniti. E’ fondamentale che le donne non siano solo in condizioni di autodifesa, ma la prevenzione è compito della Giustizia per garantire all’universo femminile, il privilegio di sentirsi libere.

Un grido di aiuto giunge anche dalle mura domestiche, dove spesso le madri sono vittime di mariti violenti, e come tali private della capacità genitoriale. Pertanto, occorre prevenire e sensibilizzare oltre che offrire un supporto valido alle sempre crescenti richieste di aiuto verso criticità familiari e sociali che non vanno sottaciute (attualmente, sono attivi sul territorio sannita, ben cinque centri antiviolenza).

Le inchieste che hanno fatto emergere la verità, portando all’arresto di un serial killer, alla scoperta di un traffico di bambini figli di prostitute, alla truffa dei beni destinati ai poveri, sono state condotte dal cronista a stretto contatto con un commissario, all’epoca Capo della Squadra Mobile di Caserta, oggi Questore ad Avellino, Luigi Botte.

Drammi attualissimi in cui Coluzzi riesce a fondere cronaca e romanzo (come la fabbrica dei bambini in Germania o la gabbia delle prostitute all’ingresso della Questura di Caserta), mettendo in luce anche contesti e personaggi positivi che con grande dignità si sforzano di lottare contro tutto e tutti.

Un libro dal quale emergono non soltanto riflessioni, ma anche delle proposte: ogni nostra azione, può avere un valore immenso per cambiare gli equilibri del mondo. Pensiamo a come nel Vangelo, la figura più negativa non è Giuda, ma Ponzio Pilato, è l’uomo che non vuole esporsi, che finge di non vedere e se ne lava le mani. Scegliendo di tacere, e di non agire, condanniamo l’intera umanità a morte. Perché autorizziamo il male ad esistere. se sappiamo che un certo prodotto viene fabbricato da ditte che sfruttano il lavoro minorile, non compriamolo più. Se un giornale pubblica annunci pubblicitari di prostitute, non leggiamolo più. Se un programma televisivo ci offende con violenza e cattivo gusto, non guardiamolo più. E’ questa la forza della non-collaborazione, pacifica e costruttiva. Inoltre, le famiglie, i genitori, sono chiamati ad ascoltare molto di più i loro figli, devono saper essere educatori coerenti e credibili, e provando ad invertire il senso di vergogna nei casi violenti.

Un’altra proposta, è quella della “non-cultura del non impegno”, che vorrebbe anestetizzare le nostre menti. Quindi, per evitare questa trappola, occorre impegnarsi seriamente nella società, per la società. Abbiamo delle grandi responsabilità, perché ogni vuoto lasciato dalle nostre cattive azioni, sarà inevitabilmente preso da qualche idolo.

Occorre, pertanto, una seria cooperazione internazionale, regole comuni, una vera politica di integrazione per i popoli che arrivano sul nostro territorio ed una sicurezza integrata.

Un volume che tesse un giallo avvincente, dunque, illustrato sabato sera nella sala del frantoio a Palazzo Massone di San Lorenzello ed organizzato dall’Ente Culturale ‘’Nicola Vigliotti’’ che chiude così il primo semestre del ciclo di incontri culturali, prima della pausa estiva, in cui proseguiranno le attività del laboratorio teatrale. Alla presentazione, moderata da Milena Mancini, responsabile comunicazione dell’Ente ‘Vigliotti’, sono intervenuti oltre all’autore, Paola Galeone, Prefetto di Benevento, Giuseppe Bellassai, Questore di Benevento, il Comandante Alessandro Puel, del Comando provinciale Carabinieri, Luigi Botte, Questore di Avellino, Maria Di Carlo, Consigliere Ordine Psicologi della Campania, Stefania Fappiano, esponente del settore giovani dell’Ente Culturale ‘Vigliotti’, Luciano Lombardi, presidente della Fondazione Massone -Cerza, Aldo Balestra, Ufficio Redattori Capo de Il Mattino, Alfonso Guarino, presidente dell’Ente Vigliotti, Antimo Lavorgna, Sindaco di San Lorenzello.

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1 Commento

1 Commento

  1. Francostars

    2 Lug, 2017 a 20:38

    A prescindere dai riti woodoo, in ambito di prostituzione tra soggetti maggiorenni, mi domando il motivo per il quale a cadere vittime della tratta di persone a sfondo sessuale debbano essere sempre le donne straniere, mentre quelle italiane ne debbano essere quasi esenti, sia in Italia, sia all’estero ed il motivo per il quale i marciapiedi del sesso a pagamento si svuotano durante le vacanze natalizie e pasquali, per non dire di osservare le stesse professioniste con uno smartphone in mano ed anche un’autovettura a disposizione. La risposta a tutto questo è quella che la schiavitù del sesso a pagamento non è molto diffusa.

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