Sindacati
Cmr di Sant’Agata de’ Goti, i sindacati attaccano la proprietà

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“Una proprietà inesistente e presente solo sulla carta ha voluto chiudere alla “grande” il 2014. Un “volo” da uccello rapace sul denaro che lo Stato stanzia per Servizio Pubblico e per finalità sociale, specialmente in questo momento di crisi. Solo negli ultimi due mesi l’ASL ha pagato oltre 2 milioni di euro, senza considerare i soldi percepiti in precedenza. Qualsiasi cifra che arriva cozza contro l’indifferenza di una proprietà che considera i lavoratori usurpatori e presenza da annientare”.
A scriverlo in una nota sono Pasquale Tirino, Vincenzo Razzano e Chiara Savoia, Rsa di Fials, Nursing Up e Ugl, che intervengono sulla vertenza Cmr di Sant’Agata de’ Goti.
Una S.p.A. che non ha la forza di anticipare la tredicesima – aggiungono – è una palla al piede, non solo per i lavoratori della struttura, ma per l’intera comunità sociale. I soldi pubblici che nascono dal sudore e dal sangue dei cittadini italiani meritano di essere utilizzati da mani perbene e dignitose. L’Italia e gli italiani non meritano mentalità che volano basse e soggetti che non si assumono responsabilità.
Il CMR non è in crisi, la stretta gestione economica non produce perdite: se una struttura non rende la proprietà la chiude. Si specula sulla certezza assoluta che comunque i soldi arriveranno, in quanto viene svolto un Servizio Pubblico e non una produzione di bene che deve sottostare alle dinamiche del mercato.
Il CMR – continua – persevera nella crisi continua che da anni ben conosciamo. Essa serve come azione per distogliere l’attenzione dalle problematiche dei lavoratori: attualmente abbiamo 5 stipendi arretrati, più la tredicesima, malgrado l’ASL abbia pagato rimesse fino al mese di Settembre 2014. Il CMR deve avere poco dall’ASL: solo le rimesse di Ottobre, Novembre e la rimanenza del 10% dell’anno 2014.
Se la proprietà ritiene che la situazione della struttura è insanabile, deve chiudere. La vicenda del CMR dovrà passare in mano alla giustizia, con tutte le conseguenze del caso.
Non possiamo più sopportare – concludono – l’umiliazione cronica di chi sistematicamente “vola basso”.