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“Lo Pagliaro” di San Giorgio la Molara: tradizione e speranze. Il rifugio del tempo del signor Biasco

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Le radici profonde non gelano. Una frase, presa in prestito dallo scrittore britannico Tolkien, che in solo 5 parole evoca tradizione e amore per le proprie origini. Con lo sguardo, però, fisso nel futuro. Qualità antiche, ma che appartengono ancora a queste terre: è la storia di Luigi Biasco.

Lo incontriamo nel luogo simbolo della sua battaglia contro il tempo: a mille metri sul livello del mare, a due passi dal lago di San Giorgio la Molara, all’interno del suo “Pagliaro”.

Ci accoglie un uomo schietto, occhi celesti e genuini, mani abili ed esperte stringono le nostre. E’ quello che ci aspettavamo: un uomo di altri tempi. La sua avventura inizia come quella di molti che fanno cose fuori dal comune: nostalgia di quello che era e voglia di guardare con speranza nel futuro.

“Il Pagliaro nasce – commenta il costruttore – per ricordare un modo di vivere che oggi non esiste più”.

Un amore sincero per l’umanità, per il signor Luigi c’è anche questo. “La serratura non c’è – racconta alle nostre telecamere – , chiunque voglia utilizzare il rifugio può farlo”. E non è raro che il proprietario lasci qualcosa da mangiare per chi usa il Pagliaro. Cibo sano che proviene dal vicino orto. “Tutto genuino qui”, scherza con noi. Poi, tornato serio, parla di quella tradizione contadina “che i giovani d’oggi non dovrebbero dimenticare”.

Inizia a far freddo a mille metri di altezza. Facciamo un tour dell’unica stanza del Pagliaro, “lì si sta bene”, racconta fiero il costruttore. Merito solo di tre strati di paglia, di canne, legno e di perfette congiunzioni astrali: “la luna deve essere calante quando si costruisce” è l’unica regola da seguire.

Antica saggezza che ha spinto alcuni fan – tra cui i suoi figli – ad aprire una pagina su Facebook per raccontare le proprie esperienze in quel luogo magico. Ma tra gli ospiti ci sono stati anche studenti universitari giunti per approfondire le tecniche di costruzione.

“Ho in mente di costruirne un altro – ci confida Biasco mentre andiamo via – in onore della mia nipotina Sara, che è nata da pochi giorni”.

Ritorna il tema della famiglia e delle generazioni. Il ciclo della vita: un chiodo fisso per chi come il signor Luigi vive con un piede nel presente ed uno nel futuro, a cavallo di due mondi che si appartengono, ma che sembrano dimenticarsi. E lui tra i pochi a dividere il gelo e le radici.

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