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Piero Mancini: “Non basta una sfilata per dire no al fascismo”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata da Piero Mancini, sul significato del 25 aprile e l’antifascismo.
“Da qualche anno, il 25 aprile, l’ANPI organizza una sfilata istituzionale. Un piccolissimo corteo nell’isola pedonale, che favorisce la presenza di politici, amministratori, sindacalisti e oscuri esponenti di oscuri partitini che mostrano le loro bandire un sol giorno, ogni anno. Insomma si favorisce l’occasione per una fuggevole visibilità. Anche ieri la vuota, inutile e nostalgica liturgia, è stata organizzata, finalmente disertata dagli antifascisti più consapevoli.
A cosa serve, ci chiediamo, se questo antifascismo, di maniera e rituale, non riesce ad impedire alla Provincia di mettere a disposizione un proprio locale ad uno dei peggiori fascisti che circolano nel nostro paese per propagandare le sue esecrabili idee? L’ANPI cosa ha fatto affinché ciò non avvenisse? E i partiti, e i sindacati?
Questo negativo episodio segna un profondo distacco tra le istituzioni, i partiti, i sindacati e l’ANPI con gli antifascisti più consapevoli. Il ricordo della Resistenza dovrebbe, attivamente e concretamente, contribuire alla creazione dei necessari anticorpi, politici e culturali, per impedire il ritorno di una catastrofe umana che ha segnato il nostro popolo.
Viviamo una profonda e pericolosa crisi economica e sociale. In Europa questa ha portato alla nascita, e ad un preoccupante sviluppo, di centinaia di partiti che alla tragedia fascista e nazista fanno riferimento.
Per questo è ora di dire basta all’antifascismo dal collo torto. Ai nostalgici della Resistenza che fu. E’ giunta l’ora di iniziare ad evidenziare i pericoli reali del neofascismo che si profila all’orizzonte.
Agli anziani partigiani noi portiamo rispetto, e gratitudine per averci ridato la libertà, però ci siamo stancati di sentire solo i ricordi delle loro gesta. Non siamo i nipotini affascinati dalle storie antiche raccontate nei giorni d’inverno intorno al camino.
Noi riteniamo che è giunta l’ora di cambiare registro. Bisogna iniziare, anche a Benevento, ad analizzare i pericoli reali derivanti dal neoliberismo che, distruggendo il tessuto sociale, costruito dalle lotte degli anni sessanta e settanta, crea le condizioni, politiche e culturali, per lo sviluppo di un moderno fascismo.
Bisogna attrezzarsi per riconoscere, prima che sia troppo tardi, il fascismo di oggi e di domani.”