POLITICA
Calenda all’Unisannio: “Stop a fuga con sgravi fiscali in particolare ad under 35”. Critiche a Fico e Mastella
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Il tour di Carlo Calenda negli atenei italiani ha fatto tappa all’Università degli Studi del Sannio, dove il leader di Azione è stato protagonista di un question time organizzato in collaborazione con l’Associazione Studenti di Ingegneria. Un’iniziativa che si inserisce in un viaggio più ampio nelle università, con l’obiettivo dichiarato di intercettare umori, paure e aspettative del mondo studentesco.
“Io penso che la politica debba andare dai giovani e non viceversa”, ha detto Calenda spiegando la ratio dell’iniziativa, che coinvolgerà in totale 50 atenei. Ciò che è emerso finora – ha raccontato – riguarda soprattutto i temi dell’Unione Europea, dell’Ucraina e le preoccupazioni legate al lavoro. Un tema, quest’ultimo, che in un territorio come quello sannita si intreccia allo spopolamento giovanile, che secondo il senatore va contrastato principalmente con una misura fiscale mirata. “Da cinque anni – ha detto – proponiamo di concentrare il taglio delle tasse per i ragazzi sotto i 35 anni, che sono quelli che guadagnano di meno”.
A margine dell’iniziativa è intervenuto anche sulle recenti elezioni e sulla vittoria di Roberto Fico. Secondo Calenda il neo presidente non ha l’ esperienza sufficiente per governare una regione complessa come la Campania “Non abbiamo appoggiato nessuno – ha spiegato – sono state elezioni fondate sul clientelismo, frutto di un accordo di potere tra persone che in realtà si odiano, mettendo davanti Roberto Fico che non ha mai gestito nulla. La Campania è una regione complicata e non puoi affidarla a chi non ha esperienza lavorativa. Credo che non farà bene, ma i cittadini lo hanno scelto e vedremo come andrà”
Restando in tema di elezioni, inevitabile il riferimento al risultato ottenuto da Noi di Centro, il partito che fa capo a Clemente Mastella. Alla domanda se si aspettasse un consenso così ampio, Calenda ha risposto senza esitazione, criticando anche alcune scelte, in particolare quella di candidare il figlio Pellegrino. “È il rappresentante di un modo di fare politica che con me non ha nulla a che vedere. Io non trovo giusto candidare il proprio figlio e chiedere che entri in giunta: anche dal punto di vista estetico è una cosa un po’ così. Io non lo farei, poi ognuno si regola come vuole”.




