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A Benevento il progetto GISAT: il teatro come strumento di inclusione sociale per i giovani
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Grazie a un finanziamento dell’Unione Europea tramite il programma Erasmus+, le associazioni OldNewMethod APS hanno dato vita a un progetto innovativo che unisce inclusione sociale e teatro: GISAT – Giovani per l’Inclusione Sociale Attraverso il Teatro.
L’obiettivo è ambizioso ma concreto: aiutare i giovani a superare la paura di socializzare e a ritrovare fiducia nella relazione con l’altro, in un mondo dove reggere uno sguardo dal vivo sembra ormai un’impresa.
Secondo alcune ricerche, nel 2025 solo il 4% degli americani ha partecipato a un evento sociale dal vivo. Un dato preoccupante, che fotografa un trend in crescita anche in Europa: sempre più persone interagiscono dietro uno schermo, ma sempre meno si incontrano nella realtà. «Viviamo immersi in una pelle digitale» – spiegano gli organizzatori – «che ci fa perdere la naturalezza del contatto umano. Il corpo si chiude, il torace si abbassa, gli occhi sfuggono: ci proteggiamo dagli altri senza accorgercene».
In questo contesto, il teatro torna a essere una palestra sociale, dove riapprendere la presenza, la fiducia e l’ascolto reciproco. Un luogo dove è possibile allenare il “muscolo emotivo”, atrofizzato da anni di comunicazioni filtrate e interazioni virtuali.
Durante l’ultimo incontro, tenuto il 18 ottobre, circa 40 ragazzi hanno partecipato al laboratorio condotto dall’attrice e insegnante Viviana Altieri, e facilitato dal team di psicologi esperti ed in formazioni, coordinati dal dott. Paolo Meoli e la squadra di Dot aps.
Attraverso esercizi di ascolto, improvvisazione e fiducia reciproca, i partecipanti hanno esplorato il tema della presenza autentica e dell’espressione emotiva.
Uno degli esercizi più intensi prevedeva di sostenere lo sguardo dell’altro per cinque minuti.
Un gesto all’apparenza semplice, ma che ha rivelato la difficoltà di molti a restare “visti” senza difese. «All’inizio tutti cercavano di coprire il petto o distogliere lo sguardo», racconta Altieri, «poi qualcosa si è sciolto. È bastato restare lì, insieme, per ricordarsi che guardarsi non è pericoloso».
Uno dei momenti più significativi del laboratorio è stato un esercizio verbale: ai partecipanti è stato chiesto di dire una parola che normalmente non riescono a pronunciare.
Le più comuni? “Hai ragione tu”, “Aiuto” e “No”.
Tre semplici parole che, nella vita quotidiana, diventano spesso impossibili da dire per paura del giudizio, del rifiuto o della vulnerabilità. «Il teatro aiuta a dare forma a ciò che abbiamo paura di mostrare» – spiegano i formatori – «e quando lo fai in un gruppo accogliente, scopri che non sei solo».
Alla fine del laboratorio, la tensione iniziale ha lasciato spazio a sorrisi, leggerezza e fiducia.
Chi era entrato in silenzio, è uscito con una voce più sicura.
Chi temeva di essere giudicato, ha scoperto la libertà di essere ascoltato.
Il progetto GISAT è solo il secondo di quattro eventi previsti per il 2025, e fa parte di un percorso più ampio di ricerca e sperimentazione sulle nuove forme di inclusione giovanile.
L’iniziativa, sostenuta dai fondi Erasmus+ dell’Unione Europea, nasce con l’intento di unire la tradizione teatrale italiana a un approccio psicologico e sociale moderno, per offrire ai giovani spazi di incontro e crescita collettiva. «Abbiamo bisogno di nuovi modi di stare insieme fisicamente» – sottolineano gli organizzatori – «e il teatro è uno degli strumenti più efficaci per ritrovare il senso di comunità e appartenenza che stiamo perdendo».
Il percorso GISAT proseguirà con due nuovi incontri tra novembre e dicembre 2025, con date e sedi che verranno comunicate a breve.


