POLITICA
Missione in Ucraina, dieci attivisti beneventani con il MEAN per il Giubileo della Speranza: ‘Abbiamo visto il volto della guerra e della speranza’

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Centodieci attivisti del MEAN (Movimento Europeo di Azione Nonviolenta), guidati dal coordinatore Angelo Moretti, hanno partecipato nei giorni scorsi a una missione in Ucraina per celebrare il Giubileo della Speranza, un viaggio nelle terre ferite dalla guerra per portare solidarietà, ascolto e memoria. Tra loro anche dieci attivisti beneventani, che il 14 ottobre scorso hanno condiviso le loro testimonianze in un incontro pubblico organizzato nella sede di Civico 22, promotore dell’iniziativa.
Dai racconti emersi durante l’incontro, un quadro vivido e toccante della tragedia umana in corso: una donna ucraina che trascorre una notte insonne cercando parole di conforto per il nipote, devastato dalla morte dei suoi tre migliori amici; le distese di bandiere gialle e blu nel cimitero di Kharkiv; le migliaia di bandierine a piazza Maidan a Kyiv, ognuna in memoria di un soldato o di un civile caduto; il vento che le muove come a sussurrare le vite spezzate. E poi la confessione di un giovane attivista che ha detto di aver “compreso la morte” solo dopo aver abbracciato il padre di una vittima. Infine, il bombardamento a pochi chilometri dal treno che li riportava a casa, con droni e missili che hanno sfiorato una delle ultime stazioni prima della frontiera.
Un viaggio pieno di dolore e consapevolezza, ma anche di gratitudine e speranza. «I più giovani del gruppo ci hanno detto, guardandoci negli occhi, che hanno capito davvero le ragioni della lotta del popolo ucraino», è stato riferito durante l’incontro.
Nonostante la portata simbolica e politica della missione, solo il pericolo sfiorato ha attirato l’attenzione della stampa nazionale. Un silenzio che interroga, soprattutto nel confronto con la grande mobilitazione della società civile per la causa palestinese: se, giustamente, manifestazioni e prese di posizione si sono moltiplicate contro i crimini di Israele a Gaza, la guerra in Ucraina sembra ormai relegata ai margini del dibattito pubblico. Paradossalmente, mentre i governi occidentali continuano a ribadire il sostegno a Kyiv, nell’opinione pubblica europea serpeggiano indifferenza, scetticismo e disinformazione, alimentata anche da fake news che legittimano l’aggressione russa.
Secondo le più recenti stime internazionali, il conflitto ha già causato oltre 1 milione e 300 mila vittime: un milione tra le file russe, circa 300 mila tra civili e militari ucraini.
La missione del MEAN, che da mesi segue con attenzione le sorti del popolo ucraino, è stata quindi anche un atto profondamente politico: ha riportato l’attenzione su un conflitto colpevolmente ignorato, ha smascherato narrazioni distorte, e ha riaffermato che democrazia, libertà e diritti non si difendono solo con le armi, ma anche con la cultura della nonviolenza, una delle eredità più preziose del Novecento.
Da questa esperienza nasce anche un rilancio di proposta: istituire finalmente i Corpi Civili di Pace, un’idea già sognata da figure come Alexander Langer, ma ancora mai realizzata a livello europeo. Una proposta che il MEAN porterà avanti con determinazione, a partire proprio dall’Ucraina.