POLITICA
Aree interne, Giuseppe De Mita: “Senza sperimentazione deciderà un algoritmo”. Da San Marco dei Cavoti idee contro il declino
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In un tempo in cui le aree interne rischiano di scomparire dalle mappe dello sviluppo, San Marco dei Cavoti sceglie di non arrendersi. Nel cuore del Sannio beneventano ha preso il via la rassegna “I Dialoghi del Laboratorio”, promossa dall’associazione Laboratorio Socio-Culturale Sammarco. Un ciclo di incontri mensili che, fino a dicembre, punta a trasformare il disagio dell’Italia interna in piattaforma di idee, proposte e azioni concrete.
Ad aprire il ciclo, nella Sala Consiliare del Comune, l’incontro “Quali politiche future per l’Alto Sannio beneventano”: un dialogo aperto tra istituzioni locali, studenti e il mondo politico nazionale, rappresentato per l’occasione da Giuseppe De Mita, segretario di Base Popolare.
Stisi: “Così lo Stato condanna le aree interne al suicidio assistito”
Ai microfoni di Ntr24 Stefano Stisi, presidente del Laboratorio socio-culturale Sammarco, che ha puntato il dito contro il nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (P-SNAI, accusato di contenere una visione passiva e rinunciataria nei confronti dei piccoli centri.
“Secondo quel documento – ha dichiarato Stisi – i centri che non sono più attrattivi o economicamente forti dovrebbero essere avviati verso un ‘naturale estinguersi’, una sorta di suicidio assistito. Se lo dicesse un privato, potremmo anche ignorarlo, ma quando lo afferma lo Stato, è gravissimo. È come dire: ‘Non crediamo più in voi’.”
Stisi ha ricordato come le aree interne rappresentino circa il 40% del territorio nazionale e il 30% della popolazione italiana: “Parliamo di milioni di cittadini. Non possiamo accettare che lo Stato decida chi merita di vivere e chi no. Non possiamo selezionare le parti d’Italia da salvare solo in base al PIL.”
Nel suo intervento ha poi sottolineato come la ricchezza non sia soltanto una questione economica: “Il PIL ci dice chi è più ricco, forse. Ma la vera ricchezza è un sentimento, un modo di vivere, una qualità relazionale. Dovremmo guardare alla capacità delle comunità interne di rinnovarsi, non solo ai numeri.”
De Mita: “Serve un cambio culturale. Non possiamo lasciare decidere agli algoritmi”
Al centro del dialogo con i giovani e gli amministratori locali, l’intervento di Giuseppe De Mita ha provato a fornire una visione di lungo periodo, partendo da una domanda cruciale: le aree interne sono un peso o una risorsa? “La questione – ha spiegato De Mita – non riguarda solo la Campania, ma tutta la dorsale appenninica. E il punto vero è questo: vogliamo guardare ai luoghi o alle persone? Se mettiamo al centro le persone, dobbiamo trovare modalità nuove per garantire loro diritti fondamentali: scuola, sanità, mobilità.”
Secondo De Mita, uno dei nodi principali è culturale: “Abbiamo avviato la Strategia per le aree interne, ma con strumenti vecchi, pensati per un’Italia che non c’è più. Continuare a distribuire risorse sulla base della demografia è un errore, perché la popolazione cala non solo per emigrazione, ma per un crollo delle nascite. Serve un cambio di paradigma.”
Tra gli strumenti indicati per affrontare la crisi delle aree interne, De Mita ha richiamato l’importanza dell’innovazione normativa e della sperimentazione sociale: “Se per aprire una classe a San Marco adottiamo le stesse soglie di alunni previste per Napoli, non ne usciamo. Dobbiamo sperimentare: apriamo comunque le scuole per dieci anni, anche se ci sono pochi alunni, e misuriamo gli effetti. C’è meno abbandono scolastico? Migliora la qualità della vita? È così che si costruisce una politica vera.”
Infine, un monito: “Se restiamo legati a criteri economici rigidi, tra poco deciderà un algoritmo. E allora non ci sarà più bisogno della politica. Il nostro compito è invece innovare, sperimentare, cercare soluzioni fuori dagli schemi.”
Il calendario e la visione del Laboratorio
La rassegna continuerà con altri tre appuntamenti: a ottobre si parlerà di energie rinnovabili, a novembre del diritto alla salute, a dicembre delle prospettive di sviluppo economico in assenza di interventi statali. Ma al di là del calendario, è la visione ad emergere con forza: riportare al centro del dibattito non il prodotto interno lordo, ma la qualità della vita, i legami sociali, il senso di appartenenza. Le aree interne non chiedono assistenzialismo, ma dignità, ascolto e politiche su misura. E San Marco dei Cavoti vuole essere un laboratorio per dimostrare che un’altra Italia è ancora possibile.