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IoXBenevento: “Avanti con una rete istituzionale che progetta e realizza azioni concrete per e con i giovani”

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Siamo un Paese «sonnambulo», cieco dinanzi ai presagi, come la crisi demografica. In vent’anni abbiamo perso quasi tre milioni di giovani. Nel 2050 si stimano quasi 8 milioni di persone in età attiva in meno: una scarsità di lavoratori che avrà un impatto inevitabile sull’economia e sul welfare (pensioni, sanità, sociale, scuola). A ricordarcelo è stato l’ultimo Rapporto Censis che ha delineato uno scenario preoccupante.

I Giovani sono pochi, esprimono un peso demografico leggero, inesorabilmente contano poco. Non sorprende dunque se l’Italia continui a essere un Paese di emigrazione (sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero), con una perdita di competenze enorme. Chi ha meno di 30 anni ha trascorso tutta la propria esistenza in un Paese con debito pubblico superiore al prodotto interno lordo: cioè, ha visto la società in cui è nato e cresciuto vivere a debito, a spese del domani. Si trova inoltre in un Paese con domanda di spesa pubblica per la componente anziana destinata ad aumentare. «Tutto questo imporrebbe ancor più che in passato di mettere le nuove generazioni al centro dei processi di crescita del Paese. Ed è proprio questo ruolo che manca e che i giovani in Italia sentono di non veder riconosciuto. Da tempo il nostro Paese mostra disinteresse per la diminuzione quantitativa e preparazione qualitativa delle nostre ragazze e ragazzi. Il 12,7% degli studenti non arriva al diploma, abbandona precocemente gli studi, al Sud si arriva al 15%, sostiene Save The Children. C’è poi il 9,7% del totale, quasi un diplomato su 10 nel 2022, senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università. Laddove la povertà minorile è più alta e sarebbe dunque importante un’offerta formativa di qualità. L’emergenza Covid ha peggiorato molti indicatori, una delle conseguenze della pandemia è stato l’aumento della dispersione implicita, termine con cui si intende «la quota di studenti che terminano il loro percorso scolastico con competenze di base inadeguate in tutte le materie rilevate nelle prove Invalsi (italiano, matematica e inglese)». La percentuale di ragazzi con competenze inadeguate, secondo i dati Openpolis è passata dal 7,5% del 2019 al 9,8% del 2021. I test Invalsi 2022, tuttavia, sembrerebbero segnare una stabilizzazione (9,7%) ma non un ritorno al pre-Covid. Arrivare a terminare gli studi con scarse competenze porta più facilmente all’abbandono degli studi, al limbo dei Neet, alla rinuncia a costruire un futuro migliore. Questa situazione colpisce soprattutto ragazze e ragazzi con alle spalle le famiglie più fragili a livello economico, culturale e sociale e affligge soprattutto, come si evince, le aree del paese più deprivate e maggiormente segnate dalle disuguaglianze, in particolare il Sud, le isole e le aree interne. Ciò espone maggiormente i giovani italiani, rispetto al resto d’Europa, al rischio di diventare Neet (gli under 30 che non studiano e non lavorano) che nel 2023 ha raggiunto la soglia del 19 % in tutta Italia – 1.7 milioni di giovani – al sud 39%, il 23% nel centro del Paese, il 20%, al nord-Ovest e al 18% al nord-Est – dati ActionAid e CGIL. In Campania vivono il 34% di Neet della popolazione giovanile. A lungo andare il disinvestimento del Paese sui giovani diventa un boomerang, non solo perché senza rinnovo generazionale qualsiasi collettività è destinata al declino ma anche perché a un certo punto sempre più giovani rinunceranno a investire sul proprio Paese, chi potrà progetterà altrove il proprio futuro e non è una scelta che farà bene al futuro dell’Italia. Forse non è neanche una scelta se a questi dati si tiene conto anche del tasso di disoccupazione giovanile: Campania 53,6%, Sicilia 53,6%, Calabria 52,7% (dati Eurostat 2022). Mentre per l’autonomia e indipendenza giovanile, Il Sole 24 Ore documenta: nel Mezzogiorno il 71,5% dei 18-34enni nel 2022 vive in famiglia.

Questi dati fanno ben capire come agli occhi dei più giovani l’impiego stia diventando un’incognita sempre più evanescente. In Italia la quota di neoassunti con un contratto precario è al 70%, una delle più elevate dei Paesi dell’OCSE. I giovani che lavorano sono, i cosiddetti working poor, pur essendo occupati, non riescono a garantirsi un livello di sussistenza adeguato.

Una tale configurazione del mondo del lavoro ha prodotto una crisi ed un disorientamento anche di altre dimensioni sociali, da quelle educative e formative a quelle dell’impegno politico e sociale. Per quanto riguarda il primo aspetto pensiamo al percorso di costruzione dei fondamenti educativi e formativi per entrare a far parte di questa società. Per un verso oggi i giovani si rendono conto almeno in parte di stare affrontando un lungo percorso di studi, da un minimo di 13 a 17/18 anni di studio (per chi fa l’università) o anche di più se contiamo specializzazioni, master, dottorati, ecc., senza che questo assicuri una qualsivoglia connessione con il lavoro. La connessione tra formazione e lavoro oggi non è affatto assicurata, anzi diminuisce sempre di più. C’è un fatto di fondo nel vissuto delle giovani generazioni che va assolutamente compreso, un senso di precarietà e di incertezza che invade ogni spazio della vita sociale e intima: dalla dubbia utilità del loro studio alla fragilità del lavoro, dalla crisi delle famiglie e delle relazioni primarie all’incertezza economica, dalla crisi delle agenzie formative a quella delle istituzioni politiche.

Ascoltare, studiare il disagio giovanile è diventata oggi una priorità significativa che nessuno può più ignorare e/o sottovalutare, gli episodi di violenza sono ingiustificabili ma questo fa ben percepire il disagio, la sofferenza e i conflitti esistenziali degli adolescenti.

Io X Benevento ha le idee chiare ed una visione che è proiettata allo sviluppo sostenibile del territorio e della comunità, sta costruendo una rete di Partner, pubblici e privati, dalle Università che si occupano scientificamente del disagio giovanile, agli Enti locali, così come Realtà del mondo produttivo, associazioni di categoria, scuole di formazione ed Enti del Terzo Settore, con la consapevolezza di abbracciare una sfida onerosa e molto impegnativa ma le contingenze ci spingono a lavorare per mettere insieme intelligenze e competenze per lavorare seriamente per e con i giovani, dichiara il presidente di IO X BENEVENTO, Giuseppe Schipani.

Oggi, firmiamo un protocollo di intesa con la CIA, associazione di categoria agricola autorevole e riconosciuta in ambito nazionale, frutto di una seria ed approfondita analisi di contesto che ci ha permesso di elaborare una strategia di approccio e di metodo.

La CIA svolgerà un ruolo fondamentale di raccordo, analisi e progettazione in relazione ad una delle potenzialità oggettive del nostro territorio: l’agroalimentare.

Mettere in connessione i desideri dei giovani con le eventuali opportunità che il nostro territorio ci offre è una strategia che potrebbe generare un impatto notevole per favorire la formazione degli adolescenti, l’occupazione e contrastare il disagio e lo spopolamento.

A partire da metà settembre partiremo con un progetto a lungo termine che parte anzitutto dal cambiare le modalità di approccio e di relazione con i giovani, bisogna lavorare prima sull’emotività, sull’ascolto per studiare dove nasce il disagio, che desideri custodiscono i ragazzi e che idea hanno del futuro, occorre creare un luogo di aggregazione, di confronto, di co-progettazione e poi un laboratorio permanente di co-working. Produrre politiche pubbliche orientate per i giovani e mirate alla promozione di un sistema integrato, richiede tempo e lavoro al fine di ottenere un impatto concreto e sostenibile.

Continuare a produrre una formazione che non trova correlazione con le necessità del nostro territorio, può solo produrre uno spreco di risorse economiche pubbliche, una ulteriore delusione per i giovani che poi saranno costretti ad andare via e dunque si incrementerà lo spopolamento.

E’, dunque, assolutamente necessario rivedere l’offerta formativa degli Enti che la erogano, il nostro territorio ha due potenzialità oggettive: agroalimentare e turistica-culturale ma non c’è attualmente nessun indirizzo universitario e/o formativo su questi temi e su questo bisogna iniziare a lavorare seriamente se non si intende compromettere il futuro dei nostri ragazzi.

L’indirizzo, la proposta del Sindaco Mastella e la determinazione del risultato raggiunto che consentirà di erogare un corso di laurea della facoltà di Medicina è un primo passo in avanti, bisogna assolutamente continuare a lavorare per mettere in connessione la formazione, l’occupazione giovanile con le potenzialità e le necessità del territorio.

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