ECONOMIA
Oltre 40 anni di ‘Pica’: il calzone fritto che racconta Benevento e le sue trasformazioni

Ascolta la lettura dell'articolo
Nel cuore pulsante del centro storico di Benevento, al civico di Corso Vittorio Emanuele III, esiste un luogo che da quarant’anni non è soltanto una pizzeria e tavola calda, ma un punto fermo nella memoria e nel cuore di generazioni di beneventani. È la Pizzeria Pica, fondata e portata avanti con amore e dedizione da Marcello Pica e Carmela Romano, coppia nella vita e nel lavoro.
Il 14 giugno 2024, Marcello e Carmela hanno spento le prime quaranta candeline della loro attività, un traguardo raro e prezioso nel mondo della ristorazione. Era il 1984 quando decisero di rilevare un locale già attivo dagli anni ’60, trasformandolo poco alla volta in quello che oggi è: una vera istituzione cittadina.
Dietro il bancone e in cucina ci sono sempre stati loro, affiancati da uno staff fidato e formato in casa, spesso da zero, secondo lo stile e i valori della famiglia Pica. Una gestione familiare, autentica, fatta di sveglie all’alba, lunghi turni e tante soddisfazioni, spesso arrivate con un semplice “è buonissimo” pronunciato da un cliente.
La Pizzeria Pica è un rifugio per studenti affamati, impiegati in pausa pranzo, professori universitari, operai e passanti di ogni età. I calzoni fritti, gli involtini ketchup e würstel, i tramezzini preparati ogni mattina da Carmela e la celebre pizza con patate, prosciutto cotto e mozzarella sono diventati piccoli grandi classici del gusto cittadino.
In quarant’anni è cambiato tutto: la città, la clientela, le abitudini. Ma non è cambiata la passione con la quale Marcello e Carmela si alzano ogni mattina per offrire un pezzo della loro storia in ogni piatto.
Sig. Marcello, come e quando nasce la Pizzeria e Tavola Calda Pica?
L’attività così com’è oggi nasce ufficialmente il 14 giugno 1984, quando io e mia moglie decidemmo di rilevare questa pizzeria. Però il locale esisteva già da prima, probabilmente dagli anni Sessanta, ed era già un punto di riferimento per la pizza al taglio. Con la costruzione del palazzo fu aperto il locale, e noi nel tempo l’abbiamo trasformato. Non venivamo da questo settore: ci siamo formati da zero, affiancati inizialmente da chi già ci lavorava. Poi, quando abbiamo preso sicurezza, abbiamo proseguito con le nostre forze.
La gestione è sempre stata familiare?
Siamo sempre stati presenti io e mia moglie, ma abbiamo avuto anche dipendenti. Anzi, abbiamo spesso formato personale da zero, per trasmettere il nostro metodo e mantenere la qualità del prodotto.
Quali sono stati i piatti simbolo degli inizi e quali sono rimasti nel tempo?
Fin da subito i calzoni fritti sono stati il nostro punto di forza, insieme agli involtini, in particolare quelli al ketchup e wurstel e ai quattro formaggi. Un altro nostro cavallo di battaglia sono i tramezzini fatti in casa, preparati ogni mattina da mia moglie. Sono piatti che non sono mai usciti dal menù.
Com’era Benevento negli anni ’80 e come si è trasformata in questi quarant’anni?
Negli anni ’80 la zona era molto più viva. C’erano tanti negozi e passaggio continuo, anche grazie al terminal in Piazza Santa Maria. Oggi purtroppo molti locali sono chiusi. È cambiata molto la fisionomia della città. Ed è cambiato tutto in peggio.
Avete mai vissuto momenti difficili?
Certo, come in ogni attività. Ma li abbiamo sempre affrontati con lavoro, impegno e con il sostegno della nostra clientela affezionata, che non ci ha mai fatto mancare fiducia e affetto.
Chi è il vostro cliente tipo?
È una clientela molto variegata: studenti, professori, impiegati, operai. Insomma, passa davvero di tutto. Il turismo è meno presente, ma abbiamo una clientela locale molto solida.
C’è un ricordo che custodite con particolare affetto in questi 40 anni?
Sicuramente, le soddisfazioni quotidiane: ogni volta che un cliente ci dice che i nostri prodotti sono buoni e freschi, per noi è una gioia. È la ricompensa di tanti sacrifici.
Un mio ricordo è la trasformazione e la ristrutturazione del locale…
Sì, anche se ormai sono passati diversi anni. Ma sin dall’inizio abbiamo mantenuto la struttura con banco e spazio per il consumo sul posto, perché volevamo offrire anche un luogo dove fermarsi, non solo per l’asporto.
Com’è stata la vostra giornata tipo in questi anni?
Inizia presto: alle 8 del mattino siamo già in negozio, prepariamo tutto per il pranzo. Mia moglie resta spesso fino alle 16. Poi, la sera, riapriamo fino alle 21 circa per l’asporto. È un lavoro duro, ma lo abbiamo sempre fatto con amore.
Qual è, secondo voi, il segreto della vostra longevità?
La passione. Senza quella non vai lontano, soprattutto in questo lavoro, che è duro e richiede grande dedizione.
Se doveste scegliere un solo prodotto che vi rappresenta?
Il calzone fritto. A Benevento, quando si parla di calzoni fritti, si parla di Pica.
La clientela è cambiata nel tempo?
Sì, oggi è più esigente e attenta alla salute, chiede spesso informazioni sugli ingredienti. Noi ci siamo adeguati, pur restando fedeli alla nostra identità.
Anche lo staff è cambiato negli anni?
Sì, i dipendenti si sono alternati, ma mia moglie ha sempre insegnato il mestiere a tutti. Abbiamo preferito formare le persone da zero, per trasmettere il nostro stile e modo di lavorare.
E il futuro dell’attività?
Per ora siamo noi, io e mia moglie. I nostri figli non hanno intenzione di continuare. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.