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Il sindaco di Cusano Mutri: ‘Ripartire dall’interno, territori che potrebbero essere risposte per sfide del presente’

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“Ho partecipato di recente al convegno “Politiche e progetti di sviluppo tra centro e periferie: opportunità, criticità e buone pratiche”, nell’ambito della II edizione del 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚𝐥 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐄𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. Un’occasione importante – scrive il sindaco di Cusano Mutri, Pietro Crocco – per riflettere insieme a istituzioni, studiosi e attori del territorio sulle sfide che le aree interne si trovano oggi ad affrontare.
Negli ultimi giorni ha suscitato grande preoccupazione l’obiettivo 4 del nuovo 𝐏𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞𝐠𝐢𝐜𝐨 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞 𝐚𝐫𝐞𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐞 del Governo, in cui si parla esplicitamente di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile” per alcuni territori già demograficamente fragili.
Un’espressione che, come Sindaco, non posso accettare. Perché definire “irreversibile” il destino di intere comunità significa rinunciare in partenza, scegliere la via dell’abbandono anziché della responsabilità.
Non ci possiamo rassegnare a un futuro fatto solo di servizi minimi e digitalizzazione “a distanza”. Crediamo in un progetto che mantenga vive le relazioni, la cultura, il lavoro, la presenza umana nei territori. 𝐄 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐥𝐞 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐯𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐥𝐢𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐨, 𝐥𝐞 𝐚𝐫𝐞𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐞 𝐝𝐞𝐯𝐨𝐧𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐚𝐭𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐫𝐢𝐟𝐮𝐠𝐢 𝐜𝐥𝐢𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢: 𝐥𝐮𝐨𝐠𝐡𝐢 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐢𝐫𝐨, 𝐞𝐪𝐮𝐢𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢𝐨 𝐞 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞, 𝐠𝐫𝐚𝐳𝐢𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐛𝐨𝐬𝐜𝐡𝐢, 𝐫𝐢𝐬𝐞𝐫𝐯𝐞 𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐢, 𝐚𝐥𝐭𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐛𝐢𝐨𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚̀.
A Cusano Mutri, in particolare, stiamo lavorando per valorizzare questo patrimonio prezioso, anche attraverso il riconoscimento del Parco Nazionale del Matese. Una grande opportunità – prosegue il primo cittadino – per rilanciare il territorio puntando su ambiente, sostenibilità e turismo responsabile.
Oggi più che mai è necessario fare rete tra Comuni, cittadini e terzo settore. Dobbiamo unire le forze, non per gestire la decadenza, ma per costruire alternative e restituire dignità e futuro alle nostre comunità. E questi paesi, dalla storia millenaria, non possono e non devono essere abbandonati. Sono scrigni di memoria collettiva, di identità culturali che non si trovano altrove. Abbandonarli significherebbe recidere le radici di un intero Paese, perdere un patrimonio inestimabile di storia, di coesione sociale, di bellezza.
Non è un caso se sempre più turisti scelgono queste aree per respirare, rallentare, ritrovare se stessi, per cercare un’autenticità che molte città non sono più in grado di offrire. Vengono per riscoprire radici, per ascoltare storie, per assaporare identità e tradizioni che resistono, vive e accoglienti, nel cuore dell’Italia interna.
𝐂𝐡𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐢 𝐢𝐫𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚. Di chi sceglie ogni giorno di non partire, di costruire, di curare, di credere.
Di chi abita questi luoghi con orgoglio e responsabilità, senza aspettare concessioni ma chiedendo possibilità. 𝑳𝒆 𝒂𝒓𝒆𝒆 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒏𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐. 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒕𝒖𝒓𝒐”, conclude Crocco.