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CULTURA

Top e Flop dei look al BCT di Benevento: Foglietta e Bianchi con stile, Giallini outfit da campeggio e Chillemi sposa da spiaggia

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Le foto e i look delle celebrità al Photocall del Bct 2025, il Festival del Cinema e della Televisione Città di Benevento. Una raccolta dei top e dei flop degli outfit indossati dai Vip analizzati, descritti e votati dall’eco designer sannita Franco Francesca, che non è in Italia in questi giorni… ma non si è certo allontanato dallo stile. Lo abbiamo raggiunto nella meravigliosa Santorini, dove sta presentando la sua nuova White Collection ecosostenibile, ispirata ai colori puri e intensi dell’ambiente mediterraneo greco ma rigorosamente Made in Sannio. Franco ha accettato con entusiasmo di commentare – con la sua consueta ironia e occhio tagliente – i look dei protagonisti del Festival BCT. Gli abbiamo inviato una selezione di foto dell’evento, e per ogni outfit ci ha regalato una sua interpretazione personale, uno sguardo affilato ma sempre divertito, nel perfetto stile Franco Francesca: dove l’eleganza incontra la battuta, e la moda diventa anche un gioco di (auto)ironia e contesto.

JAMES FRANCO: ha scambiato il festival per la sagra del baccalà. Qualcuno gli avrà dato le istruzioni sbagliate sull’evento?
È arrivato per presentare “Hey Joe”, un film intenso sul trauma della guerra: un padre americano con PTSD (Post Traumatic Stress Disorder) e un figlio cresciuto nella criminalità napoletana. E lui? Si è presentato vestito come se dovesse scaricare cassette al mercato di Forcella. Jeans macchiati, t-shirt stropicciata, giubbotto e occhiali anni ’80/90 -adesso faccio un giro in moto e sneakers al limite del pensionamento. Un look che più che red carpet grida: “second hands, second hands!” (di seconda mano). Sì, proprio come dicevano i militari americani a Napoli durante la guerra per indicare roba usata, di poco conto… o come la chiamano qui: “roba di sichinenza”. Diciamolo: Franco non ha solo portato il trauma sullo schermo…se l’è pure messo addosso. VOTO 3 al look ad essere generosi

CELESTE DALLA PORTA: eleganza minimal… con riserva.

Con un abito lungo nero, fluido e asimmetrico, Celeste punta su un’eleganza sobria, perfetta per un film festival — anche se il tessuto, un po’ troppo morbido sul corpo, sembra più accompagnare che valorizzare le forme. Nel complesso, una scelta sicura, senza eccessi… forse anche senza guizzi.Poi arriva lei: l’acconciatura. Raccolto alto, un po’ improvvisato, con una frangetta sulla fronte che finisce per nascondere lo sguardo e coprire parte del suo bellissimo volto, anziché valorizzarlo. Un vero peccato, perché bastava poco: capelli sciolti o, meglio ancora, una conciatura anni ’40 — glam, onde morbide, un tocco da diva — e l’intero look avrebbe brillato.Dettaglio vincente? La scarpa chiusa! Finalmente qualcuno che ha capito che red carpet non significa pedicure in primo piano.In sintesi: look elegante ma trattenuto, da rivedere solo nel punto più alto… la testa.

Il voto? Una sufficienza meritata … solo perché fa rima con “testa”! VOTO 7 E dire che in “Parthenope” sembrava nata dalle onde… qui invece pare uscita da un’onda anomala.

LUDOVICA BARBARITO: chi ha ucciso la sartoria?

È salita alla ribalta nel 2023 interpretando Silvia nella serie Sky Original “Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883”, e oggi approda al red carpet del BCT… salendo alla ribalta anche nel mistero su chi abbia ucciso la sartoria. Il look? Un miniabito lucido, cortissimo, aderente e morbido… ma non nel senso elegante: più effetto “spedizione Shein” che apparizione Festival. E poi c’è l’orlo. Niente sbieco sartoriale, niente taglio pensato: solo una linea dritta, tagliata come un sacchetto del pane, per risparmiare stoffa e dignità. Il risultato? L’abito non veste, offende. Penalizza la figura, segna dove non dovrebbe, e genera pieghe. Invece di valorizzare, l’abito penalizza. Più che un capo pensato, sembra uscito per sbaglio da un carrello online in fretta e furia.

E quindi, dopo l’Uomo Ragno, la domanda è una sola: Chi ha ucciso la sartoria? Ma anche chi ha ucciso il parucchiere con questi capelli che ondeggiano come l’abito. VOTO 2

CAROLINA BENVENGA: Quando il floreale incontra il… manageriale?

Carolina Benvenga, regina dei pomeriggi baby e idola delle piccole fan, al BCT Festival ha scelto un look che potremmo definire… coraggioso. Giacca smanicata lunga in stile “riunione alle 14:00”, abbinata a una gonna lunga floreale “merenda con le fatine alle 16:00”. Ai piedi? Un paio di scarpe bon ton color panna, con fiocchetto incluso, perfette per la fata Turchina in trasferta aziendale. E i capelli? Sempre quel mosso – che ormai fa un po’ stanco – sciolti sulle spalle. Se davvero si voleva puntare a un effetto più “ufficio chic”, forse un raccolto pulito, basso e ordinato avrebbe aiutato a salvare il concept. Così, invece, sembra il risultato di due look che non si sono parlati.

VOTO: 5. Ma con affetto. Il sorriso resta il pezzo più riuscito del look.

DEL GIUDICE/ESPOSITO – Chiaro e scuro: una coppia cromatica che funziona sempre… o quasi
Sul “black carpet” del BCT, Giovanna Esposito e Susy Del Giudice si presentano in armonia cromatica: lui in abito blu scuro, essenziale, con un solo bottone allacciato — perfetto… quasi. Peccato per la camicia sbottonata stile tamarro del lungomare: anche no, grazie. E quelle scarpe nere un po’ da gita al porto, più da battuta di pesca che da tappeto rosso. Da lontano l’effetto ottico regge, ma da vicino i dettagli dell’imbroglio saltano fuori. Lei, invece, in look total white, sceglie un completo chiaro e morbido che, però, non la valorizza come dovrebbe. La blusa con rouche, infilata nei pantaloni, ingrossa la figura sul punto vita. Bastava lasciarla fuori per un effetto più fluido. Il pantalone stropicciato, visibilmente uscito dalla valigia, fa il resto. Forse la stireria dell’hotel era chiusa, o forse semplicemente non c’era tempo, ma per tessuti così delicati meglio puntare su capi più pratici o almeno un colpo di vapore. E infine… i zatteroni nude con le dita in fuga: decisamente da censura red carpet. Presenza scenica ottima, sorriso smagliante, ma lo stile? Rimandati entrambi. Con affetto VOTO 6

ANNA FOGLIETTA: sobria sì, ma con stile. Finalmente.

Niente urla fashion, niente effetti speciali, niente dita dei piedi che cercano libertà.
Anna arriva e ci dimostra che si può stare su un black carpet senza sembrare scappati da una sfilata di carnevale o da un reality sul delta del Po. Lo spezzato funziona: camicia nera morbida, un po’ oversize ma ben gestita, infilata in una gonna bianca midi in raso che cade bene, stirata e scivola giusta, senza fare troppe scene. Non è il look del secolo, ma è intelligente, misurato, e soprattutto adatto al fisico che si ritrova, che — diciamocelo — può permettersi questo e molto altro. E poi, le scarpe chiuse. Grazie, Anna. A nome di tutte le retine visive stanche di vedere sandali con dita in fuga, piedi appesi come mollette e scivolamenti laterali che nemmeno su un materassino in piscina. Qui invece: décolleté nude, eleganti, silenziose, appropriate. Applausi. Capelli? Il suo solito taglio corto — pulito, chic, senza sbattimenti. Perfettamente coerente con il mood: sono bella, sono in pace, non devo dimostrarvelo con lustrini e piume di struzzo.

Anna Foglietta, sobria come una camomilla ma efficace come un espresso doppio. VOTO 9

DIEGO BIANCHI: quando il red carpet non c’è… lo porta lui.

Blu scuro dalla testa ai piedi, Diego Bianchi al BCT Festival non sbaglia: giacca informale ma elegante, t-shirt in pandan accollata — giusto quel tanto per far capire che non siamo in diretta da un mercato rionale, ma a un evento di cinema e televisione. I pantaloni? Oversize con grande disinvoltura, forse un filo troppo lunghi sulle caviglie, ma coerenti con quel mix di ironia e understatement che lo rappresenta. Un look che parla senza gridare, ma con intelligenza. Poi, il colpo di genio: le scarpe rosse. Caso? Coincidenza? No. Quella è una dichiarazione politica cromatica: “Mi avete invitato a un evento di moda e spettacolo. Mi chiedete di posare per le vostre foto da copertina. Ma qui di red carpet non c’è nemmeno l’odore. Tutto nero, nero ovunque. Nero da lutto. E allora il red ve lo porto io. Ai piedi. Con passo sicuro”. Un gesto semplice ma pieno di significato. Arguto nel pensiero, arguto nel guardaroba. E soprattutto: comodo. Che, nel panorama attuale dell’apparire forzato, è una forma di rivoluzione. VOTO 10

TRE ATTORI TURCHI, un red carpet, e zero briefing con lo stylist.

Oddio, belli sì. Bellissimi. Da cartolina. Ma il look? Un enigma turco. Partiamo da sinistra: camicia in lino bianca sbottonata, pantalone nero, sneaker bianchissima da aperitivo in riva al mare. Ok, sei comodo. Ma sei anche su un “black carpet”, non al brunch in un beach club.

Lei, al centro, è la star visiva del gruppo. Minidress giallo limone strizzato, con cut-out sui fianchi e due lembi di stoffa che toccano terra tipo tendine da salotto rétro. Altro che effetto wow: qui è effetto ma cosa ho appena visto? Scarpe argento sottili, ok, ma l’insieme lascia perplessi.

E infine lui, a destra, che sceglie un completo beige sabbia con t-shirt azzurrina e scarpe blu petrolio. Un po’ Miami Vice, un po’ matrimonio in Costiera. Il taglio dell’abito è giusto, ma i colori sembrano usciti da tre armadi diversi.

Ora, se vi presentate tutti e tre insieme, almeno una coordinatina cromatica, una linea guida, un whatsapp di gruppo con lo stylist — no? Belli come il sole, vestiti come un temporale improvviso. VOTO 6 raggruppando i voti di tutti

MARCO GIALLINI: talento immenso, outfit campeggio
Lui è una leggenda della recitazione. Uno di quelli che ti incolla allo schermo con una smorfia, una pausa, uno sguardo. Ma stavolta… oh mio Dio, che look è questo? Sembra uscito da un campeggio del 2003 dopo aver litigato con lo zaino. Partiamo dall’alto: cappellino da benzinaio off-duty, occhiali da “ho scordato i Ray-Ban veri”, e barba trascuratamente coerente col tutto. Poi la maglia: marrone ruggine con tre bottoncini aperti, che grida “non ce la posso fare” anche se stai sorridendo. E poi quei cargo verde militare slavati, pieghe ovunque, lunghezza da “ho preso la taglia sbagliata ma ormai ce li ho”. Ai piedi? La scarpa da trekking con dettagli star wars, che in un altro contesto avremmo anche applaudito… tipo, su un sentiero in Trentino. L’effetto finale? Un incrocio tra Robinson Crusoe in pausa pranzo e vecchio rocker che si è dimenticato dell’evento. Insomma, bravissimo attore, ma qui ha sbagliato tutto. Proprio tutto. Con cura e metodo.

Marco, ti vogliamo bene. Ma anche la libertà ha un limite, si chiama specchio. VOTO FATE VOI

FRANCESCA CHILLEMI: sposa, ma… di chi?
Al BCT si presenta così: vestita da sposa, in dolce attesa, ma senza sposo all’orizzonte. Un tripudio di pizzo bianco, trasparenze, asimmetrie e sandalo nudo: il tutto incastonato in un abito che urla “mi sposo in spiaggia a Mykonos e ho trovato questo vestito in saldo online”.?Ma no. Francesca, non sei Madonna agli MTV Awards del 1984 né Loredana Bertè al Festivalbar del 1982. Sappiamo che sei felice, raggiante, magari volevi anche dirlo a gran voce — ma così, l’unico messaggio che arriva è: “ho trovato questo abito da scena in fondo all’armadio e ho deciso di rischiare”. Il pizzo bianco total look, con colletto alto e trasparenze strategiche, in un evento che non ha nulla di matrimoniale, risulta davvero troppo. E se l’intento era rendere omaggio alle nozze d’oro di Bezos a Venezia… be’, là c’era l’opulenza, qui c’è confusione. E soprattutto: lo sposo dov’è? L’hai perso per strada? Si è stancato aspettando che ti sistemassero l’orlo asimmetrico? Bellissima sì, carina e solare come sempre. Ma l’abito da sposa incinta da sabato pomeriggio in spiaggia proprio no.

La moda è comunicazione. E qui il messaggio è partito… ma senza destinatario. VOTO 4

Non so voi, ma io ancora mi chiedo: che ci fa FRANCESCA PASCALE al BCT?
Va bene tutto, ma con questo look — giacca doppiopetto lucida effetto latta satinata, pantalone chiaro, taglio maschile e occhiali da sole… — più che diva da red carpet sembra uscita da un vecchio episodio dei poliziotti CHiPs, versione Beverly Hills ma con meno ritmo.

L’idea era chiara: “voglio dire al mondo che sono una donna nuova, indipendente, in carriera”.
Solo che l’esecuzione grida: “mi mancava il sotto del completo e ho improvvisato”.

Poteva funzionare, se solo il look fosse stato coerente: giacca e pantalone dello stesso colore, magari un tailoring un po’ più preciso, e l’effetto boss lady sarebbe stato perfetto.
Così invece… è più “voglio osare ma non so bene dove sto andando”.

Il messaggio c’era. Ma tra il pigiama elegante e California Highway Patrol (CHiPs) qualcosa si è perso nella trasmissione. VOTO 5

BRENDA LODIGIANI ha deciso di giocare la carta del vedo-non-vedo… e diciamo che ha puntato tutto sul “non”
Un miniabito color pelle – o meglio, color “cipra svogliata ” – nascosto (ma neanche troppo) sotto un velo di tulle trasparente, che scivola giù come una tenda da camerino di teatro sperimentale. L’effetto? Un mix tra “apparizione eterea” e “sono uscita in sottoveste e ormai è troppo tardi per tornare indietro”. Vuole essere minimale, ma sembra più un look incompleto, come se mancasse ancora un passaggio in sartoria — o almeno uno stylist sveglio. I sandali argento, con zeppa da sirenetta pop, cercano di elevarla (letteralmente), ma sembrano scelti all’ultimo momento tra uno sketch comico e un red carpet. Lo chignon da “non avevo tempo”, il make-up nude e lo sguardo vagamente disorientato completano l’opera. Eppure… la silhouette è impeccabile. Brenda è in forma smagliante, e la sua ironia camaleontica – quella che la rende irresistibile in ogni ruolo – è ben presente anche qui. Ma diciamolo: con il suo incarnato e i suoi colori, forse sarebbe bastato poco per esaltarla davvero. Un altro tono, un altro taglio, un’altra direzione. E magari anche un team di PR che le consigli look meno da “fantasma di tulle” e più da “protagonista”. Il coraggio di osare non le manca mai — ma stavolta il rischio ha superato il risultato.

Brenda, sei un talento. E sì, puoi metterti anche un lenzuolo… ma scegli almeno quello giusto. VOTO 5

E poi arriva lui. … PIERO CHIAMBRETTI. Ma cosa voleva fare? Un omaggio a Pierino o una demo porta a porta del Folletto?

Il verde prato della giacca è stupendo, nulla da dire — scelta cromatica brillante, perfetta per staccare dal solito grigiore da evento. Ma… perché così lunga? Così si schiaccia, si accorcia, si auto-boicotta la silhouette.

E quei pantaloni beige da pensionato elegante in villeggiatura? Un taglio troppo tranquillo per un personaggio così scoppiettante. E poi, le scarpe. Quelle scarpe. Lucide, marroni, classiche… troppo classiche. Sappiamo che Piero è il “folletto “della TV, il giullare col cervello, la voce sempre pronta. Ma qui, più che alla fiera dei folletti… sembrava il venditore del Folletto. Porta a porta.

Simpatia infinita, carisma indiscusso. Ma stavolta, Piero, il look non è all’altezza della battuta. VOTO 5

ADRIANO GIANNINI ci ricorda che il confine tra “semplice” e “scialbo” è sottile.
E lui lo attraversa con nonchalance, presentandosi in camicia fantasia arrotolata, pantalone nero basic e sneaker bianche immacolate, nel più classico look da “sono passato per caso”. La camicia, aperta il giusto per dire “sono rilassato, non ci tengo troppo”, le maniche rimboccate in modalità “stavo aiutando a montare il palco”. Il pantalone? Neutro. La scarpa? Comoda. Tutto studiato per sembrare non studiato. Ma diciamolo: siamo pur sempre a un festival di cinema o no? Un’occasione dove, senza dover strafare, un minimo di “messa in scena” sarebbe gradita. In sintesi: zero sforzo, massimo carisma. Un look che non dice nulla, ma lo dice con charme. E alla fine… funziona tranne quelle maniche arrotolate . Perché Adriano, anche in camicia da mercato e scarpa da liceale in gita, resta sempre il Giannini. Ma che qualcuno, per favore, gli regali uno stylist. O almeno uno specchio. VOTO 5

Ornella Muti ci ricorda che anche le icone, ogni tanto, inciampano. Non nei tacchi — negli stylist.
Avvolta in un abito lungo e svolazzante, con una stampa che da lontano evoca pipistrelli e altre creature da bestiario esoterico, sembra quasi voler rendere omaggio alle streghe di Benevento. Ma più che magica, appare… mal consigliata. L’abito non valorizza né la sua figura né la sua bellezza leggendaria: è ampio, informe, e produce l’inquietante effetto “camicia da notte illustrata” — quella che trovi in un negozio etnico aperto per caso durante Mercurio retrogrado. L’unico dettaglio che si fa strada sotto le onde di chiffon? Gli alluci. Sì, proprio loro, che spuntano timidi dai sandali neri come per dire: “scusate, non volevamo essere qui”. Gli accessori restano fedeli al suo stile: occhiali total black, taglienti, teatrali, i suoi inseparabili. Il make-up regge, il sorriso pure. Ma i capelli… ahimè. Da lontano, ondeggiano in quella nuance biondo chiaro che da diva può virare pericolosamente verso l’effetto stoppa. E allora, forse, è il momento di cambiare: parrucchiere, strada o almeno piega. Perché la chioma da sirena vintage, questa volta, non salva il naufragio stilistico. Il risultato finale è un look che pare più un travestimento da “fata spaesata” che una vera scelta di stile. Ma attenzione: lo sguardo dietro gli occhiali resta quello di chi domina la scena da sempre e può permettersi anche un flop vestita da veggente fuori tema.

Messaggio ricevuto: non è un look, è un incantesimo sbagliato. Ma lei ci guarda e dice: “Io sono Ornella. Il resto sono solo dettagli.” VOTO 4

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