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Le mille battaglie di Felice Presta, un po’ poliziotto un po’ fotoreporter al servizio dei beneventani: ‘Nel futuro una casa delle associazioni nell’ex asilo di Port’Arsa’

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“Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al Potere gli stavo di faccia, lo guardavo, e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande. Questo è il giornalismo”. Sono le parole del grande Tiziano Terzani in uno dei suoi libri più amati: ‘La fine è il mio inizio’. La storia di questa domenica parte proprio da questa idea di giornalismo e da un blogger in moto, con macchina fotografica a tracolla, che a primo impatto può sembrare burbero e ‘attaccabrighe’. Conoscendolo bene, l’impressione iniziale è confermata: è uno che ‘non le manda a dire’. Ma è anche uno concreto, di azione, uno che vive la ricerca della notizia come contributo alla crescita del bene comune, uno che prova a illuminare il buio per leggere la realtà, uno che ha sempre il telefono acceso quando si tratta di dare una mano a chi è in difficoltà o di lavorare per una bella iniziativa cittadina. “Per il bene della città e dei beneventani rispondo anche al mio peggior nemico”, mi dice all’inizio della nostra chiacchierata. Questo è Felice Presta. Nel bene e nel male. Uno che per amore della sua terra c’ha quasi rimesso il cuore, nel vero senso della parola.

Partiamo dal principio. Come nasce la passione per la fotografia e anche per le inchieste?
A 20 anni ero in Polizia. C’ho lavorato per due anni, ma nel 1991 ho lasciato in protesta a causa degli attacchi indirizzati a Giovanni Falcone per l’istituzione della Superprocura. Falcone è stato un ‘eroe nazionale’, che ho avuto il privilegio di conoscere nella mia esperienza in servizio a Napoli. Successivamente mi appassionai al giornalismo, constatando che a quel tempo gran parte dell’informazione locale era al servizio della politica e delle sue ‘veline’. Iniziai così a maturare l’idea di scrivere pezzi di critica, provando a fare opinione, grazie allo spazio concessomi dal direttore Achille Biele con il suo quindicinale. A quel tempo mi ponevo semplici domande in merito alla proposta culturale e turistica del nostro Sannio: come è possibile che un territorio così ricco di fascino e storia, che vanta prodotti tipici apprezzati in tutto il mondo – penso al vino, alla salsiccia di Castelpoto o al caciocavallo di Castelfranco – non sia riuscito a fare di tutto questo un volano di sviluppo? Non parlo di sagre, che pure sono importanti per le identità locali, ma parlo di sinergia territoriale e valore aggiunto per il brand ‘Sannio’. Domande che dopo oltre 30 anni sono sempre attuali.

E poi?
Dopo una lunga esperienza da fotografo a ‘Il Sannio Quotidiano’, ho aperto uno studio fotografico dal 1997 al 2009. L’avvento del digitale mi ha tagliato le gambe, facendo riemergere le due passioni sopite: quella delle indagini (il Felice ex poliziotto) e quella della ricerca delle notizie (il Felice foto-reporter). Da queste due anime nacque ‘Sannio Report’ nel 2013, un giornale on line registrato al Tribunale di Benevento, nonostante io non sia giornalista pubblicista. Poco importa del tesserino, che prenderò. Conosco tutte le dinamiche di questa città: sicuramente non ho tutti i pezzi del puzzle, ma credo di essere tra quelli che ne possiedono di più per vedere il quadro in modo più chiaro.

Cosa c’è alla base di ‘Sannio Report’? Lo slogan recita…’Diamo voce al Sannio, Diamo voce a Te’…
 All’inizio soprattutto, notavo che tanti miei concittadini avevano difficoltà a segnalare problemi o ad uscire dall’impasse burocratica per risolvere piccoli disagi quotidiani. Ricordo i grattacapi dei residenti nelle case Iacp: la gente protestava, ma non aveva riferimenti ai quali rivolgersi per far arrivare a chi di dovere le segnalazioni. Io facevo foto, raccontavo cosa succedeva, firmavo esposti e andavo a depositarli. Aiutavo a compilare denunce e domande. Per i rifiuti incontrollati le battaglie più belle sono state quelle insieme con il Corpo Forestale dello Stato, poi annesso ai Carabinieri: su mia denuncia sono state sequestrate almeno una quindicina tra discariche abusive e cantieri.

Una bella iniziativa è stata quella di promuovere con le tue foto i negozi di vicinato e i piccoli artigiani della città…
Un’idea nata durante il covid, un periodo tragico. Ho visto tanti commercianti abbandonati a se stessi piangere davanti alle attività, gente che aveva investito soldi e che non guadagnava da mesi. Volevo contribuire con i miei scatti a far conoscere e ad aiutare i negozi di vicinato, quelli che purtroppo pian piano stanno scomparendo. Così come gli artigiani. Tra una foto e l’altra distribuivo vocabolari agli studenti in smart working: prima del virus era nata l’idea di una biblioteca al servizio dei cittadini. Di dizionari ce ne avevano regalati una quarantina. Li abbiamo donati ai ragazzi che ne avevano più bisogno.

Alla Biblioteca ci arriviamo. Dalle inchieste di ‘Sannio Report’ sono nati progetti a costo zero per restituire ai beneventani luoghi abbandonati…
La prima operazione fu quella dei ‘Santi Quaranta’, nata attraverso il tam tam dei social. Immagina l’emozione nel vedere arrivare 100 persone il primo giorno per visitare il sito! Un luogo che neanche io, beneventano da generazioni, conoscevo. Mi avevano solo detto di antiche mura sepolte nella giungla. Indagando, ho scoperto che i terreni erano in parte privati. Via Ursus, sepolta dal degrado e dall’incuria, non esisteva quasi più: solo nel 2000, in occasione del Giubileo, era stata recintata dalla Soprintendenza. Un luogo insomma abbandonato. Interessai subito la funzionaria dell’epoca alla Soprintendenza, la dottoressa Luigina Tomai, e l’allora sindaco Fausto Pepe, per poter avere l’ok e ripulire l’area. La soddisfazione più grande è stata vedere cittadini, turisti e tanti curiosi in quel luogo finalmente valorizzato, divenuto location di manifestazioni importanti come la rievocazione storica di ‘Benevento Longobarda’.  

Un’altra ‘impresa’ è stata la pulizia del Campanile di Santa Sofia…
Un lavoro pericoloso per lo stato igienico-sanitario della struttura: quando entrai nel campanile mi ritrovai di fronte carcasse di animali morti e deiezioni di animali Anche lì, in occasione della Notte Bianca 2017, è stata una grande emozione far salire sul Campanile migliaia di cittadini e turisti per ammirare le bellezze di Santa Sofia e di corso Garibaldi, con la Rocca dei Rettori sullo sfondo. Soddisfazioni ne ho raccolte tante in tutto questo tempo: l’eliminazione delle campane di vetro dell’Asia, ma soprattutto la pulizia dell’anfiteatro romano di via Munanzio Planco. Ricevemmo l’encomio dell’ex ministro Franceschini. Anche in quell’occasione non sono mancate le ‘noie’ della politica, che voleva mettere i bastoni tra le ruote ad una azione meritoria e gratuita di volontari, spinti dall’amore per la città.

C’è una iniziativa alla quale ti senti più legato?
Sicuramente il lavoro fatto alla Spina Verde con l’auditorium e la mediateca, strutture che erano in balìa dei vandali e che ora sono custodite e affidate a Orchestra Filarmonica e Arpac. Ricordo le battaglie a Palazzo Mosti insieme con l’allora consigliere comunale Italo Di Dio per tutelare due beni importanti per il Rione Libertà.

L’ultimo progetto è quello della biblioteca…
E’ dedicata ai magistrati Falcone e Borsellino, due esempi di vita. L’intitolazione era una promessa che custodivo nel cuore. Abbiamo raccolto e catalogato circa 3mila libri su Benevento e il Sannio, un lavoro enorme per salvaguardare un ‘patrimonio culturale’ prezioso. Molte opere erano presenti nelle librerie di amici intellettuali che oggi non ci sono più, come ad esempio l’indimenticato prof. Biagio Osvaldo Severini o la poetessa Giuseppina Bartolini Luongo. Ma tanti altri uomini di cultura mi hanno dato una mano e soprattutto una grossa spinta: penso al dottore Peppino De Lorenzo, all’avvocato Mario Collarile e al barone Dell’Aquila. L’idea era quella di creare un punto di riferimento letterario in un quartiere popolare come Santa Maria degli Angeli: tanti i giovani che oggi vengono a cercare e prendere in prestito libri per le loro ricerche. Di opere in generale ne abbiamo oltre 25mila: siamo alla ricerca di uno spazio adeguato dove collocarle.

Un ‘pezzo’ pregiato su Benevento che custodite?
Un libro di Alfredo Zazo che risale al periodo fascista, corredato anche da foto. E’ consultabile solo in biblioteca.

Con la politica invece non è andata bene. Hai militato un po’ ovunque: diversi partiti di destra (Azione, La Destra, MIR), ma anche Psi e attivista M5s. L’ultima esperienza è stata con Città Aperta alle amministrative 2021 a sostegno di Luigi Diego Perifano.
Tutte esperienze negative. Ne sono uscito sempre in contrasto. Benevento, purtroppo, è una città particolare ed io non mi sono mai venduto a nessuno. Della politica mi ha sempre appassionato l’etimologia della parola: l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Oggi dove è il bene di tutti? Non vedo un presente e neanche un futuro positivo per la nostra città: mancano giovani appassionati, capaci, in grado di convogliare idee per creare direttrici di sviluppo di questa città. Un giudizio negativo anche sull’opposizione a Palazzo Mosti: doveva essere fatta di più e meglio.  Gli esempi emblematici sono piazza Cardinal Pacca e il Lapidarium: due progetti che dovevano essere assolutamente bloccati con un’azione più incisiva da parte della minoranza. Ci sono ovviamente eccezioni e politici che stimo: penso allo stesso Perifano o a Erminia Mazzoni.

Quale sarà la prossima battaglia di Felice Presta?
Sogno di ridare vita all’ex asilo di via Appio Claudio, quello che spunta proprio di fronte Port’Arsa. Immagino una ‘casa delle associazioni’, che possa essere sede di tanti cittadini impegnati in svariati settori. Chiederò la disponibilità del bene alla Regione Campania e, con l’aiuto di amici imprenditori edili, proveremo a rimetterlo a nuovo.  Un altro sogno è vedere riqualificato l’edificio ex Metalplex. Un luogo abbandonato da anni e che versa in una condizione di degrado ed incuria, soprattutto del verde. Riuscirò anche in questa impresa. Parola di Felice Presta.

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