CRONACA
Maxi-frode sui pasti per le mense militari, inchiesta nel Triveneto: indagato un sannita

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Concorso continuato in frode nelle pubbliche forniture ai danni del Ministero della Difesa. E’ questa l’accusa che la magistratura di Padova muove nei confronti di sei manager della ristorazione coinvolti nella gestione del colosso Elior (società che opera anche per Trenitalia) e della sua collegata Hospes. Nel mirino degli inquirenti, in particolare, alcune forniture di pasti in quattro caserme del Triveneto.
Tra gli indagati anche un beneventano, Nicola Migliore: 56enne direttore tecnico di Hospes, nato a Durazzano e residente a San Martino in Strada, in provincia di Lodi. A ricostruire la vicenda è ‘Il Mattino di Padova’. “In pratica, nella preparazione dei pasti destinati a quattro mense militari del Triveneto, sarebbero stati impiegati prodotti spacciati per biologici come indicato nelle etichette delle singole porzioni e previsto nel capitolato d’appalto, mentre in realtà si trattava di alimenti “convenzionali”. Non solo: i pasti per il fine settimana o le festività infrasettimanali, anziché essere preparati e consegnati nello stesso giorno secondo quanto stabilito dal contratto, sarebbero stati predisposti nei giorni precedenti, conservati in frigo e riscaldati prima della consegna. L’obiettivo? Risparmiare sugli stipendi dei cuochi a scapito della qualità” – si legge dal quotidiano veneto.
A far scattare le indagini (coordinata dal pm padovano Roberto D’Angelo che si è avvalso anche dei carabinieri del Nas) un accertamento nel Nucleo Veterinario di Supporto Areale Nord di Padova del Ministero della Difesa.
Riporta ancora ‘Il Mattino di Padova’: “… il 3 e l’8 dicembre del 2022 quasi tutte le porzioni uscite dal centro di cottura trevigiano con sede a Olmi di San Biagio di Callalta (pronto a sfornare 2 mila pasti al giorno), e consegnate nel 3° Reparto Aeromobili dell’Aeronautica militare di Treviso sono finite nell’immondizia: appena aperte, un odore nauseabondo si era sprigionato dai “piatti” la cui data di produzione, indicata in etichetta, risultava corretta a penna. È chiaro che, in un appalto da 8.159.379,25 euro, l’utilizzo di materie prime molto più economiche e il mancato pagamento al personale delle indennità festive e prefestive si può tradurre in un risparmio da centinaia di migliaia di euro”.
Di fronte alle contestazioni degli investigatori – continua la cronaca – i vertici Elior – a conoscenza da mesi dell’inchiesta – si sono giustificati attribuendo l’errata indicazione della data alla «svista» di una dipendente. In un’intercettazione ambientale, però, un’impiegata che stava “taroccando” la data delle etichette si lamenta con Dal Bello che, pur inserendo la data del giorno successivo, la macchinetta stampava sempre la data del suo utilizzo (il 9 dicembre). L’ordine del direttore del centro cottura? Correggere a mano la data, riportando quella dei due giorni successivi.