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Storie beneventane – Il Carnevale a Benevento

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Trasformarsi in chiunque si voglia. Immaginare di essere un re o uno stregone, un contadino oppure una bellissima principessa. Il Carnevale è un momento di gioia e festa, ma nasconde anche un profondo significato che portava con sé un messaggio particolare e, a tratti rivoluzionario: il ribaltamento dell’ordine sociale in cui il servo poteva diventare padrone, almeno simbolicamente, e viceversa.

Almeno per un breve periodo il valore delle gerarchie sociali veniva abbandonato e ci si lasciava andare allo scherzo. La parola Carnevale deriva dal latino ‘carnem levare’ e significa ‘eliminare la carne’.

Il Carnevale di noi bambini di 6/7 anni che abitavamo nelle campagne del Sannio, era bellissimo… Siamo negli anni ’70 e già nel primo pomeriggio cominciavamo a mascherarci, i vestiti erano molto alla buona, sempre improvvisati e presi fra i panni vecchi dei genitori o dei nonni, quasi sempre una giacca larga ed un cappello per i maschi ed un vestito lungo per le ragazze, sul viso mettevamo delle maschere di cartoncino, legate con una elastico. Nella nostra fantasia di ragazzi rappresentavano: Zorro, un Cow-Boy, la Spagnola, una Damina, il Torero, e la Principessa… in quel periodo si usavano molto, costavano 5/10 lire ognuna.   

Ci incontravamo sulla strada con gli amici del vicinato e dopo aver formato un gruppo di una decina di bambini iniziavamo il giro delle case della contrada, un poco come si fa oggi con Halloween , ma noi dopo aver bussato non dicevamo:”Dolcetto o scherzetto”, ma cantavamo una canzoncina che faceva più o meno così: “Carnuval….Carnuvalicchio…dammi nu’ capo ‘e sausicchia….si nun ‘m ‘u vuò dà ….se’ puozzono ‘nfracetà…”

Le persone ci accoglievano tutte con un grande clima di allegria, e dopo aver fatto simpatici apprezzamenti ai nostri strani vestiti, ci davano di tutto…salsicce, uova, chiacchiere, fette di pizze piene, taralli, biscotti…tutta roba fatta in casa dal sapore squisito… prendevamo le cose offerte e dopo averle depositate in delle borse o ceste che avevamo portato per l’occasione, passavamo alle case successive.

Il giro finiva sempre verso sera, quando stanchi ma felici andavamo a casa di qualcuno della compagnia e dividevamo in parti uguali tutto quello che ci era stato offerto, ed orgogliosi tornavamo a casa a mostrare ai nostri parenti quello che eravamo stati capaci di raccogliere.

Intanto a Benevento Città, in quegli anni, si usava fare la sfilata dei Carri Allegorici. Per buona parte dell’anno le persone appassionate, si dedicavano alla costruzione dei loro Carri ed il giorno di Carnevale li facevano sfilare per il Corso Garibaldi.

Si partiva da piazza Castello e si arrivava a piazza Santa Maria, passando per il Corso. La manifestazione era molto sentita dalla popolazione, che accorreva da tutti i Rioni, dalle Contrade, e dai Paesi della Provincia. Una tradizione ripresa negli ultimi anni nel capoluogo.

Oggi quello spirito, forse, si è un po’ perso. Ma ogni anno, vedendo, i coriandoli  lanciati in aria lungo il corso Garibaldi dai bimbi mascherati la mia mente torna indietro agli anni più spensierati. Una tradizione che si rinnova ogni anno e immagino che il vero significato del Carnevale non sia solo azzerare l’ordine sociale, ma fermare il tempo e riportare tutti, per un giorno, ai bellissimi momenti dell’infanzia. Una magia bellissima. Buon Carnevale a tutti.

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