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La lettera: ‘Grazie a mia zia Anna, ha donato un rene a mio padre e lo ha salvato’

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Riceviamo e pubblichiamo la bellissima lettera inviata da una nostra lettrice, Daniela Signoriello, che ha voluto ringraziare pubblicamente la zia Anna Signoriello per un gesto d’amore incredibile, a pochi giorni dal Natale, nei confronti del suo papà Rino: gli ha infatti donato un rene a seguito di una seria insufficienza renale. Un’azione speciale raccontata nella missiva…
“Quella che voglio raccontare non è una favola di Natale, sebbene il suo contenuto rechi in se tutte le caratteristiche della fiaba, con il relativo carico di paure, coraggio, speranza e, soprattutto, amore. Un amore fraterno che vince le paure e gli ostacoli che la vita pone lungo il cammino.
La scoperta di una malattia, anche se non di quelle aggressive ed implacabili, segna la vita di un uomo che da un giorno all’altro si ritrova a guardare al futuro in un modo del tutto diverso da quanto avesse fatto finora. Una seria insufficienza renale la si può gestire per un periodo di tempo che non consente di vivere senza pensare alla prospettiva, certa, di dover ricorrere alla dialisi e concepire il tempo come un drammatico conto alla rovescia.
Unica possibile soluzione è il trapianto, un appiglio di salvezza che comunque non alimenta sensazioni positive. Si vive alla giornata e si vive male. Poi, all’improvviso, qualcuno si fa avanti e squarcia il velo che oscurava la luce. Poche parole, nessun preavviso, assolutamente nulla che potesse far presagire una decisione che mai si avrebbe potuto annoverare nell’alveo delle probabilità.
L’amore ed il coraggio di una sorella ti scuotono l’anima e inizi a percepire la sensazione che l’impossibile non sia più tale e che i tuoi occhi vedano di nuovo il mondo a colori. Al contempo non si puó non pensare di quanta sofferenza causerai a lei, a quanto si possa fare o aver fatto per meritare un gesto del genere, a quanto forte sia la sua determinazione nel non nutrire alcun dubbio, a non far mai trasparire il minimo ripensamento. Il dado sembra essere ormai tratto e giunge il momento di pensare al da farsi.
Milano, Ospedale Niguarda, il teatro dei sogni è all’ombra della Madonnina. Esami preparatori, valutazione della compatibilità, preghiere e speranze si susseguono con celerità tra mille paure accompagnate dalle tante certezze che un centro d’eccellenza di livello continentale riesce a donare. Umanità, comprensione, comunicazione ed incontestabile professionalità sono le lancette che scandiscono il conto alla rovescia che troverà il suo epilogo il 6 di dicembre.
Milano, che ti aspetti fredda e distaccata, si riscopre luogo familiare e pieno di attenzioni, facendoti capire che al mondo nulla è più stupido del luogo comune. Tutto va per il meglio, ma anche le più piccole complicazioni, che un intervento comunque impegnativo comporta, venivano sfumate dalla rapidità di pensiero e di azione di una equipe ospedaliera a dir poco perfetta. Dopo soli 15 giorni, il ritorno a casa. Una nuova vita e una consapevolezza in più, esistono persone, sorelle, in questo caso, o fratelli o perfetti sconosciuti, che in ogni momento possono cambiare le cose e quando questo accade è inutile cercare di comprenderle, di capirle, non si può. L’unica cosa che è dato fare è cercare di dar loro l’amore di cui si è capaci e rispettare il loro coraggio vivendo una vita degna del sacrificio fatto”.
(Daniela Signoriello)
Unica possibile soluzione è il trapianto, un appiglio di salvezza che comunque non alimenta sensazioni positive. Si vive alla giornata e si vive male. Poi, all’improvviso, qualcuno si fa avanti e squarcia il velo che oscurava la luce. Poche parole, nessun preavviso, assolutamente nulla che potesse far presagire una decisione che mai si avrebbe potuto annoverare nell’alveo delle probabilità.
L’amore ed il coraggio di una sorella ti scuotono l’anima e inizi a percepire la sensazione che l’impossibile non sia più tale e che i tuoi occhi vedano di nuovo il mondo a colori. Al contempo non si puó non pensare di quanta sofferenza causerai a lei, a quanto si possa fare o aver fatto per meritare un gesto del genere, a quanto forte sia la sua determinazione nel non nutrire alcun dubbio, a non far mai trasparire il minimo ripensamento. Il dado sembra essere ormai tratto e giunge il momento di pensare al da farsi.
Milano, Ospedale Niguarda, il teatro dei sogni è all’ombra della Madonnina. Esami preparatori, valutazione della compatibilità, preghiere e speranze si susseguono con celerità tra mille paure accompagnate dalle tante certezze che un centro d’eccellenza di livello continentale riesce a donare. Umanità, comprensione, comunicazione ed incontestabile professionalità sono le lancette che scandiscono il conto alla rovescia che troverà il suo epilogo il 6 di dicembre.
Milano, che ti aspetti fredda e distaccata, si riscopre luogo familiare e pieno di attenzioni, facendoti capire che al mondo nulla è più stupido del luogo comune. Tutto va per il meglio, ma anche le più piccole complicazioni, che un intervento comunque impegnativo comporta, venivano sfumate dalla rapidità di pensiero e di azione di una equipe ospedaliera a dir poco perfetta. Dopo soli 15 giorni, il ritorno a casa. Una nuova vita e una consapevolezza in più, esistono persone, sorelle, in questo caso, o fratelli o perfetti sconosciuti, che in ogni momento possono cambiare le cose e quando questo accade è inutile cercare di comprenderle, di capirle, non si può. L’unica cosa che è dato fare è cercare di dar loro l’amore di cui si è capaci e rispettare il loro coraggio vivendo una vita degna del sacrificio fatto”.
(Daniela Signoriello)