CRONACA
Carcere di Benevento, detenuti protestano per l’acqua calda: intervengono anche polizia e carabinieri

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“Scoppiata rivolta nel carcere di Benevento. Per motivi ancora da chiarire, presso la Quarta Sezione della casa Circondariale beneventana, è in atto una rivolta ed è stato chiesto l’intervento dei Carabinieri e dei colleghi della Polizia di Stato”. Lo riferisce Orlando Scocca, FP CGIL Campania per la Polizia Penitenziaria, che aggiunge: “La nota carenza di organico della Polizia Penitenziaria che costringe a minimizzare le presenze dei poliziotti nei turni pomeridiani, ha sicuramente agevolato i disordini che alcuni detenuti stanno mettendo in atto e nemmeno l’intervento dei colleghi presenti nella caserma Agenti è bastato per fronteggiare la situazione. Per questo motivo, il Direttore del Carcere il Dott. Marcello, ha chiesto l’intervento delle altre Forze dell’ordine”.
Secondo le prime informazioni, si tratterebbe di una protesta legata a piccoli disservizi per l’acqua calda. I detenuti si sono rifiutati di rientrare nelle celle e sono rimasti nei corridoi. Intanto, le forze dell’ordine intervenute in supporto, hanno vigilato all’esterno della struttura di contrada Capodimonte. Dopo una trattativa, le proteste sono rientrare. “Ringrazio l’intervento tempestivo ed encomiabile delle forze dell’ordine del Sannio. Si tratta di una sinergia istituzionale che funziona benissimo a favore della sicurezza”, ha commentato il direttore della casa circondariale, Gianfranco Marcello.
Mirko Manna della FP CGIL Nazionale per Polizia Penitenziaria, aggiunge: “La casa circondariale di Benevento ha una capienza detentiva di 260 posti, ma attualmente ospita circa 370 detenuti con sezioni anche di detenuti in “Alta Sicurezza”. Sulla presenza in organico dei Poliziotti e soprattutto sulle percentuali di eventi critici, il DAP non fornisce statistiche aggiornate nonostante abbiamo chiesto da mesi di metterli a disposizione dei Sindacati e dell’opinione pubblica. Ci auguriamo che la rivolta in corso non determini ferimenti tra i colleghi. Seguiamo da vicino la vicenda, ma è l’ennesima cosiddetta emergenza che non è tollerabile in un Paese che si vanta dei successi della rieducazione, nascondendo i problemi e i dati statistici sotto al tappeto”.