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CRONACA

‘Don Nicola si sente finito come prete. Quei file raccolti per un vecchio dossier’

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    E’ durato circa 45 minuti l’interrogatorio a don Nicola De Blasio, sacerdote 55enne di Benevento, finito ai domiciliari nella giornata di mercoledì con la pesante accusa di detenzione di materiale pedopornografico.

    Questa mattina l’udienza di convalida dell’arresto al Tribunale del capoluogo sannita: il parroco si è presentato una ventina di minuti prima delle 13, accompagnato dai legali difensori Massimiliano Cornacchione e Alessandro Cefalo, per rispondere alle domande del Gip Gelsomina Palmieri.

    Come è noto, la misura cautelare scaturisce da una indagine della Procura di Torino e da una perquisizione della Polizia Postale che ha rinvenuto dei file pedopornografici su un computer in uso al sacerdote.

    Don Nicola, che è parroco della Chiesa di San Modesto e ha ricoperto fino ad oggi l’incarico di direttore diocesano della Caritas, ha risposto a tutte le domande dei magistrati negando fermamente – secondo quanto dichiarato dall’avvocato Cornacchione – “ogni tipo di impulsi nei confronti delle immagini”.

    Il materiale, secondo la difesa, apparteneva ad un dossier che il sacerdote stava raccogliendo nel periodo 2015/16 per documentare il fenomeno della pedopornografia nella Chiesa. Una indagine che era stata interrotta quando aveva capito che non poteva continuare a farlo senza alcuna autorizzazione. Da allora quel materiale non era stato più consultato.

    Non solo: gli avvocati hanno anche riferito che il pc sul quale si trovavano i file non era funzionante. “Per una sorta di dimenticanza – aggiunge Cornacchione – quei file non sono stati più cancellati ma non sono mai finiti in Rete. La prima visualizzazione dopo tanti anni è stata quella degli agenti che sono andati a perquisire il computer”.

    Il sacerdote ha anche risposto alle domande in merito alla somma di denaro – circa 170mila euro – sequestrata dagli inquirenti, che non sarebbe provento di alcuna attività illecita, ma sarebbero in gran parte risparmi della parrocchia per opere di ristrutturazione della chiesa.

    Se la misura cautelare dei domiciliari dovesse essere confermata, i legali proporranno appello al Riesame, chiederanno il dissequestro dei soldi e nomineranno un perito per accertare tecnicamente quanto spiegato dall’indagato al Gip.

    Attraverso i suoi difensori, don Nicola si è detto “dispiaciuto” per aver rovinato l’immagine della Chiesa, se pure “inconsapevolmente”: si sente un “prete finito” in quanto è stato sollevato dall’incarico come parroco della Chiesa di San Modesto, al Rione Libertà, e come direttore della Caritas.

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