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Studiare per diventare programmatore: una delle professioni più ricercate del nuovo millennio

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Stiamo vivendo un’epoca dove la digitalizzazione è presente in ogni ambito della nostra quotidianità. Dagli smartphone ai sistemi di domotica, dispositivi di ogni tipo hanno fatto il loro ingresso nelle case di miliardi di persone. Ma ognuno di questi apparecchi, senza un lavoro di programmazione alle spalle, non è altro che un semplice contenitore “vuoto”. Questo è uno dei motivi per cui studiare per diventare programmatore potrebbe rivelarsi una scelta davvero ottima dal punto di vista professionale. 

Come il digitale è entrato nelle nostre vite

Probabilmente quello dello smartphone è il migliore esempio per comprendere fino a che punto il digitale sia entrato nelle nostre vite. Con un telefono oggi è possibile ordinare pranzo e cena, ma anche prenotare un volo o una vacanza, piuttosto che giocare, lavorare, guardare film, fotografare e ascoltare musica. Per ognuno di questi compiti però, sul device viene installata un’applicazione. Ogni utente sul suo smartphone in media ha installato 80 app.

Ma alle spalle di un telefono e dei moltissimi software che ne permettono il funzionamento, troviamo un accurato lavoro di programmazione. Dando un’occhiata al futuro tra l’altro, la situazione non potrà che correre ulteriormente in questa direzione. Negli anni questo sta producendo un aumento della richiesta di figure professionali in campo digital, e le aziende che necessitano di programmatori professionisti sono in netto aumento.

Lavorare come programmatore: cosa vuol dire?

Abbiamo detto che aziende di ogni dimensione sono sempre più alla ricerca di programmatori. Ma cosa vuol dire esattamente lavorare come programmatore? Innanzitutto dobbiamo chiarire che spesso le candidature non fanno distinzione tra due figure con competenze spesso sovrapposte: programmatore e sviluppatore, anche se in realtà qualche sottile differenza esiste.

Il primo si occupa della scrittura e del test di linee di codice. In parole povere, il programmatore è colui che getta le fondamenta della struttura digitale dell’azienda, sopra cui poggerà tutto il resto. Lo sviluppatore invece agisce a più riprese nello sviluppo del software, occupandosi anche di analisi e progettazione. Considerando che allo sviluppatore è assegnato anche il compito della manutenzione, il ruolo ricoperto da questa figura sembra essere più alto e carico di responsabilità.

Ma in realtà questo concetto è erroneo, e il programmatore non è uno sviluppatore di serie B. D’altronde l’attuale mercato del lavoro richiede sempre più professionisti che siano in grado di ampliare le proprie conoscenze e competenze, e non certamente di fossilizzarsi su un singolo metodo di lavoro, che tra l’altro con il tempo può diventare alienante. Ovviamente per raggiungere il giusto livello di professionalità sarà necessario un percorso di formazione adeguato.

Quali competenze ha un programmatore?

A questo punto è normale chiedersi quali competenze ha un programmatore. Innanzitutto per essere un buon professionista è fondamentale una profonda conoscenza del mondo dell’informatica in generale. Oltre a queste, altrettanto importanti sono le conoscenze delle più disparate attrezzature elettroniche e dei vari hardware, ma anche di software e applicativi. Tutto questo chiaramente condito dalla padronanza dei principali linguaggi di programmazione.

Quella del programmatore è una professione che non richiede necessariamente una laurea, anche se potrebbe costituire un requisito preferenziale in fase di colloquio. Ma per svolgere questo lavoro in fondo, serve saper programmare, e soprattutto saperlo fare bene. Ed è in questo panorama che si posiziona aulab, scuola di formazione che con la sua Hackademy permette di seguire un corso di programmazione intensivo di 3 mesi in grado di formare sulle più moderne tecnologie utilizzate nello sviluppo Web.

Si tratta di un percorso indirizzato a una pluralità di persone, quindi sia per chi parte da zero, che per coloro che hanno già le basi di questa professione sempre più richiesta e per cui le aziende sono disposte a pagare anche piuttosto bene: sui 1.800 euro per una figura junior, oltre i 3.000 per una senior.

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