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Protesta in carcere. Il Sinappe: “Politica e amministrazione tutelino lavoratori e detenuti”

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“Usciti dalle camere di pernotto per fruire della socialità alle ore 20 di ieri 12 luglio, circa 90 detenuti del circuito Alta Sicurezza si sono rifiutati di farvi rientro”. A darne notizia è il Coordinatore Nazionale del Si.N.A.P.Pe Fernando Mastrocinque che così commenta l’accaduto: “La storia ci ha consegnato un lungo elenco di momenti di tensione nei penitenziari che si registrano con maggiore intensità nei mesi più caldi dell’anno, quando pare aumentare l’insofferenza alle regole della quotidianità penitenziaria. Non fa eccezione il carcere di Benevento, ove da oltre 12 ore i detenuti del secondo piano, tutti appartenenti al circuito AS hanno ritenuto di non fare rientro in camera dopo la socialità. Molteplici le ragioni poste alla base della protesta, tesi al miglioramento delle condizioni detentive!  Al personale del turno notturno è stato anticipato l’inizio del turno.

“La protesta di Benevento – aggiunge – giunge a poco tempo di distanza da quella che si è registrata a Firenze Sollicciano durante il fine settimana: una circostanza che preoccupa non poco gli addetti ai lavori. L’emulazione rischia di portare nuovamente a catene di proteste che possono sfociare in qualcosa di molto più difficile da contenere, come accaduto nella primavera del 2020 – conclude Mastrocinque -. L’Amministrazione tutta, insieme alla politica, si faccia carico della questione e si intervenga per la definizione di un sistema penitenziario che consenta il rispetto di tutti i principi costituzionali, nessuno escluso (anche quelli riferiti ai lavoratori, di cui però nessuno parla)”.

Sulla protesta è intervenuto anche il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo: “La protesta ancora in atto a Benevento che vede partecipi detenuti del circuito di alta sicurezza è di più di un campanello di allarme sulla possibilità del ripetersi di rivolte/ribellioni che si potrebbero spargere a macchia d’olio in tutti gli istituti d’Italia. Avevamo avvisato del rischio a cui si andava incontro andando a delegittimare il lavoro della polizia penitenziaria e mettendo ombre sull’intero sistema carcerario. Il momento è dei più delicati; ogni minimo errore avrebbe conseguenze devastanti anche perché sappiamo bene che c’è chi è pronto a buttare benzina sul fuoco”.

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