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Fortore

Fortore e rimboschimenti di pino nero protagonisti in una tesi di laurea del sannita Marchetti

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“Gestione dei rimboschimenti di pino nero del Fortore dagli anni ’50 ad oggi”. È il titolo della tesi di laurea discussa dal sannita Enzo Marchetti nel corso di “Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali” dell’Università del Molise. Un tema incentrato sull’area del Fortore, in provincia di Benevento, gestita dall’ente Comunità montana del Fortore di cui il laureando è dipendente da circa dieci anni.

Il secolo scorso è stato caratterizzato dall’attività di rimboschimento in tutta Italia e particolarmente lungo l’Appennino. Le specie impiegate furono le conifere e in particolare il pino nero (Pinus nigra), la cui scelta fu dettata dai buoni risultati di attecchimento della specie, oltre alle caratteristiche di resistenza alle basse temperature, al vento e al carico da neve, tutti fenomeni tipici dell’area.

Tali attività di rimboschimento hanno avuto notevole rilevanza per la vastità dei territori coinvolti, per le ricadute sulla tutela del suolo e del paesaggio, nonché per i riflessi sul piano economico e sociale.

A favore della difesa dei suoli e dell’utilizzo produttivo dei territori di collina e di montagna del sud Italia, dal secondo dopoguerra sino agli anni ’90 – attraverso la Cassa per il Mezzogiorno – sono state emanate molteplici leggi, elaborati progetti di intervento ed eseguite opere di sistemazione idraulico-forestale.

L’attività di rimboschimento, oltre a garantire la solidificazione di un suolo assai critico quale quello del Fortore, marcato da un notevole dissesto idrogeologico, ha  avuto ricadute sulla condizione socio-economica, avendo impiegato in quei tempi una notevole forza lavoro, garantendo reddito a molte famiglie.

Il laureando ha arricchito il suo studio con l’analisi di quattro aree di saggio, tutte site nella pineta in località “Frassineta” del comune di Foiano di Valfortore, nel comprensorio della Comunità montana del Fortore, su un totale di quasi 60 ettari di superficie, popolata per lo più da pino nero.

Ad oggi, la maggior parte dei rimboschimenti del Fortore sta giungendo alla fase di maturità. Pertanto, urge adottare linee di intervento da valutare tra: diradamenti selettivi (lasciando la possibilità di rinnovazione delle spontanee del genere quercus, che sarebbe il metodo più semplice ed economico)o interventi di rinnovazione della stessa specie.

La cura delle pinete, oltre alla rinnovazione, permetterebbe il non propagarsi di incendi che negli ultimi anni sembrano aumentare a causa di stagioni estive sempre più secche e sempre più calde.

Infine non va dimenticato l’importante ruolo che le pinete di pino nero svolgono dal punto di vista turistico: sarebbe opportuno investire risorse per lo sviluppo di percorsi che attraversano i boschi, in piena sicurezza e dotati di adeguate strutture (piazzole di sosta, cartellonistica esplicativa delle caratteristiche ambientali e naturalistiche, rifugi, ecc.) agendo di concerto con altre attività turistiche sul territorio, ottenendo, come conseguenza, vantaggi dal punto di vista economico, sociale e culturale.

Marchetti ha infine sottolineato come il percorso universitario sia stata un’esperienza indimenticabile, che porterà sempre nel suo cuore, insieme a tutti i colleghi del corso, oggi amici per la pelle, ai docenti, al personale dell’UNIMOL e a tutti coloro che hanno creduto in lui affinché realizzasse il suo sogno.

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