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ECONOMIA

Palestre, cinema e turismo al palo: nel 2020 il fatturato cala del 70%

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Lo studio della Cgia di Mestre definisce i risultati del suo ultimo studio impietosi. Purtroppo, si parla di economia e delle attività maggiormente danneggiate dal covid. I dati sono agghiaccianti: secondo l’analisi sull’andamento medio del fatturato nel 2020 dice che le agenzie di viaggio e tour operator hanno perso il 73,2 per cento; le attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri il 70 per cento e bar/ristoranti il 34,7%. Si tratta di numeri spaventosi se calati su realtà territoriali già fragili come il Sannio e che meritano una riflessione ulteriore.

La voce più forte di questi ultimi mesi è stata, senza dubbio, quella dei ristoratori che hanno manifestato diverse volte per la riapertura. A fronte di un calo minore del fatturato, c’è da ricordare che il settore del ‘food’ conta molte più imprese e quindi maggiori famiglie a rischio. D’altro canto, l’asporto e le riaperture ad intermittenza hanno, in parte, limitato i danni che, comunque, a livello nazionale fanno registrare un ammanco di 21,3 miliardi di euro.

Turismo – Nel Sannio la situazione più complessa, però, sembra essere quella del settore del turismo. “Tra accoglienza e albergatori – ha commentato il presidente della sezione Turismo e Tempo libero di Confidustria, Fulvio De Toma – siamo all’80%”. Una perdita mostruosa per un comparto già affaticato e che negli ultimi anni stava provando a rilanciarsi. A pesare è soprattutto il divieto della mobilità che ha completamente bloccato “la filiera che, contribuiva al Pil territoriale e che oggi – ha aggiunto De Toma – non esiste più”.

La crisi profonda riguarda anche le agenzie di viaggio che, ovviamente, sono ferme al palo a causa dell’incertezza in merito agli spostamenti. “Restare a guardare e piangerci addosso però non serve a nulla – ha aggiunto l’esponente di Confindustria -. Dobbiamo partire oggi per iniziare a programmare la ripresa”. Intanto, però, in città si segnala una crisi profonda del settore con una struttura che ha chiuso definitivamente i battenti ed altre che attendono per capire come muoversi nell’immediato futuro.

Palestre e attività sportive – Anche in questo settore il danno è notevole, come detto del 70%. “L’analisi è corretta – ha chiarito subito Alberto Politi, consulente legale della Fitness 2000 European Wellness Center di Benevento -. Nell’ultimo anno abbiamo lavorato circa 2 mesi su 12 e il dato rispecchia la crisi del settore”. Il dilemma degli imprenditori del comparto è legato principalmente alle difficoltà delle riaperture. La domanda è la stessa da un anno: perché altri riaprono e noi no? “Ovviamente, con le dovute accortezze e rispetto delle norme anti-covid – ha precisato Politi – non capiamo perché altre attività possono ritornare a lavorare gradualmente e noi invece siamo costretti a stare a casa”. Sullo sfondo c’è anche il tema ristori: “Ci sono stati – ha commentato -, ma chiaramente sono stati irrisori. Per il futuro sarebbe auspicabile un intervento in favore degli imprenditori per facilitare investimenti ed invogliare il ritorno in palestra dei clienti”. Stesso discorso per cinema e teatri che praticamente sono fermi da mesi. A questo comparto, oltre al danno economico, si aggiunge anche la domanda culturale del cittadino che è stata completamente demandata allo streaming.

Gli effetti e il lavoro – A queste considerazione si aggiunge anche quella legata all’occupazione. La maggior parte delle attività, compresi commercianti e ristoratori, sono piccole e micro imprese. A rischio, a livello nazionale, ci sono 1,9 milioni di addetti. Anche questo dato, calato sulla provincia di Benevento, potrebbe risultare drammatico. Perché se è vero che la maggior parte delle attività sono piccole e altrettanto vero che per loro è complesso applicare strategie di risposta alla crisi e, conseguentemente, corrono il pericolo di abbassare definitivamente la saracinesca. Non solo: molte sono a conduzione familiare e quindi si rischia che intere famiglie perdano la loro fonte principale di reddito.

La richiesta al nuovo Governo, dunque, è quella di investire nel lavoro. I ristori aiutano, ma l’esigenza è quella di una ripartenza dell’intero sistema. “Non dobbiamo farci trovare impreparati – ha concluso De Toma -, la fiducia e l’ottimismo sono fondamentali per tutti i comparti”.  

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