SANNIO
‘No all’impianto di compostaggio a Sassinoro’: l’appello dei cittadini a Tar e politica

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“Ci troviamo a qualche ora dall’udienza del Tar, che si pronuncerà in merito alla realizzazione di un impianto di compostaggio nel Comune di Sassinoro da parte di una ditta privata del napoletano. Riteniamo in questo momento così particolare di dover fare un ultimo appello alla politica e alle istituzioni che ci governano, sperando che sia tenuto in debita considerazione, visto che è un intero comprensorio a chiederlo”. Così in una nota il Comitato Civico ‘Rispetto e Tutela del Territorio’.
“Il Tar si troverà di nuovo a discutere sulle distanze del capannone dal fiume Tammaro, misure che la Regione ben conosce viste le piantine topografiche a sua firma e che in questa vicenda continua a mantenere in modo sconcertante una posizione negazionista. Cartine che invece dimostrerebbero la collisione di un impianto del genere con il fiume, il quale rientra nel perimetro di area Natura 2000 e quindi tutelato da una norma europea tramutata recentemente dal Ministro Costa in decreto dello Stato e che prevede il divieto di impianti del genere in prossimità di siti di interesse ambientale e naturalistico.
Mancano inoltre le distanze previste dalla legge per questi particolari siti, da un corridoio ecologico e da fabbricati A3, ovvero abitazioni civili. Le misure riguardo quest’ultimo punto sono state rilevate-su esplicita richiesta del collegio giudicante del Tar – dall’Autorità di Bacino, organo preposto dallo Stato in caso di rilievi topografici su suolo demaniale, il quale ha fornito un servizio anche senza esserne nominato da C.T.U.
Da quello studio – prosegue la nota – ne è venuto fuori appunto che il capannone rientra in un corridoio ecologico e non è a distanza di sicurezza per la salute dalle abitazioni civili, cosa che il Comitato Civico “Rispetto e Tutela del Territorio, ha sempre evidenziato e denunciato in tutte le sedi, oltre ad un iter autorizzativo in cui se ne sono viste di tutti i colori, licenziato “ad personam”.
Ci chiediamo ancora una volta se non sia il caso di chiudere definitivamente questa triste vicenda per il territorio, visti i tanti soggetti che si oppongono a quella realizzazione, da deputati della Repubblica attraverso interrogazioni, due Ministeri che hanno chiesto più volte alla Regione le ragioni di tale decisione, senza avere mai una risposta esaustiva, associazioni e istituzioni che hanno agito in varie sedi legali.
Chiediamo al Presidente De Luca, che si faccia carico della legalità e del buon senso come recita il codice civile: un buon amministratore è come un buon padre di famiglia. E a tal proposito, questo lo aggiungiamo Noi: non continui a fare a chi figli e a chi figliastri. Abbia coraggio e compia un atto di responsabilità, indicando la strada a quella parte della politica che ha volutamente chiuso un occhio, e in alcuni casi tutti e due, se davvero ha a cuore anche questa parte della Campania, lontana dai palazzi ma non per questo di serie B, in cui c’è bisogno di lavorare tutti insieme politica e territori per uno sviluppo di quest’area attraverso la valorizzazione delle sue risorse, che non legano assolutamente con un impianto del genere, e per vocazione e per servizio al territorio.
Sperando in questa risposta da parte della politica che tarda ad arrivare, – conclude il Comitato – confidiamo nella giustizia amministrativa del Tar e civile delle Procure, augurandoci che portino il percorso iniziato fino in fondo tenendo come unico punto di riferimento la salvaguardia dello Stato e dei suoi cittadini”.