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Medio Calore

Il borgo di Apice Vecchia rivive con il museo fotografico del Centro di Cultura e Storia Apicese

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Da circa due mesi nell’antico centro storico di Apice Vecchia è possibile immergersi in un viaggio nel passato tra personaggi e abitudini di un tempo.

Percorrendo il corso Vittorio Emanuele II e via Roma ci si imbatte in gigantografie che riproducono momenti di vita comunitaria e quotidiana che ancora gli abitanti si concedevano prima del sisma del 1980, quando il violento impatto con la volontà suprema di Madre Natura costrinse a lasciare definitivamente il borgo, che già aveva subito un duro colpo nel 1962 con il primo evento sismico.

Nella fuga scatenata dalla furia del terremoto, gli abitanti hanno lasciato le case portando con sé soltanto il necessario e numerosi ricordi, mai, però, sommersi dal tempo e che oggi rivivono grazie al desiderio di alcuni di loro di recuperare e conservare storia e memoria dei loro luoghi di infanzia.

Venti gigantografie in alluminio, che riproducono fotografie conservate da alcuni cultori di storia locale o donate da alcuni privati, si stagliano sulle case del centro storico di Apice Vecchia diventando museo permanente a cielo aperto sulla socialità e sui personaggi che hanno caratterizzato questa parte del Sannio tra il 1970 e il 1980. Ma ci sono anche alcune riproduzioni che ricalcano la vita precedente al sisma del 1962.

La memoria assume, così, carattere dialogante e dinamico con il presente e con il futuro grazie all’iniziativa dei volontari del Centro di Cultura e Storia Apice (C.C.S.A), presieduto da Amedeo Sgueglia, che, spinti dal desiderio di mantenere vive le esperienze della propria infanzia, di ritrovare radici comuni e abitudini, nel 2019 hanno creato un gruppo Facebook omonimo con la finalità di divulgare la storia, gli aneddoti, i cosiddetti “fattarielli” e i personaggi che hanno caratterizzato il paese.

Da qui diverse iniziative autofinanziate per far conoscere quello che oggi viene definito la “Pompei del ‘900” alle nuove generazioni e non solo, con calendari, produzioni di gadget e i quaderni storici curati da uno dei componenti del C.C.S.A, Luigi Porcelli.

“Il progetto del Museo Fotografico Stabile, iniziato a gennaio scorso con una prima raccolta di fotografie, è stato realizzato – hanno spiegato Sgueglia e Porcelli – grazie al ricavato delle vendite dei volumi storici.”

“Da due mesi, dopo il blocco forzato determinato dal lockdown – ha aggiunto il presidente Sgueglia – è stato possibile allestire concretamente la mostra permanente di foto, riprodotte su lamine di alluminio, che consente di far rivivere momenti risalenti ad almeno 40 anni fa.”

Insomma, l’anima di questo “borgo morto due volte” fa sentire forte la sua presenza grazie ai residenti resistenti e resilienti e proprio grazie alla sua naturale e suggestiva attrattività fa convergere verso di sé diversi registi e documentaristi che proprio in questi giorni stanno girando documentari e corti cinematografici nella parte antica di Apice.

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