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Emergenza carceri ai tempi della quarantena: interviene la Camera Penale di Benevento

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“Premesso che ciascuna pena giusta deve essere eseguita interamente e con certezza, così come previsto dalla nostra Carta costituzionale, va sottolineato come la situazione carceraria italiana, in questi tempi di quarantena, abbia mostrato ancora una volta le sue croniche carenze. 

Tutti i soggetti coinvolti – scrive la Camera Penale di Benevento – subiscono le “non scelte” di una classe politica inadeguata e impreparata sul tema e così accade che detenuti, polizia penitenziaria e direzioni degli istituti detentivi vengano lasciati in balia degli eventi, che sono senza precedenti e per questo meriterebbero una risposta seria, responsabile e coraggiosa. Restiamo ancora, nonostante tutto, in fiduciosa attesa. 

Grazie all’attività instancabile dell’Osservatorio carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane e alla collaborazione dei Provveditorati regionali dell’Amministrazione Penitenziaria, si assume notizia di quanto facilmente prevedibile: i provvedimenti emergenziali adottati in tema di carcere, sovraffollamento e misure alternative finalizzate alla prevenzione della diffusione del contagio da Sars-Cov2 nelle strutture detentive sono assolutamente inidonei, insufficienti e restano, nella gran parte dei casi, ancora inapplicati. 

In Campania, sono solo 4 i detenuti che – al 6 aprile c.a. – hanno goduto della detenzione domiciliare con braccialetto elettronico prevista dall’art. 123 DL n. 18 del 17.03.2020, cd. “Cura Italia”, 25 i soggetti, con pena residua sotto i sei mesi, ai domiciliari senza braccialetto, e 22 in attesa dello strumento elettronico…questo “noto sconosciuto”!

Permane, dunque, in generale, un disumano sovraffollamento e il tragico e concreto rischio di una sciagura.

Deve anche dirsi – prosegue la nota – che la situazione in alcune strutture appare maggiormente stabile: la Casa Circondariale di Benevento, ad esempio, mostra per ora numeri e gestione sotto controllo. Alcuni detenuti mandati ai domiciliari per ragioni cliniche di gravi comorbilità (potenzialmente letali in caso di contagio da Sars-Cov2) su segnalazione della stessa direzione sanitaria dell’Istituto e, finora, alcun contagio rilevato. 

Si segnalano, invece, più in generale, condizioni e situazioni molto critiche, con strascichi preoccupanti, come nel caso della tristemente nota vicenda del Carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove più di qualcuno negli ultimi giorni sta facendo riferimento ad una presunta rappresaglia contro i detenuti allarmati da una verosimile fonte di contagio. 

L’Unione delle Camere Penali Italiane ha sollecitato reiteratamente l’Esecutivo a mettere in campo strumenti deflativi seri e cogenti, altresì sollecitando – per il tramite del proprio Osservatorio carcere – espressamente il Ministero affinché, in questo periodo di sospensione delle udienze ordinarie, i giudici del dibattimento possano essere applicati presso i Tribunali di Sorveglianza distrettuali e gli Uffici di Sorveglianza, al fine di smaltire le numerosissime istanze di misura alternativa alla detenzione inframuraria rimaste indecise per gravi inadempienze organizzative e carenza di personale.

Ma l’interlocuzione – seppur costante – è complessa e molto spesso sterile. 

Il Governo italiano, intanto, dovrà rendere conto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo,  la quale, nell’ambito di un ricorso in via d’urgenza relativo alla mancata concessione dei domiciliari ex art. 123 cit., ha chiesto di relazionare, tra l’altro, sulla esatta gestione della emergenza Covid-19 negli istituti di pena. 

Vorremmo e dovremmo non averne bisogno – conclude la Camera Penale – in uno Stato di diritto e laico, ma non possiamo rimanere indifferenti al monito del Papa, che, attraverso una straziante Via Crucis dedicata al mondo carcerario, ci ricorda che in fondo non siamo ancora a tutti gli effetti un Paese civile, né una democrazia compiuta”.

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